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Salvini

I 10 anni di Salvini alla guida della Lega

Come è cambiata la Lega con Matteo Salvini. La nota di Paola Sacchi

“Matteo Salvini, M10 Capitano”, il video di 20 minuti regalato dalla Lega al segretario federale per i primi 10 anni della sua guida, in occasione dell’anniversario dell’elezione il 15 dicembre 2013, è aperto da Roberto “Bobo” Maroni. Che già nel 2012, il giorno del suo debutto come segretario successore del “Gran Capo padano” Umberto Bossi il fondatore della Lega Nord, al congresso di Assago aveva indicato in Salvini il suo successore.

In Lega, partito strutturato, dalle radici ben piantate “perché cosi lo volle Bossi” (Maroni in una intervista con la sottoscritta a Panorama) mai niente avviene a caso. Se avessero azzeccato tutte le previsioni e i retroscena più fantasiosi sfornati in questi anni dai cosiddetti giornaloni, molte volte con frasi, supposizioni messe in bocca a anonimi “padani”, questo video non ci sarebbe. L’era Salvini, svela Giancarlo Giorgetti, “non nacque in una capanna, ma sotto un tendone, con un patto tra me, Bobo e Matteo, al quale dicemmo: adesso tocca a te, tu hai la giusta energia per dare una rinfrescata alla Lega”. Bobo: “Matteo è il più bravo di tutti”.

La Lega, scossa dal caso Belsito, era arrivata al minimo storico, poco più del 3 per cento. Maroni da politico navigato e raffinato fu subito consapevole del fatto che la sua sarebbe stata una segreteria di transizione. Giorgetti, il Gianni Letta di tutti i capi della Lega, a partire da Bossi, ha fatto da sempre, con un vezzo di compiacimento, suo il motto: “Non ho il carisma per fare il leader”. Giorgetti, uomo Lega per eccellenza, partito pragmatico con gli amministratori come fiore all’occhiello, sa bene che “chi vince è la squadra”. Perché ruoli e funzioni ci sono per tutti, in quello che Maroni amava definire “l’ultimo partito leninista”, ovviamente non nei contenuti, ma nello schema.

Che vince sempre la squadra lo dice alla fine ringraziando emozionato per il video Salvini. Improvvisazioni in Via Bellerio, la sede storica a Milano, non vanno di moda. Il capo è il capo. E lo stesso Bossi detto Capo con la c maiuscola non fu sfiduciato. Si dimise lui. Da Lega Nord a Lega Nazionale, secondo Matteo. Ma esaltando sempre le autonomie territoriali, con energie nuove. Come ricordano i governatori leghisti che si alternano nel video, da Luca Zaia (Veneto) ad Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli), Maurizio Fugatti (Trentino) da poco riconfermato. La scommessa secondo Matteo del partito nazionale sfondò il “muro” del “Dio Po”.

“Salvini, l’uomo che ha salvato la Lega”, titolò subito Vittorio Feltri. Lo ricorda nel video lo strategico collaboratore di Salvini, il senatore Andrea Paganella. Si alternano anche i governatori di non storica matrice leghista: Donatella Tesei (Umbria), che ricorda la grande novità della vittoria sul “governo della sinistra da 50 anni”; Christian Solinas (Sardegna) che elogia “la grande scommessa di Matteo nel dare fiducia a me, allo storico autonomista Partito sardo d’Azione. Due presenze che, nella liturgia leghista, stanno a ribadire che Salvini, come ha già detto, li intende confermare entrambi alla guida di Umbria e Sardegna, dove si vota l’anno prossimo. Evidente messaggio agli alleati di centrodestra.

Poi, i nuovi “amici”, quelli che per Salvini “non hanno bisogno di avere la tessera Lega”, come il ministro dell’Interno, suo successore al Viminale, Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini, che gli riconosce: “Cordialità e determinazione”. C’è Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e Merito, indicato dalla Lega, al centro di recenti polemiche sul comitato per l’educazione alle relazioni, proveniente da An, che elogia la scommessa di Salvini di far diventare la Lega partito nazionale. Partito con l’Autonomia nel Dna come ricorda Zaia con il ministro Roberto Calderoli. “Ora il progetto si sta concretizzando”, affermano.

