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Meloni

Amato, Conte, Degni o Pozzolo. Chi esce peggio dalla conferenza stampa di Meloni?

Proviamo a capire chi esce peggio dalle bordate di Meloni a Pozzolo, Degni, Conte e Amato. I Graffi di Damato.

Proviamo a fare un gioco di società dopo la lunga conferenza stampa d’inizio d’anno nella quale la premier Giorgia Meloni non si è certamente risparmiata in polemiche quando le domande dei giornalisti, volenti o nolenti, le hanno passato la palla, più che tirare in porta. E ciò in una partita che lei ha affrontato con ormai consolidata professionalità politica. “Piuttosto brillante”, le ha riconosciuto il manifesto. “Efficace” e “promossa in comunicazione”, ha titolato insolitamente Domani. Proviamo a capire che è uscito peggio delle sue staffilate.

EMANUELE POZZOLO

L’ormai penoso collega deputato e di partito Emanuele Pozzolo, sospeso dai “fratelli d’Italia” in attesa forse di espulsione, sostanzialmente accusato di sabotaggio per avere compromesso con la sua disinvolta condotta di portatore d’arma lo sforzo di serietà imposto alla destra dalle responsabilità ricevute dall’elettorato? Un Pozzolo cui consiglierei di rinunciare spontaneamente al mandato parlamentare, oltre alla tessera di partito, per quello che ha combinato a un veglioncino di Capodanno e per quello che appunto la Meloni gli ha detto, peraltro prima che il ferito dalla sua pistola – genero del caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro – ne aggravasse la situazione querelandolo.

MARCELLO DEGNI

Il giudice “sfrontato” della Corte dei Conti Marcello Degni, nominato dall’allora governo di Paolo Gentiloni e adirato con le opposizioni per non avere fatto ciò che potevano per fare entrare l’Italia in cosiddetto “esercizio provvisorio”? Che – si sa – nei mercati finanziari non è proprio una medaglia al petto di un paese indebitato come il nostro.

GIUSEPPE CONTE

Il candidato a capo dell’opposizione Giuseppe Conte? Che ha ottenuto un giurì d’onore alla Camera sentendosi offeso dall’accusa della Meloni di avere fatto firmare “nelle tenebre”, durante gli ultimissimi giorni del suo secondo governo, il trattato riformato del Mes. Sarà stato ancora legittimamente in carica in quel momento, ma Conte difficilmente potrà negare la circostanza rimproveratagli dalla Meloni di sapere già che mancava una maggioranza parlamentare per la ratifica di quel trattato. Che infatti è stato appena bocciato anche col suo voto..

GIULIANO AMATO

Il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato, insorto contro la “deriva autoritaria” di una destra che potrebbe eleggere a breve in Parlamento quattro giudici della stessa Corte sui 15 di cui è composta, 5 dei quali di elezione parlamentare appunto, 5 di nomina del capo dello Stato e 5 designati, come dice l’articolo 135 della Costituzione, dalle “supreme magistrature ordinaria ed amministrative”? Temo che ad uscire peggio sia stato, per il suo ruolo, proprio Amato. Cui la Meloni ha suggerito sarcasticamente di proporre una riforma per affidare la nomina di tutti i 15 giudici costituzionali “al Pd, sentito il parere”, fra gli altri, dell’ora angosciato presidente emerito della Consulta.

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