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Salvini

Come e perché Meloni e Letta litigano sui legami europei con Spd e Vox

Temi e polemiche al centro delle ultime battute della campagna elettorale. La nota di Paola Sacchi

 

Sull’Europa in particolare si inasprisce lo scontro tra Enrico Letta e Giorgia Meloni. Ma non basta a polarizzare del tutto una campagna elettorale condotta su più fronti e con altri protagonisti in campo. È una “brutta campagna elettorale”, che per Silvio Berlusconi si è basata “sul discredito dell’avversario politico”. E Matteo Salvini accusa la sinistra di “insulti e menzogne”, come quelle sulle “ombre russe” nei suoi confronti.

Il filo conduttore degli scontri della volata finale della campagna elettorale è l’Europa e la politica estera, con l’allarme di fondo da parte della sinistra sulla presunta “inaffidabilità” della “Destra”. Ormai siamo alle battute finali e Meloni si riposiziona su un fronte più di lotta che di governo dopo essere apparsa più prudente sull’emergenza del caro bollette per la quale Salvini non molla il pressing a favore dello scostamento di bilancio e dell’Autonomia per la quale la Lega ha rilanciato a Pontida.

Anche ieri il leader leghista ha avvertito che in un governo di centrodestra l’autonomia verrà prima del presidenzialismo: “L’autonomia l’abbiamo già in Costituzione, per il presidenzialismo ci vuole qualche anno”.

La presidente di FdI è, intanto, protagonista dello scontro con Letta. Lo accusa di aver “barattato l’endorsement al Pd della Spd, che l’ha tacciata di “neofascismo”, con l’interesse nazionale”. Meloni accusa Letta di “immobilismo” rispetto al price cap ostacolato da tedeschi e olandesi. La presidente di FdI accusa il leader dem di “screditare l’immagine dell’Italia rispetto agli investitori esteri” e si augura che “la vittoria di FdI e del centrodestra faccia da apripista in Spagna tra qualche mese” anche con “l’affermazione di Vox”, il movimento di destra post-franchista.

Per i suoi rapporti con Vox Meloni era già stata al centro di altre polemiche del Pd, che ora con Letta l’attacca di nuovo, dicendosi “esterrefatto” dalle posizioni “autarchiche e provinciali” di Meloni.

Ma qui si apre un distinguo dovuto a una battaglia tutta interna al centrosinistra tra Letta e Matteo Renzi, “terzo polo”. Secondo Renzi, Meloni non va attaccata sul “neofascismo” ma sul governo del futuro per il quale lui e Carlo Calenda rivogliono alla guida Mario Draghi. Letta, oggi evidentemente per restare lui, anche in caso di sconfitta, il capo del polo di centrosinistra, in un’intervista a Il Giornale di Augusto Minzolini, sembra cambiare un po’ passo quando afferma: “Governi chi vince, anche se è Meloni”.

Ma, intanto, Salvini tiene il punto nella competizione interna, stabilita dalle stesse regole, del centrodestra. Come Meloni anche lui rassicura che il governo durerà 5 anni, ma non rinuncia alla sfida per la premiership e, in un incontro con dirigenti e amministratori lombardi a Milano rilancia sull’Autonomia, “anche perché lo dobbiamo a Umberto Bossi di cui ieri (altro ieri, ndr) era il compleanno e per questa battaglia ha rischiato anche la galera”.

Salvini, che poi si reca a Torino al quartiere Mirafiori, ringrazia Giancarlo Giorgetti di essere presente, così come a Pontida, nonostante il forte mal di schiena che lo ha colpito, e dice: “Per chi non lo abbia ancora capito questa è la Lega, una sola, non tre o quattro come hanno scritto i giornali di sinistra”. Attacchi da Salvini a trasmissioni Rai “dove con i soldi pubblici si fa propaganda alla sinistra” e quindi rilancio dell’eliminazione del canone in bolletta. Ma il leader della Lega ne ha anche per Draghi, nel frattempo in Usa per il premio conferitogli da Kissinger di statista dell’anno, per le accuse suonate nei suoi confronti sulle “ombre russe”: “Se il premier sa di imprenditori o giornalisti coinvolti faccia i nomi”.

Salvini ribadisce di aver “cambiato davvero il giudizio su Putin dopo la guerra”, ma su Draghi si distingue da Berlusconi che non aveva escluso un ruolo ancora per l’ex presidente della Bce. È molto netto il leader leghista: “Io non vedo nessun ruolo per Draghi al governo, chi vota la Lega vota la Lega, chi vota il centrodestra vota il centrodestra”.

Il Cav, a sua volta, però sgombra il campo da qualsiasi equivoco: “Non governo di centrodestra ma larghe intese? È un’ipotesi talmente assurda che mi rifiuto anche di commentarla”. Aggiunge però che “Forza Italia sarà il garante dell’europeismo e dell’atlantismo del governo di centrodestra”. E mette in guardia dal forte rischio dell’astensionismo.

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