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Niger

Che cosa pensano Usa, Francia, Germania e Italia del colpo di stato in Niger

Diversità di vedute e tensioni latenti sul Niger. Tutte le mosse di Francia, Germania, Stati Uniti e Italia (con quel tweet del ministro Crosetto...)

Tramontata per ora l’ipotesi di un intervento militare in Niger dopo il colpo di stato del 26 luglio e il successivo ultimatum da parte della Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), la parola adesso passa alla diplomazia, assecondando anche gli umori di governi come quello tedesco e italiano che ora frenano e fremono alla prospettiva di una conflagrazione generale nel Sahel. Ecco le ultime notizie dal Niger e le posizioni dei vari attori coinvolti.

 

Alta tensione in Niger

 

La situazione rimane tesissima nel Sahel dopo che alle 23 di domenica è scaduto l’ultimatum dell’Ecowas, il blocco dei 15 Paesi dell’Africa occidentale di cui anche il Niger fa parte, alla giunta golpista di ripristinare l’ordine costituzionale rimettendo al suo posto il Presidente Bazoum deposto lo scorso 26 luglio. Anziché piegarsi alla richiesta, i militari nigerini hanno chiuso lo spazio aereo e si sono impegnati a difendere il Paese da ogni ingerenza esterna.

 

Lunedì, in un chiaro segno di sfida, la giunta nigerina ha nominato il nuovo Capo del governo nella persona del Ministro delle Finanze Ali Mahamane Lamine Zeine e ha esortato i numerosi manifestanti scesi in piazza nella capitale Niamey, a combattere contro gli eventuali invasori.

 

In una dichiarazione letta in televisione e riportata da Reuters un rappresentante della giunta ha promesso che “le forze armate del Niger, appoggiate dall’incrollabile supporto del nostro popolo, sono pronte a difendere l’integrità del nostro territorio”. Qualsiasi tentativo di violare lo spazio aereo nigerino, ha aggiunto il rappresentante, sarebbe stato respinto “con una risposta istantanea ed energica”.

 

Nel frattempo l’esercito del Mali ha fatto sapere lunedì di essere pronto a mandare una propria delegazione a Niamey per discutere con la giunta, mentre un volo militare proveniente dal Burkina Faso è stato segnalato in atterraggio nella capitale nigerina verso le 11 di lunedì. Sia il Mali che il Burkina Faso sono guidati da giunte militari che hanno minacciato di intervenire a fianco del Niger.

 

Le mosse dell’Ecowas

 

Il minacciato intervento armato dell’Ecowas non si è intanto materializzato nonostante la diffusione della notizia, riportata da Reuters, secondo cui i capi della difesa dei Paesi della Comunità si sono riuniti venerdì per discutere di piani militari. 

 

L’urgenza di una soluzione militare alla crisi ha lasciato spazio alla diplomazia, soprattutto dopo che il Senato nigeriano, riunitosi nel weekend per discutere dell’intenzione del Presidente Bola Timubu di spingere per l’uso della forza, ha visto molti senatori nutrire aperte perplessità. Il voto dell’Assemblea Nazionale nigeriana è necessario per autorizzare ogni tipo di intervento militare.

 

Nella giornata di lunedì un portavoce dell’Ecowas ha dichiarato che i leader del blocco terranno un summit straordinario giovedì nel quartier generale dell’organizzazione ad Abuja per discutere le prossime mosse. Tramontati i toni bellicosi della prima ora, la parola d’ordine adesso sembra essere: trattiamo.

 

I passi degli Usa

 

Sin dalle ore successive al golpe del 26 luglio, gli Usa si sono schierati dalla parte di Bazoum in difesa dell’ordine costituzionale violato dai golpisti.

 

Come riferisce la Bbc, nella giornata di lunedì, mentre il Dipartimento di Stato minacciava di cancellare “centinaia di milioni dollari” in assistenza se non si fosse tornati allo status quo ante, la Vicesegretaria di Stato Victoria Nuland si è recata a Niamey per incontrare i militari. 

 

Nuland si è incontrata per due ore con il nuovo Capo di stato maggiore dell’esercito ma non ha visto il leader della giunta Generale Tchani né ha potuto sincerarsi di persona delle condizioni in cui versa Bazoum.

 

La posta in gioco è altissima per Washington che schiera in Niger la più grande task force del continente africano forte di due basi e di circa 1.000 soldati. Se in un primo momento gli Usa si erano allineati all’orientamento francese nel sostegno a una possibile azione di forza da parte dell’Ecowas, adesso ci sono timori per le conseguenze di una deflagrazione generale e soprattutto per l’ingresso nel Paese della Wagner evocato esplicitamente dal Segretario di Stato Antony Blinken.

 

Le posizioni di Francia e Germania

 

Parigi ora morde il freno, mentre il destino dei suoi 1.500 uomini schierati nel Paese rimane incerto. Il Ministero degli Esteri ha sconsigliato ai francesi di recarsi nel Paese e ha sollecitato coloro che vi si trovano a esercitare “la più grande vigilanza”.

 

I golpisti sono “totalmente isolati”, ha tuonato l’ex rappresentante militare francese all’Onu Generale Dominique Trinquand, il quale ha anche notato che la Nigeria ha smesso di fornire elettricità al Niger. 

 

Parigi deve fare tuttavia i conti con la posizione della Germania, che ora dichiara di seguire prioritariamente la linea diplomatica. “Sosteniamo l’Ecowas nelle trattative” ha sottolineato a Berlino il portavoce degli Esteri per il quale “Ecowas ha più volte detto che considera la violenza militare come ultimo strumento”. 

 

Allo stesso tempo, però, dalla cancelleria è partito un monito: “Vorrei sottolineare ancora la una volta il nostro messaggio ai golpisti avvertendoli che dovranno attendersi dure conseguenze personali se dovesse accadere qualcosa al presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum e alla sua famiglia. La riterremmo una escalation e così farebbero i nostri partner africani”.

 

E l’Italia?

 

È diventato un caso intanto in Italia un tweet del Ministro della Difesa Crosetto che secondo il quotidiano La Repubblica “è stato interpretato da molte cancellerie come un riconoscimento di fatto degli ufficiali che hanno deposto il presidente Bazoum”.

L’equivoco è stato ingenerato dal mancato uso della parola ‘golpisti’ e dall’essersi riferito ai comandanti ribelli ricorrendo alla sigla CNSP a indicare l’autoproclamato Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria. Il ministro ha inoltre sottolineato la “non ostilità” della giunta verso i militari italiani.

 

La posizione ufficiale dell’Italia è stata comunque chiarita dal Ministro degli Esteri Tajani in una intervista al quotidiano La Stampa, in cui ha spiegato che “l’unica via è quella diplomatica … L’Europa non può permettersi uno scontro armato, non dobbiamo essere visti come colonizzatori dell’Africa”.

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