skip to Main Content

Classe Dirigente

Amato, Degni, Gentiloni e non solo. Tutte le bordate di Meloni

Cosa ha detto Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno. La nota di Paola Sacchi.

 

Giorgia Meloni replica con dura franchezza ma è al tempo stesso come un muro di gomma nel respingere anche le domande che vorrebbero essere più insidiose.

Seppur vada subito riconosciuto che i giornalisti della conferenza stampa di inizio d’anno del premier si mostrino più seri e attinenti ai temi veri di un anno di governo e di quello che verrà, rispetto alle opposizioni, media vicini e social. Che avevano presentato l’atteso appuntamento come una sorta di resa dei conti sul parlamentare “pistolero” Emanuele Pozzolo. Niente “Far West”, come avevano paventato dalle parti dei Cinque Stelle, niente attenzionamento sull'”arsenale” Pozzolo, quasi più che sui tunnel di Hamas, un sola domanda e un’altra correlata sulla classe dirigente di FdI. Se ne dolgono anche terzisti renziani, che sembrano ormai all’inseguimento di Pd e 5 Stelle al grido: dimissioni, dimissioni anche per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Per lui reato di brindisi di Capodanno, verrebbe da dire?, visto che non era neppure presente al momento dello sparo.

Ciò non toglie che il premier con Pozzolo sia drastica: deferimento alla commissione dei probiviri e di garanzia di FdI. Con la sua richiesta che sia sospeso da FdI, di cui Meloni è presidente. Il premier lancia un secco monito in generale al suo partito, richiamando tutti a “una forte e seria responsabilità: non devo passare la vita così”. Ovvero, non prestare il fianco alla sinistra, il cui programma appare quello di crocefiggerla su tutto, farle “pagare tutto ogni volta”.

Quanto alle accuse delle opposizioni, e relativa domanda, di “conduzione familiare”, “familismo”, di classe dirigente dipinta come “inadeguata”, il premier a muso duro: “Mi sono francamente stufata. Il familismo invece per il Pd e SI (Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, ora in Avs con i Verdi ndr) non c’è mai”. E sulla sorella Arianna Meloni, capo della segreteria politica di FdI: “Fa politica da 30 anni, non l’ho fatta nominare in una una partecipata-statale”. Stoccata a certe pratiche in vigore a sinistra con inserimento in posti pubblici.

A difesa di Matteo Salvini, che d’ora in poi annuncia che lui e la compagna Francesca Verdini passeranno alle querele, e la cui Lega elogia “la conferma della piena sintonia contro fango e falsità”, Meloni fa quadrato: “Mi hanno messo in bocca virgolettati mai detti, basati su teoremi, mentre si tratta di una vicenda del precedente governo, Salvini non è coinvolto, non deve riferire in parlamento”, conclude.

Sulle Europee e una sua eventuale candidatura: “Decideremo insieme con gli altri leader della maggioranza (i vicepremier e ministri Salvini e Tajani, ndr)”. Le stoccate più dure per la sinistra sono sul caso di Marcello Degni, consigliere della Corte dei Conti e sull’intervista di Giuliano Amato a La Repubblica. Su Degni sottolinea il silenzio di Elly Schlein, leader del Pd, e Paolo Gentiloni ora commissario Ue , “che lo nominò”: “È normale che una figura super partes, chiamata a vigilare sui conti pubblici, si comporti da militante politico?”. Meloni respinge come “una sfrontatezza” quel post dove Degni rimprovera al Pd di non aver organizzato un ostruzionismo tale da far arrivare il Paese all’esercizio provvisorio. Post su X scoperto dagli economisti e parlamentari della Lega, Claudio Borghi e Alberto Bagnai.

Sulla bocciatura del Mes stoccata a Giuseppe Conte premier del Conte/2 al quale rimprovera di aver dato l’ok sulla ratifica della riforma “pur sapendo che in parlamento non c’era una maggioranza per approvarla”. Poi, “non restava che rimettersi al parlamento che è sovrano”.

Quanto ad Amato e il suo allarme per i rischi di “deriva autoritaria”: “Sono rimasta basita che questo si dica quando vince il centrodestra. Si potrebbe considerare deriva autoritaria quando destra e sinistra non hanno gli stessi diritti”. Sennò, aggiunge con una punta di sarcasmo Meloni, “che facciamo? Si nominano tutti consiglieri costituzionali del Pd?”. Pronta a confrontarsi con Schlein, ma “indipendentemente dal fatto che siamo donne”: “Da premier a leader Pd che si occupano di tutti i temi politici”.

Infine, “la cosiddetta legge Bavaglio”, che ha visto per protesta l’assenza dei vertici della Fnsi ma paradossalmente il pienone di giornalisti. Meloni invita a protestare davanti al parlamento non a Palazzo Chigi, perché “è un emendamento di un parlamentare dell’opposizione (il liberale Enrico Costa di Azione, ndr)”. La norma approvata alla Camera prevede che non si pubblichi l’ integrale ordinanza cautelare, comprensiva anche di lunghi spezzoni di intercettazioni, prima del processo. Meloni ricorda che era così fino al 2017, quando passò il provvedimento di Andrea Orlando (Pd). E chiude: “Tutti imbavagliati quindi fino al 2017?”.

Il portavoce azzurro e vicecapogruppo vicario a Montecitorio, Raffaele Nevi, esprime il particolare apprezzamento di FI sul fatto che Meloni abbia “sottolineato che tra aumentare le tasse e tagliare la spesa pubblica sceglierebbe senza dubbio l’opzione di tagliare la spesa pubblica”. Segno anche questo, osserva Nevi, di “quanto Berlusconi e Forza Italia hanno inciso sulla impostazione culturale della maggioranza di centrodestra che è coesa e andrà avanti”.

Back To Top