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Salvini

Perché le notizie sulla fine di Salvini sono fortemente esagerate

A dispetto dell'ossessivo de profundis a vuoto, Salvini ha vinto importanti congressi della Lega al nord. La nota di Paola Sacchi.

 

Il “de profundis” ormai recitato da anni sulla leadership di Matteo Salvini, praticamente da quando staccò la spina al governo Conte 1, intensificatosi negli ultimi mesi, toccando il picco massimo dopo le politiche del 25 settembre, ricorda un po’ in mini, per differenza sul piano dell’età tra personaggi, storia e contesti, quel borbottio a vuoto del genere “è fatta, è fatta sta per cadere”, che accompagna sulla scena politica Silvio Berlusconi dalla caduta del suo primo governo nel 1994.

Salvini e il Cav ovvio che sono personaggi diversi, così come i loro partiti. Ma la cosa che li accomuna e accompagna è quell’ossessivo de profundis a vuoto, recitato dalla narrazione mediatica e politica di sinistra nel caso di Berlusconi da quasi 30 anni, in quello di Salvini da almeno 3. Mentre nel Pd, mai così attenzionato al millimetro come la Lega salviniana, le mura della casa crollavano, fino al ritorno dopo 10 anni all’opposizione, si alternavano segretari a raffica per arrivare alla pletora di candidati e la nebulosa del programma di questi giorni.

Ieri Salvini, a dispetto di questo ossessivo de profundis a vuoto, ha vinto invece importanti congressi della Lega al nord. A cominciare da quello di Varese. Vittoria anche a Pavia, nella cui provincia l’altro ieri, a Giovenzano, aveva fatto con Umberto Bossi la sua prima uscita pubblica il “Comitato del Nord”, la “corrente” interna alla Lega che, con l’ex deputato e ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi e l’eurodeputato Angelo Ciocca, chiede un ritorno alle origini, alle ragioni del Nord.

All’appuntamento numerosi e storici esponenti della ex Lega Nord. Ma questa sorta di rifondazione nordista sembra cozzare con anni di evoluzione della storia leghista che ha fatto dell’Autonomia, le cui radici vanno trovate proprio nella battaglia rivoluzionaria, dirompente dello stesso Bossi, un progetto nazionale. Che sta in Costituzione e ora da attuare. E la Lega, pur avendo pagato in termini salati il prezzo della sua partecipazione al governo di emergenza nazionale di Mario Draghi, non è certo nella stessa situazione del Pd, pur avendo praticamente la metà dei suoi consensi.

La differenza sostanziale è che la Lega nazionale di Salvini è al governo, di cui è secondo azionista. E i voti in politica spesso si pesano, non solo si contano, come diceva Cuccia per le azioni. E, come disse lo stesso Bossi quando tornò ad allearsi con Berlusconi e spiegò che non gli importava nulla di avere molti voti, stando all’opposizione, se poi questi non servivano a ottenere il suo obiettivo del federalismo. E preferì perdere consensi tornando al governo in cambio della “Devolution”, anche se poi vinse al Nord ma venne bocciata al referendum nazionale.

Ieri Salvini dopo i congressi ha esultato: “Brescia, Como, Cremona, Lodi, Pavia, Rovigo e Varese: felice e orgoglioso di come la Lega coinvolga e dia la parola a migliaia di militanti che in questo fine settimana hanno eletto come segretari Roberta Sisti, Laura Santin, Simone Bossi, Claudio Bariselli, Jacopo Vignati, Guglielmo Ferrarese e Andrea Cassani”. Tra loro ci sono salviniani di stretta osservanza come a Varese, Pavia e altre realtà ma anche alcuni, come Sisti, ritenuti più vicini alle istanze del “comitato del nord”. “Sapranno fare squadra, raggiungere nuovi obiettivi e rafforzare sempre di più la nostra Lega”, dice Salvini. La cui Lega è ormai è irreversibilmente nazionale.

L’appuntamento è quello delle Regionali in Lombardia e soprattutto con gli obiettivi, a cominciare dall’Autonomia differenziata, i progetti anche per il Sud, con il piano del ponte sullo Stretto, per il quale viene un’apertura dall’Europa, del segretario-ministro delle Infrastrutture (oggi a Bruxelles con gli omologhi Ue) in un governo di centrodestra, rispetto al quale non sono all’orizzonte alternative.

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