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Centrodestra

Perché Meloni fa centro sulla sinistra

Duello Meloni-Schlein e congresso Cgil: la destra, dipinta come "destra estrema" contrapposta alla sinistra, in una rappresentazione antistorica da anni 70, fa centro. E di estremo resta in realtà solo la sinistra. La nota di Paola Sacchi

 

E due. Dopo il cosiddetto “duello” tra il premier, Giorgia Meloni, e la leader del Pd, Elly Schlein, la scena si sposta al congresso della Cgil. Meloni e Maurizio Landini, che l’aveva invitata. Il risultato è identico: la destra, dipinta come “destra estrema” contrapposta alla sinistra, in una rappresentazione antistorica da anni 70, fa centro. E di estremo resta in realtà solo la sinistra.

Meloni, impassibile, di fronte a contestazioni e “Bella Ciao”, tra delegati che escono e buttano in segno di protesta pupazzetti di peluche, molti altri che, invece, in virtù di uno stile più appropriato per la Confederazione di Peppino Di Vittorio, alla cui guida si alternarono Luciano Lama, Ottaviano Del Turco e Bruno Trentin, restano in sala e applaudono il premier quando ribadisce la solidarietà per l’aggressione subìta da Forza Nuova.

Meloni sottolinea il valore della contrapposizione, perché “con questa si cresce”, da questa emergono le identità che pur così diverse non devono però far smarrire il comune interesse nazionale. E introduce un tema poco in voga a sinistra: la crescita economica.

Un’idea di Italia diversa, ma certamente non da “destra estrema”: quella del pragmatismo di un governo che dice no al reddito di cittadinanza perché, sottolinea il premier, sono le imprese, i lavoratori a creare ricchezza per far crescere i salari, non lo stato chiamato a garantire “uguali condizioni di partenza”.

Cita la parola “merito” (a Rimini, dove si tenne la conferenza craxiana proprio su “Meriti e bisogni”) altro termine non in voga a sinistra. Ricorda il disegno di legge delega approvato dal consiglio dei ministri, che si pone l’obiettivo di ridurre le tasse per imprese e dipendenti, partendo dalle fasce più deboli. Una “svolta epocale, per la prima volta dopo 10 anni si interviene per alleggerire le tasse “, plaude Silvio Berlusconi.

Meloni rappresenta alla platea della Cgil la visione di un’Italia che non è da “destra estrema”, ma il programma del governo di centrodestra. Programma comune della coalizione che vede anche il decreto sul Ponte dello Stretto, per il quale il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, leader della Lega,  ricorda agli ambientalisti di sinistra, “campioni dei No a tutto”, il valore che l’opera rappresenta anche dal punto di vista ecologico.

Ma, tornando a Meloni tra il rosso della Cgil, dopo il cosiddetto “duello” con Schlein: estrema appare solo la sinistra che contesta a prescindere (“Noi non abbiamo pregiudizi, ci incontreremo, su alcune cose potremo essere d’accordo, su altre no”, dice il premier) e propone ricette assistenziali fallite come il reddito di cittadinanza.

Dal question time a Montecitorio a Rimini, si ribalta la narrazione da anni 70 dello scontro, perché il centro sta a destra nel senso di un centrodestra che sta pragmaticamente al lavoro sui temi prioritari dell’agenda del Paese.

Giocoforza di un quadro politico dove nuovo Pd, Cinque Stelle e “cespugli” vari sembrano sempre più regredire verso posizioni estreme.

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