L’ipotesi di Mario Draghi al Colle resta forte, ma a sera il borsino di Montecitorio, la sede delle votazioni, segna un raffreddamento rispetto a una mattinata e un pomeriggio in cui quell’ipotesi era stata rintracciata dalle cronache nel filo del dialogo apertosi tra Enrico Letta e Matteo Salvini.
In Transatlantico, dove dopo due anni tornano i capannelli con i cronisti, dopo la prima fumata nera riprendono quota ipotesi come quella su Pier Ferdinando Casini, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e tra parlamentari Pd ma anche di centrodestra, in questo caso molto sottovoce, l’ipotesi di un Mattarella bis.
Sono rumor di Transatlantico, ma da parte di quelli che sono i grandi elettori, esponenti di un parlamento in scadenza e che vedono nell’ipotesi Draghi un apripista oggettivo a elezioni anticipate.
Ma, intanto, si muove lo stesso premier che incontra i leader di partito. Il primo è Salvini. Poi si sente al telefono con Letta. Trapela che il vertice con il leader della Lega non sarebbe andato benissimo. E cioè non avrebbe dato garanzie per il proseguimento della legislatura oltre che non sarebbero state accolte le richieste di un cambio al ministero dell’Interno, secondo quanto riportano le agenzie di stampa.
A sera l’Ansa scrive: “Da Via Bellerio trapela che Draghi resta una preziosa risorsa a Palazzo Chigi per l’Italia”. Poi ufficialmente Salvini annuncia che proporrà “con il centrodestra unito” una rosa “di nomi di donne e di uomini di alto profilo istituzionale e culturale”.
Il lavoro Salvini viene elogiato dal presidente del Veneto, Luca Zaia, un big dei grandi elettori delle Regioni: “Matteo sta seguendo in modo scrupoloso tutte le partite del centrodestra”. Probabilmente Salvini si è sentito anche con Silvio Berlusconi, oltre che con la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, con la quale si è incontrato alla Camera.
Il capogruppo leghista a Montecitorio Riccardo Molinari, in tv da Bruno Vespa, a Porta a Porta, tiene a sottolineare che le proposte di un cambio al Viminale sono scollegate dalle elezioni per il Quirinale, ma ribadisce che la soluzione migliore sarebbe quella che Draghi resti alla guida del governo di emergenza nazionale.
Che questo sia fondamentale per l’Italia in un momento così difficile lo ribadisce Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, anche lui sentitosi con il premier che ieri ha parlato anche con il segretario del Pd e oggi vedrà il presidente dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte.
Quindi uno stop a Draghi? Non è detta. Umberto Bossi, tornato a Montecitorio dopo la malattia, il primo dei grandi elettori a votare, non esclude che il nome del premier potrebbe “uscire alla fine”. Ma siamo solo al primo pomeriggio.
Bossi, dopo la lunga assenza, è salutato da parlamentari e cronisti come una rock-star. Fazzoletto verde al taschino e una raffinata cravatta verde chiaro con fantasia bianca di Ferragamo, dono dello storico portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, scomparso pochi anni fa, il Senatùr è interpellato dai cronisti, che gli si mettono intorno, come un oracolo.
Fondatore e presidente a vita della Lega Nord, è il grande elettore che sta in parlamento dal 1987, veterano delle elezioni del Capo dello Stato. Sorride, fuma il consueto sigaro. Gli chiedono di Berlusconi: “Silvio ha la grande dote del coraggio, gli manca la pazienza”.
Ma, nonostante la lettera sul suo ritiro di sabato scorso dove ribadisce l’importanza per l’Italia che Draghi resti alla guida del governo, si attende dentro Forza Italia che Berlusconi torni di nuovo a parlare e a rilanciarsi stavolta nella rosa dei king-maker.
Dalla fumata nera di ieri sera escono anche tre voti per Craxi. La figlia, senatrice di FI, Stefania: “Chi vuole la verità su un’infamia che pesa sulla storia repubblicana trova il modo per farlo sapere”.
Attesa ora anche per le mosse di Matteo Renzi, al quale si sa che una candidatura Casini piacerebbe. Comunque per Renzi Draghi va bene sia al governo che al Quirinale, ma “serve un accordo politico”, ribadisce. E aggiunge il leader di Iv che Draghi per il Colle “è una delle scelte”.
Viene visto come un messaggio al premier da parte di quella politica, rivendica Renzi, “che fa anche cose buone” come l’insediamento quasi un anno fa dell’ex capo della Bce al governo.
Quella politica che ora torna decisiva nell’elezione del Capo dello Stato.