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Onu

Quel costoso fantoccio chiama Onu

Considerazioni a margine dell'ultima assemblea generale dell'Onu. I Graffi di Damato.

Di “ottuso e cieco” non c’è solo il rigore temuto, denunciato e quant’altro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affiancato in Sicilia dal suo omologo tedesco, accennando al patto europeo di stabilità che rischia di essere ripristinato dopo la sospensione dovuta al Covid. Di ottuso e cieco c’è anche, anzi ancor di più, a livello planetario il comportamento dell’Onu confermato nell’assemblea generale alla quale hanno appena inutilmente parlato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, vittima col suo popolo dell’aggressione russa, e la premier italiana Giorgia Meloni. Che ha lanciato un appello a “una guerra globale e senza sconto ai trafficanti di essere umani”, ormai diventati con la loro rivoltante attività nelle acque del Mediterraneo, evocativa della schiavitù e a spese soprattutto dell’Italia, “la mafia più ricca del mondo”.

L’ONU, UN COSTOSO ROTTAME?

“L’Italia resta sola”, ha titolato Repubblica non per dolersene – temo – ma per compiacersene, trattandosi della corazzata di carta della flotta antigovernativa. Non una parola, un aggettivo, un avverbio contro questo costoso rottame che è ormai diventato, a 78 anni dalla sua ottimistica fondazione negli Stati Uniti, un organismo cui l’Italia contribuisce ogni anno versandogli la bellezza di 357 milioni e rotti di dollari. O addirittura 700, secondo i calcoli del vice presidente del Consiglio, ministro delle Infrastrutture, leader della Lega e non so cos’altro Matteo Salvini, forse includendovi le spese sostenute direttamente dal governo italiano per finanziare la partecipazione dei nostri militari alle missioni internazionali di pace e sorveglianza.

Quello dell’Onu è un rottame che a dispetto del suo peso vola nel cielo trascinandosi appresso, nella vignetta di Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera, la premier Meloni. E non solo Zelensky. Che, se non fosse stato difeso dagli americani e dagli alleati della Nato, Italia compresa, sarebbe stato appeso dai russi ad una forca nella sua Kiev entro tre giorni, secondo i piani di Putin, dall’’inizio dell’invasione. O dalla sua ripresa, se vogliamo conteggiare la precedente annessione della Crimea purtroppo festeggiata anche dal compianto Silvio Berlusconi, accorso sul posto ad onorare l’amico.

LA RUSSIA SCARDINA IL CONSIGLIO DI SICUREZZA

Davide Giacalone ha scritto oggi sulla sua Ragione che “la Russia di Putin è divenuta la nemica di questo splendido monumento all’imperfezione perché, avviando una guerra imperialistica e sedendo nel Consiglio di Sicurezza Onu”, dove dispone del diritto di veto, “mina le basi dell’equilibrio”. E dove mettiamo, caro Davide, l’aiuto sistematico dei paesi che, anziché ritirarsene di corsa, partecipano ad uno spettacolo di sostanziale viltà o ipocrisia?

Spiace davvero dover pensare e scrivere queste cose dell’Onu nel momento in cui ne è segretario generale un amico dell’Italia come il portoghese Antonio Guterres, riparato a Roma durante la dittatura nel suo paese e assunto dal Partito Socialista.

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