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Via Della Seta Cina

Sfide e dubbi sul MoU Italia-Cina. Il commento di Massolo (Ispi e Fincantieri)

"Il governo Cinque Stelle/Lega indebolisce il fronte europeo in un momento storico che vede l’Ue, per la prima volta, affilare le armi nei confronti delle politiche commerciali del gigante asiatico. La decisione dell’Italia di siglare il Memorandum sulla Nuova Via della Seta indebolisce anche il presidente Usa Donald Trump, impegnato in una guerra commerciale e per la superiorità tecnologica con Pechino”. Ecco come l'Ispi di Giampiero Massolo (presidente di Fincantieri) e lo Iai hanno giudicato il Memorandum of Understanding siglato da Italia e Cina

L’eco della visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia dello scorso week end tiene ancora banco nel dibattito italiano. Così come le polemiche che hanno accompagnato la missione di Xi nel nostro paese anche se in queste ore il leader cinese è ancora in Europa e precisamente in Francia dove sta firmando una serie di accordi con i transalpini – a proposito sono 14 e vanno dall’acquisto di 300 aerei Airbus a intese con Edf nell’eolico offshore e con gli istituti bancari -. Ora, in attesa che il premier Giuseppe Conte parta tra un mese per Pechino in occasione del secondo forum per la Belt and Road, due centri studi di peso sulla politica estera tracciano un bilancio per cogliere sfide e dubbi del Memorandum of Understanding siglato dai due governi. E le critiche sono piuttosto secche per centri studi che hanno seguito le attività degli esecutivi italiani con una certa delicatezza.

CHE COSA PENSA MASSOLO (ISPI E FINCANTIERI) DELL’ACCORDO ITALIA-CINA SULLA BRI

Secondo Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), nonché presidente di Fincantieri, occorre tenere presente “la prospettiva di non andare isolati, non procedere con fughe in avanti nei confronti della Cina. Nel mondo globalizzato – ha aggiunto l’ambasciatore nell’ambito dell’Osservatorio ISPI-IAI sulla politica estera italiana – tutti i Paesi europei dalla Germania in giù, sono troppo piccoli per andare in tutta sicurezza a stringere rapporti che sono economici, tecnologici, commerciali e scientifici ma che finiscono per avere una grande valenza politica. Farlo da soli – ha evidenziato – non credo sia particolarmente opportuno. Credo che con la partecipazione dell’Italia, l’Ue abbia definito una strategia, un ‘come andare’ insieme verso la Cina e spero che questo possa essere di giovamento per tutti perché la Cina è un partner con il quale dobbiamo avere a che fare, ma che però è anche un competitor molto temibile e riserva delle sorprese e dei rischi che sarebbe poco saggio sottovalutare. Insieme meglio che da soli” dunque, ha concluso Massolo, che in passato è stato anche direttore del Dis, il dipartimento di Palazzo Chigi che sovrintende sui Servizi segreti. Massolo è anche presidente di Fincantieri, ossia il gruppo della cantieristica controllato da Fintecna-Cdp-Tesoro che pochi mesi fa con China State Shipbuilding Corporation (CSSC), il maggiore conglomerato cantieristico cinese, ha firmato un Memorandum of Understanding per l’ampliamento della cooperazione industriale già in essere tra i due gruppi a tutti i segmenti delle costruzioni navali mercantili.

NELLI FEROCI (IAI): È UN’OPPORTUNITÀ DA AFFRONTARE CON MOLTA PRUDENZA E CAUTELE

“Sorprende nelle conclusioni del Consiglio europeo l’assenza di indicazioni chiare sull’esito della discussione, che pure c’è sicuramente stata, sul tema molto controverso e di attualità del rapporto con la Cina – ha evidenziato Ferdinando Nelli Feroci presidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali) nell’ambito dell’Osservatorio ISPI-IAI sulla politica estera italiana -. Non è un caso del tutto fortuito che questa discussione avveniva proprio nelle ore in cui il presidente cinese cominciava la sua visita di Stato a Roma. Sappiamo che la posizione dell’Unione europea era stata più prudente sul rapporto con la Cina: sicuramente è un’opportunità da affrontare con molta prudenza e cautele. Anche se le conclusioni del Consiglio europei non ci danno molte indicazioni – ha aggiunto Nelli Feroci -, devo ritenere che le prescrizioni, i suggerimenti e le raccomandazioni della Commissione siano stati sostanzialmente recepiti dai partner europei che dovranno in qualche modo tenerne conto. Per quanto riguarda l’Italia” ciò vale soprattutto “nei seguiti dell’attuazione del Memorandum of Understanding, cercando di far valere nei confronti della Cina quegli elementi di prudenza che la Commissione ha messo giustamente in rilievo: reciprocità, trasparenza, rispetto delle regole di diritto e rispetto degli standard in materia di sociale e di protezione ambientale”.

