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Renzi

Caro Renzi, su Draghi ed elezioni Ue non sei più credibile visti i tuoi arabeschi con i sauditi

Perché, per essere credibile su Draghi e Strasburgo, Renzi dovrebbe mollare Il Riformista e troncare i rapporti con i sauditi. L'intervento di Marco Mayer, professore di Intelligence e Sicurezza nazionale presso la Lumsa

L’ipotesi Mario Draghi presidente del Consiglio Europeo sarebbe preziosa per gli interessi nazionali dell’Italia e favorirebbe la grande svolta politica di cui l’Unione Europea ha assoluto bisogno per far fronte ad una situazione mondiale piena incognite, come quella in cui stiamo vivendo.

Tuttavia, perché la candidatura di Draghi si concretizzi ed abbia successo, sarebbe bene che essa si configuri come espressione trasversale, la più unitaria possibile della politica italiana.

Per questo non ho capito perché Matteo Renzi si sia mosso “in solitario” con le sue dichiarazioni di ieri a Politico.

Probabilmente il leader di Italia Viva ha lanciato l’endorsement a favore di Draghi sul quotidiano di A. Springer perché gli piace arrivare sempre prima degli altri, per comprensibili esigenze di pubblicità elettorale e forse questa volta anche per dare l’impressione di essere ancora un kingmaker protagonista delle grandi decisioni – come quando poteva contare su un consenso elettorale dieci volte superiore a quello di oggi.

Vedremo se l’ipotesi di Draghi – lanciata dal Financial Times – si concretizzerà o meno.

Nel frattempo ripropongo a Matteo Renzi l’opportunità di prendere due decisioni che – a mio avviso – sono indispensabili per rendere limpida e credibile e la sua candidatura alle prossime elezioni europee.

La prima è lasciare – prima dell’ inizio della campagna elettorale – la direzione de Il Riformista. Il motivo è talmente ovvio da apparire banale: in uno Stato di Diritto degno di questo nome non si può mescolare il quarto potere (la libera informazione) con il potere legislativo.

La seconda condizione è quella di uscire dal board della fondazione saudita FII, fondata dal Principe ereditario saudita Mohammed bin Salman Al Saud.

Forse sono troppo intransigente, ma a me non sta bene che un candidato al Parlamento Europeo sia coinvolto in importanti attività vicine a governi di paesi stranieri, soprattutto quando si tratta di regimi illiberali e caratterizzati – come lo è l’Arabia Saudita – da relazioni significative con la Federazione Russa e Vladimir Putin.

Non è né una questione dei redditi percepiti da Renzi (cui ha accennato Antonio Polito ieri sera a Porta a Porta) e neppure per le 196 condanne a morte (per decapitazione) nel 2022, il numero massimo raggiunto dall’Arabia Saudita degli ultimi trenta anni, come ha giustamente ricordato Bruno Vespa.

Intendiamoci: l’aumento delle condanne a morte come gli eccidi dei migranti etiopici denunciati dalla BBC sono aspetti inquietanti e gravi. Ma gli interrogativi sulla presenza di Renzi nel board della fondazione promossa dal Principe Bin Salman Al Saud potrebbero riguardare la nostra sicurezza nazionale.

Nel vertice bilaterale del 6 dicembre scorso con il Presidente Vladimir Putin a Ryad, il principe ereditario MBS ha, infatti, espresso la volontà di potenziare la cooperazione bilaterale russo-saudita nel settore degli armamenti, in particolare all’acquisto di missili ipersonici ad alta tecnologia prodotti dalla industria militare russa.

Come si vede, non pongo un problema di incompatibilità formali né di ipotetici conflitti di interesse di carattere personale. È per un tema sensibile come quello della cooperazione politica e militare russo-saudita che suggerisco a Renzi che mi sembra più prudente compiere un passo indietro.

Sbaglio perché le mie preoccupazioni sono eccessive? Sono curioso di sapere cosa ne pensano i lettori di Startmag.

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