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Giorgetti

I bizzarri tentativi di sminuire la vittoria di Meloni alle regionali

Fra Pd e giornali del gruppo Gedi c'è una certa corsa a tentare di sminuire la vittoria di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni alla regionali nel Lazio e in Lombardia. I Graffi di Damato.

 

Per quanto “dimezzata” da un’astensione del 60 per cento dell’elettorato nella sorprendente reazione di Stefano Bonaccini, il candidato in testa – pensate un po’ – nella corsa congressuale alla segreteria del Pd, alla vittoria del centrodestra alle regionali in Lombardia e Lazio il Corriere della Sera non ha potuto negare l’aggettivo “netta” che giustamente le spetta. Con risultati per giunta sovrapponibili, o quasi, per il sorpasso confermato dei fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sugli alleati leghisti e forzisti nel centrodestra e il mancato sorpasso, a sinistra, dei grillini di Giuseppe Conte sul Pd. Così sono svaniti i sondaggi che da mesi avevano fatto perdere un po’ la testa all’ex presidente del Consiglio.

URNE VUOTE PER LE REGIONALI, MA PER MELONI È STATA VITTORIA

Se le “urne vuote” accompagnate non solo da Bonaccini ma anche da Repubblica e dalla Stampa alla vittoria o al pieno della Meloni, come per contestarne la soddisfazione espressa per l’esito del turno elettorale di febbraio, possono servire agli sconfitti di centrosinistra, chiamiamolo così, per consolarsi, possono o debbono servire anche a Conte per consolarsi di avere portato il suo ambiziosissimo partito al 3,9 per cento in Lombardia, dove aveva accettato di correre col Pd, e all’8,7 nel Lazio, dove aveva voluto correre da solo, pur avendo governato col Pd nella legislatura regionale precedente.

LA DEBACLE DEL TERZO POLO

Non parliamo poi della debacle, a questo punto, del cosiddetto e anch’esso ambiziosissimo terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, confinatosi nel 4,2 per cento in Lombardia, dove pure era riuscito a portar fuori praticamente dal centrodestra Letizia Moratti, e al 4,8 nel Lazio all’ombra del candidato del Pd Alessio D’Amato alla presidenza. Non so se e come Renzi, in particolare, potrà continuare ancora a scommettere sulle elezioni europee dell’anno prossimo, secondo lui destinate sino a qualche giorno fa a produrre risultati tali da compromettere addirittura la prosecuzione del governo Meloni in questa legislatura di ormai disarmo elettorale. Così ci porta a definirla il felice titolo del manifesto sull’”addio alle urne”, come l’addio alle armi di hemingweiana memoria.

COSA SCRIVONO I GIORNALI

Riconosciuto comunque al centrodestra, o destra-centro, ciò che gli spetta, al di là e a dispetto della minimizzazione tentata da Bonaccini e dai giornali de gruppo editoriale Elkann accompagnando le urne vuote al successo della Meloni – sino al titolo di Repubblica “E la chiamano vittoria”- va consigliata una certa prudenza anche al Giornale ancora della famiglia Berlusconi. Per il quale ormai “il Paese è senza opposizione”, a parte quella della sinistra canora di Sanremo, come ha titolato La Verità di Belpietro.

Sanremo – ahimè – ha il suo peso politico grazie anche alla scelta di Mattarella di onorarne il festival. E bel po’ di opposizione c’è pure nel centrodestra. Berlusconi ha appena anticipato la festa di San Valentino alla Meloni, come da vignetta sul Corriere della Sera, addirittura sul versante della politica estera contestandone l’incontro con Zelensky.

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