CASARINI (IAI): DOPO ANNI DI LAMENTELE ALLO STRAPOTERE CINESE LA RISPOSTA DELL’EUROPA È ARRIVATA

Più nettamente critico il pensiero di Nicola Casarini, responsabile di ricerca per l’Asia orientale presso lo Iai, che ha ricordato la posizione adottata dall’ultimo Consiglio europeo sulla Cina, “accusata di una panoplia di irregolarità commerciali” e di “distorsione della concorrenza”, si legge nel contributo nell’ambito dell’Osservatorio ISPI-IAI sulla politica estera italiana. Quella del Consiglio Ue, ha aggiunto il responsabile di ricerca per l’Asia orientale presso lo Iai, “non è che l’assaggio di una lunga serie di lamentele verso le politiche commerciali di Pechino contenute nel documento preparato dalla Commissione europea e dal Servizio di azione esterna europeo (Seae) in vista del Consiglio europeo dello scorso 21-22 marzo”, ha evidenziato Casarini, sottolineando che “per anni ci si è lamentati che l’Europa” fosse “incapace di rispondere in maniera adeguata all’ascesa della potenza cinese e che anche quando una risposta comune veniva adottata, questa era solitamente debole e poco incisiva. Ora la risposta è arrivata, e alquanto forte. Nel suo ultimo documento – che servirà anche a preparare il Vertice Ue-Cina del 9 aprile – la Ue ha deciso di definire la Cina un “competitore economico” e un “rivale sistemico”.

L’ASSE FRANCO-TEDESCO VUOLE DIFENDERE I CAMPIONI NAZIONALI

In linea con questo approccio “muscolare” verso la Cina, il Consiglio europeo ha discusso “la questione della creazione dei cosiddetti ‘campioni nazionali’”, una proposta dell’asse franco-tedesco fortemente sostenuta dalle élite politiche e industriali dei due Paesi per “difendere la sua sovranità tecnologica e creare industrie europee capaci di competere con le grandi imprese di Stato cinesi”, ha proseguito Casarini. In tal senso, il Consiglio europeo ha dato il via libera al meccanismo di scrutinio degli investimenti esteri nella Ue – il cosiddetto screening mechanism – chiaramente indirizzato a impedire o quantomeno a rendere più difficile alle grandi imprese di Stato cinesi di fare ‘shopping tecnologico’ in Europa, che porterebbe con sé il rischio di de-industrializzazione dell’Europa nel medio-lungo periodo”. Ma, sottolinea il responsabile dello Iai “Roma si è smarcata. Il 5 marzo, durante il voto sulla bozza del testo che ora permette alla Commissione europea e ai Paesi membri di “scrutinare” gli investimenti cinesi nell’Ue, l’Italia si è astenuta. Con lei solo la Gran Bretagna, che è già mezza fuori dall’Unione e che ha già fatto capire che una volta libera dai vincoli di Bruxelles perseguirà una politica di apertura nei confronti degli investimenti cinesi, non a caso già ora concentrati a Londra”.

L’ITALIA SI È SMARCATA ANCHE SULLA VIA DELLA SETA

Il nuovo provvedimento legislativo inerente gli investimenti cinesi è parte dell’armamentario che il Consiglio europeo ha adottato per rispondere al progetto cinese di una Nuova Via della Seta (nota come Bri, acronimo inglese di Belt and Road Initiative). “Diversi Paesi membri dell’Ue hanno avuto parole molto dure riguardo il progetto infrastrutturale di Pechino. Anche qui, però, l’Italia si è smarcata, aderendo al progetto cinese di Nuova Via della Seta durante la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia. Vero è che il Memorandum d’intesa che l’Italia ha firmato con la Cina fa chiaro riferimento alla Strategia europea per la connettività euro-asiatica e da questo punto di vista può rappresentare un modello anche per altri Paesi avanzati – ha spiegato Casarini -. Non va però dimenticato che una tale strategia può essere efficace nei confronti di Pechino solo se dietro si muove compatto l’intero blocco europeo, altrimenti singoli Paesi – anche molto forti economicamente come la Germania – poco possono di fronte al gigante asiatico”.

ROMA GIOCA DA BATTITORE LIBERO PROPRIO DOVE C’È BISOGNO DI MAGGIORE COESIONE EUROPEA

“È proprio sui punti dove è necessaria la coesione dei paesi Ue per promuovere gli interessi del continente verso Pechino – quali il meccanismo di scrutinio degli investimenti e regole certe sulla Nuova Via della Seta – che il governo italiano gioca da libero battitore, senza fare squadra. Così facendo, il governo Cinque Stelle/Lega indebolisce il fronte europeo in un momento storico che vede l’Ue, per la prima volta, affilare le armi nei confronti delle politiche commerciali del gigante asiatico. La decisione dell’Italia di siglare il Memorandum sulla Nuova Via della Seta indebolisce anche il presidente Usa Donald Trump, impegnato in una guerra commerciale e per la superiorità tecnologica con Pechino”, ha concluso Casarini.

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