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Nato Cina

Tutti gli scazzi tra Nato e Cina

Che cosa ha detto il segretario della Nato, Stoltenberg, nei confronti della Cina. L'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Il Segretario generale della Nato, rivolgendosi ai rappresentanti del Consiglio nordico di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Isole Faroe, Groenlandia e Aland, ha sottolineato la necessità che la Nato si dimostri cooperativa e solidale nei confronti delle sfide che la Russia e la Cina rappresentano.

Secondo il segretario generale, infatti, la Cina non solo avrà ben presto la più grande economia del mondo ma già di fatto la marina più grande del mondo e il secondo bilancio nel campo della difesa più rilevante a livello globale. Non solo: ma sta investendo in nuove e potenti hanno i nucleari a lungo raggio.

Ma il segretario non si è limitato a fare delle constatazioni di fatto ma, senza tanti giri di frasi, ha attaccato apertamente la Cina in relazione ai diritti umani poiché sopprime la democrazia e i diritti umani, perseguita le minoranze etniche e religiose. Inoltre la Cina minaccia apertamente Taiwan e ostacola la libertà di navigazione, come sta avvenendo nel Mar Cinese Meridionale.

Un altro aspetto sottolineato dal segretario è quello relativo alla pericolosità degli investimenti infrastrutturali cinese nei paesi nordici. Come ha reagito Pechino a queste dichiarazioni?

In una dichiarazione pubblicata sul suo sito web venerdì, l’ambasciata cinese in Danimarca ha detto che il discorso del Segretario è intriso da una mentalità da guerra fredda e viziata da pregiudizi ideologici. Gli investimenti militari che la Cina fa servono per tutelare la sua sicurezza nazionale e continueranno per tutelare l’integrità del suo territorio.

Come abbiamo più volte osservato su queste pagine la reazione da parte della Nato è pienamente legittima – come lo è quella della Cina e della Russia – poiché la Nato, e quindi gli Stati Uniti – che hanno fino a questo momento esercitato una vera e propria egemonia globale interpretano la postura offensiva sia della Cina che della Russia come un tentativo di limitare e contenere la procedura di potenza natocentrica.

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