Ha destato molto interesse e persino sorpresa l’intervista del capo di Stato maggiore della Marina Miliare, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, secondo cui la Marina italiana vorrebbe dotare la flotta da guerra italiana della capacità di lancio di missili cruise navali.
Questi missili da crociera dovrebbero armare i futuri sottomarini U212-Nfs della Marina Miliare, che dovrebbero essere pronti nel 2027.
Tuttavia qui si avanza una valutazione come di consueto in contro tendenza rispetto al politicamente corretto.
In primo luogo la maggior parte delle marine europee sono già dotate di strumenti offensivi di questa natura come per esempio la Gran Bretagna e la Francia.
In secondo luogo la totale assenza di una politica estera e nello specifico di una politica militare italiana in grado di contrastare per esempio la proiezione di potenza turca in Libia rende quest’iniziativa fine a se stessa diremmo — provocatoriamente — aziendalistica.
Ci si domanda infatti — non senza una certa ironia — contro chi la Marina dovrebbe usare queste armi così sofisticate. Quale Primo Ministro italiano autorizzerebbe la Marina a usarlo a scopo offensivo?
Diciamo allora che strumenti così sofisticati servono alla Marina per mettersi alla pari con le altre e a conseguire uno scopo di deterrenza. Oltre ad avere ricadute economiche.