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Meloni

Meloni subisce il politicamente corretto che la sinistra impone ancora

Caso Salis e non solo. Cosa succede fra Meloni e Schlein. Il commento di Cazzola.

Underdog. Così Giorgia Meloni definì se stessa (e la sua parte politica) nell’intento di sottolineare ancora di più la vittoria elettorale di una forza politica “svantaggiata”, non solo in termini di consensi, ma, nel suo caso, considerata tale. Questo stato d’animo spiega anche le reazioni  spesso sopra le righe che la premier manifesta quando deve reagire alle critiche delle opposizioni.

Meloni ha portato con sé a Palazzo Chigi il complesso dell’apartheid che ha subito per gran parte della sua esperienza politica.

La reazione di chi si sente ingiustamente discriminato non porta solo a maturare un sordo rancore nei confronti di chi lo emargina, fino a convincersi di meritarselo, per non essere ammessi nei sancta sanctorum del politicamente corretto, di chi in politica ha potuto sempre dettare le regole e distribuire le carte. Può succedere anche che il discriminato aneli ad un gesto di attenzione, a sentirsi per una volta essere preso in considerazioni da coloro che lo hanno sempre trattato con sufficienza non sempre cortese.

Nel caso di Giorgia Meloni questo intreccio di sentimenti la mette in imbarazzo nei confronti della sinistra e la induce a sentirsi lusingata se è in grado di affrontare e risolvere un problema sollevato dalle opposizioni. Potremmo portare a sostegno delle nostre tesi molti esempi, fin da quando Meloni si era messa a presentare i libri con Enrico Letta o a presentare qualche invitato importante ad Atreju o alla Convention che nel 2022 preparò la vittoria elettorale. Ma questo riflesso lo si intravede anche da quando governa il Paese. Pensiamo al caso del salario minimo; le opposizioni sono riuscite a metterla in difficoltà e a cimentarsi con una proposta coniata dalla maggioranza.

Di recente val la pena di riflettere sulla vicenda di Ilaria Salis, di cui si parla ancora, un caso che non  sarebbe mai passato all’onore delle cronache con tanto risalto se non fosse capitato in Ungheria e se in Italia non fosse al governo la destra. Ma Meloni e il governo hanno accettato di attribuire a quella vicenda un significato politico perché lo chiedeva la sinistra per una militante di sinistra dedita all’antifascismo itinerante. Pare che ci siano migliaia di italiani ospitati nelle carceri di vari Paesi. Incoraggiata dal clamore suscitato dal caso Salis, una madre ha lamentato che suo figlio, il ventinovenne di Caltanissetta Filippo Mosca, è stato arrestato ai primi di maggio 2023 in Romania ed è detenuto da quasi 9 mesi nel carcere-lager di Porta Alba in condizioni di grande disagio. Nessuno ha ripreso la notizia. Essendo socialdemocratico il premier romeno Marcel Ciolacu, toccherebbe ad Elly Schlein  fare quella telefonata che per Ilaria Salis fu richiesta, a gran voce, a Giorgia Meloni. Ma nessuno ci ha pensato. Il bello è che il premier rumeno oggi incontra proprio Giorgia Meloni. Forse sarebbe stato opportuno chiedere almeno alla premier di chiedere informazioni al suo ospite.

Questo Mosca, però, non risulta essere di sinistra; poi, pare che si sia messo nei guai per un banale fatto di droga. Vada pure incontro al suo destino in cui non sono previsti né richiesti gli arresti domiciliari. Meloni, evidentemente, si è sentita lusingata quando Elly Schlein l’ha coinvolta in un’iniziativa di quelle che assicurano la redenzione anche delle anime più nere: l’invito al governo israeliano a cessare l’azione militare nella Striscia di Gaza, perché sproporzionala rispetto ai massacri del 7 ottobre. “La sventurata rispose”.

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