Ma chi credette oltre a “Bobo” e Giorgetti subito in quel giovane movimentista entrato in Lega da ragazzino, eletto consigliere comunale a Milano, “l’unico di noi che sfondò anche tra i ragazzi bene di Via della Spiga” (riconobbe con la sottoscritta anni fa il bossiano Marco Reguzzoni)? Il presidente della Camera, il veneto Lorenzo Fontana, nella veste di vicesegretario leghista, ricorda che vari anni fa fece con la trasmissione “La Zanzara” il nome di “Matteo”: “Risposi cosi quando mi chiesero chi sarebbe venuto dopo Bossi e ci presi”. “Nessuno credeva in noi”, dice l’altro vicesegretario, ex capo dei giovani, il trentenne Andrea Crippa, della triade dei vicesegretari con Giorgetti, già collaboratore a Bruxelles da Salvini europarlamentare, con cui condivise un microscopico appartamento.

Crippa fece con “Matteo” una avventurosa campagna elettorale in camper. Paganella ricorda “l’emozione di quel giorno al Quirinale quando con Luca Morisi (ex social media manager colpito da una vicenda poi archiviata, “in realtà volevano colpire me”, disse “il capitano”) accompagnammo Matteo a giurare da ministro dell’Interno e vicepremier”. E aggiunge: “Matteo, hai altri dieci anni per governare, ogni tanto ricordati di riposare”. Luca Toccalini, segretario dei giovani: “Grazie a Salvini ce ne sono molti anche in parlamento”. Si passa al governo giallo-verde o giallo-blu dove “scoprimmo che Giuseppe Conte in realtà stava già collegandosi con il Pd e Salvini fece bene a staccare la spina”, rivendica Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera.

Appaiono le immagini del comizio del 2019 di Pescara, e non del Papeete secondo la vulgata, dove Salvini staccò la spina: “Conte stai facendo un accordo con la sinistra e il Pd. Ma la Lega non perdona”. Il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo difende quella scelta e il progetto di Lega nazionale, “andando oltre l’agglomerato del Nord”. Interviene sui “risultati in Europa” il capogruppo della delegazione Ue Marco Campomenosi. Nel video c’è poi il Matteo delle origini. Quello, raccontato da Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, che “andava da solo e poco conosciuto a fare comizi su una panchina al parco e ai mercati”.

Il “Matteo” che pochi avevano immaginato diventasse leader della Lega. E che ora parte della stampa aveva già immaginato che fosse sostituito da questo o quell’altro del gotha leghista. Ma non lo storico giornalista “legologo” Rodolfo Sala di “Repubblica” che in epoche non sospette gli chiese di scrivere una prima autobiografia, conoscendone evidentemente la tenacia che lo contraddistingue: “In quella autobiografia Salvini già immaginava per sé un ruolo di primo piano nel centrodestra”. Una sorpresa del video è il figlio di Salvini, Federico: “Ciao papà, per me e la Mirta (l’altra figlia ndr) tu sei un esempio per la tua navigazione ostinata e contraria, come dice il tuo amato Fabrizio De André”. Scorrono le immagini della compagna di Salvini, Francesca Verdini. Quelle con Bossi e con Silvio Berlusconi. Con il premier Giorgia Meloni, l’altro vicepremier Antonio Tajani. Non se ne vede una di Mario Draghi, al cui governo Salvini decise di contribuire, aderendo all’appello alla responsabilità del capo dello Stato. Cosa che gli valse però certo algido atteggiamento se non di ostilità dell’ex presidente della Bce.

Non si sa cosa vorrà fare “SuperMario” da grande nella Ue e se vorrà farla. Non sembra però che avrà Salvini tra i più ferventi sostenitori. Le Europee saranno una corsa con il proporzionale e Matteo “testa dura”, leader che cade e si rialza, la sfida per far tornare a crescere la Lega l’ha già iniziata da tempo.

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