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Conferenza Stampa

Giornalisti quasi migliori dei giornali alla conferenza stampa di Meloni

La conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vista da Francesco Damato.

Lasciatemi scrivere, una volta tanta con sollievo, che i giornalisti partecipanti alla conferenza stampa d’inizio d’anno della premier Giorgia Meloni hanno riscattato l’immagine dei quotidiani con le priorità date dai loro interventi ai problemi, chiamiamoli così, di attualità.

Solo con la quindicesima delle 45 domande prenotate con il sorteggio è stato posto alla presidente del Consiglio il problema del deputato piemontese della destra Emanuele Pozzolo. Che è da giorni su tutte le prime pagine dei giornali per la pistola con la quale ha partecipato ad un veglione promosso dalla sorella del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Pistola dalla quale è partito un colpo che ha ferito, per fortuna non gravemente, il genero di un agente della scorta dello stesso Delmastro.

DI COSA HA PARLATO MELONI ALLA CONFERENZA STAMPA

Prima di questo problema, dopo un’ora e mezza di conferenza stampa, la Meloni ha dovuto parlare della sua eventuale candidatura alle elezioni europee, del ricorso ancora a tagli della spesa pubblica per tenere in equilibrio i conti, della competitività dell’Italia in tema di investimenti esteri, del nuovo patto europeo di stabilità, della mancata ratifica del trattato del Mes, o fondo salva-Stati, di un possibile confronto diretto televisivo con la segretaria del Pd, della compatibilità di un giudice della Corte dei Conti con le sue funzioni dopo avere auspicato l’esercizio provvisorio piuttosto che il bilancio dello Stato approvato dalle Camere, di migranti, della concorrenza reclamata dall’Unione Europea e disattesa con le norme sugli ambulanti e sui balneari, della tassazione degli extraprofitti bancari, dell’’antisemitismo, delle privatizzazioni e della riforma costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio.

L’AFFARE POZZOLO, L’AFFARE VERDINI

Sollevata – credo – dalla serietà di questo lungo elenco di priorità, la Meloni non ha esitato a deplorare il suo collega di partito “pistolero”. E ad annunciarne la sospensione chiesta dalla formazione politica dei “fratelli d’Italia” in attesa del procedimento da lei stessa reclamato presso il collegio dei probiviri. E naturalmente anche delle indagini giudiziarie che l’incauto deputato si è procurate.

Con la sedicesima domanda è arrivata al pettine della Meloni l’altro nodo delle prime pagine dei giornali da qualche giorno in qua: l’affare Verdini-Anas, di cui si occupa la Procura di Roma. E la Meloni ha risposto negando che il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini sia tenuto a riferire alle Camere dei suoi rapporti con la famiglia Verdini, della cui figlia è notoriamente il fidanzato. Gli affari di cui si occupa la magistratura risalgono ad anni in cui Salvini non era il ministro competente dell’Anas. E il figlio di Verdini, Tommaso, finito agli arresti domiciliari come il padre, ha avuto come unica tessera di partito – ha ricordato la Meloni – quella del Pd. Che non per questo merita di essere chiamato in causa come le opposizioni pretendono ai danni di Salvini.

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