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Centrodestra

Meloni fa vedere le stelle a Conte

Cosa si sono detti Meloni e Conte nel duello dialettico al Senato sugli aiuti all'Ucraina. La nota di Paola Sacchi

 

Con il Pd che, come già con la neosegretaria aveva fatto capire nei giorni scorsi, resta sulle posizioni atlantiste di Enrico Letta, pur accentando l’aspetto della necessità diplomatica e non nominando la parola armi nella sua risoluzione, la scena non è più quella del cosiddetto duello tra il premier Giorgia Meloni e Elly Schlein. L’aggressione russa all’Ucraina manda in scena al Senato (oggi si replica alla Camera) un altro “duello”: quello tra Meloni e Giuseppe Conte, sfidato dal premier che lo attacca dicendo che se c’è stato qualcuno a prendere “ordini” in Europa, quello sarebbe lui.

Meloni cita l’episodio di quando Conte da premier “disse a Angela Merkel che i Cinque Stelle erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi, ma che alla fine avrebbero fatto quello che veniva loro detto”. I pentastellati sono accusati da Meloni, nella sua comunicazione in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, di “puerile propaganda e demagogia” quando sostengono che “inviare armi all’Ucraina toglierebbe soldi agli italiani, per aumentare le pensioni o far scendere le tasse”.

Conte riguadagna la scena a sinistra, dopo essere stato spiazzato da Schlein sui diritti civili e sul salario minimo. Ma il risultato è che Meloni, affondando il colpo con le accuse ai Cinque Stelle, mette ancora di più in risalto l’immagine della profonda spaccatura dell’ex cosiddetto campo largo che proprio sulla questione più cruciale della politica estera torna a dividersi in parlamento. E dà di sé l’immagine plastica di un’opposizione che non riesce a rappresentare un’alternativa di governo proprio perché divisa su una questione dirimente come l’Ucraina.

Ora è evidente che il leader pentastellato cercherà di sfruttare la questione della guerra per riguadagnare sulla sua linea cosiddetta pacifista i punti perduti nei sondaggi a vantaggio di Schlein. La competizione a sinistra sembra destinata a durare a lungo. Meloni difende a spada tratta il sostegno militare all’Ucraina, ricorda che difenderla significa battersi per i principi di democrazia, libertà, “sovranità nazionale”, e “interesse nazionale italiano”. Perché significa anche “allontanare la guerra da noi” e a questo serve anche incrementare il nostro arsenale militare: “La libertà ha sempre un prezzo”, ammonisce.

C’è un distinguo del capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, che, pur dicendosi d’accordo con il premier e ribadendo con nettezza il sostegno dell’Ucraina, esterna la sua forte preoccupazione per una escalation militare del conflitto. Ma il risultato finale è: centrodestra sempre compatto, opposizioni in ordine sparso. Con il Terzo Polo che vota una parte della risoluzione di maggioranza.

Quanto all’immigrazione e alla tragedia di Cutro, Meloni ricorda la linea del governo con la limitazione delle partenze, per favorire quella legale, controllata e la lotta agli scafisti, accompagnata dal “Piano Mattei” per l’Africa. Sfida le opposizioni che pur di attaccare il governo “rischiano di danneggiare l’Italia” che deve tornare “protagonista”. “La mia coscienza è più che in ordine”, scandisce. La presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, apprezza le parole del premier, volte con “realismo” a una “rinnovata centralità italiana nel contesto europeo e internazionale”.

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