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Saudita

Caro Renzi, perché russi in Arabia Saudita su Putin?

La lettera aperta di Marco Mayer, professore di Intelligence e Sicurezza nazionale presso la Lumsa, a Matteo Renzi.

Caro Matteo,

non faccio parte di coloro che ti invidiano per gli inviti che ricevi dall’estero (a cui accenni nella tua ultima Enews). Come sai, anche io vengo invitato a conferenze internazionali negli Stati Uniti, in India, in Israele, ecc.

Sulla base della mia esperienza ho imparato che in politica internazionale è bene aver contatti con tutti, ma è altrettanto importante non dare fiducia e soprattutto legittimità a personalità pubbliche che si caratterizzano per comportamenti politicamente ambigui.

Per spiegarmi, faccio un esempio. Elon Musk è molto corteggiato dalla politica italiana. Ma nessuno si ricorda che Musk in persona – nel pieno di una operazione militare in corso – ha impedito ai droni marini lanciati dalle forze ucraine di colpire alcune navi militari della Federazione russa nel mar Nero.

Non so se Musk abbia fatto bene o male a bloccare le comunicazioni satellitari per salvare la flotta di Vladimir Putin, ma ha fatto malissimo ad agire senza avvertire del suo ripensamento la leadership politica e militare di Kiev.

L’ambiguità è una brutta bestia. Essa appartiene inevitabilmente al gioco della tattica politica e ai giocatori di poker. Ma attenzione: della tattica non si può abusare, perché altrimenti si trasforma in un boomerang.

Le grandi sfide globali a cui accenni spesso (cambiamenti climatici, applicazione dell’ intelligenza artificiale nei regimi politici – con le dovute distinzioni tra democrazie e dittature -, global health, sicurezza alimentare) richiedono la massima coerenza tra comunicazione pubblica e comportamenti politici. Quando sono in gioco valori e diritti fondamentali non si possono applicare doppi standard.

Hai, ad esempio, indubbiamente ragione quando critichi Giuseppe Conte per i suoi flirt spregiudicati con Vladimir Putin durante la pandemia.

Ma, sempre a proposito di Putin, mi viene spontaneo chiederti: perché non usi la fiducia di cui godi a Ryad per sollevare il problema della Federazione russa e dei suoi ambivalenti rapporti tra Mosca e l’Arabia Saudita? Dopo l’invasione dell’Ucraina il governo saudita ha intensificato in maniera significativa la sua cooperazione economica ed energetica con la Federazione russa (nucleare compreso).

Nessun pretende che tu chieda al principe Mohammad bin Salman Al Sa’ud di occuparsi delle condizioni di Alexei Navalny e neppure di informarsi su qual sia l’ultima prigione in cui è stato misteriosamente trasferito. Tuttavia – avendo il privilegio di essere nel board del più importante think thank saudita – qualche interrogativo sui rapporti tra Ryad e Cremlino dovresti porlo a te stesso e ai tuoi colleghi in consiglio.

Putin aveva sdoganato Hamas ben prima del 7 ottobre, e dopo il massacro non ha cambiato posizione. Più in generale il Cremlino sta tentando di accrescere la sua influenza geopolitica nell’area anche per aggirare le sanzioni. Cosa ne pensa il governo saudita?

Basta prendere una carta geografica e (partendo da Sebastopoli) disegnare una linea che connette Latakia in Siria, Tiro in Libano, Massawa in Eritrea, Djibuti, Sanah in Yemen, Port Sudan in Sudan, e poi risalire verso Niamey in Niger, Bamako in Mali. Il tracciato che ho appena indicato segnala i tentativi espansionistici russi nella sponda sud del Mediterraneo, nel Sahel e nel Golfo (a cui è d’obbligo aggiungere la “testa di ponte” nell’Europa orientale rappresentata dall’Ungheria di Viktor Orban).

Potrei continuare, descrivendo la potente martellante attività di disinformazione di Mosca (come accaduto nelle recenti elezioni locali in Moldavia) in vista delle prossime elezioni europee. Vladimir Putin vede il progetto degli Stati Uniti d’Europa come il fumo negli occhi e nei prossimi mesi farà di tutto per ostacolarlo alimentando il sovranismo populista (sulla scia della AFD in Germania, ecc.) e favorendo nel modo più spregiudicato le divisioni tra paesi europei.

Per questi motivi occorre accendere i riflettori sulle relazioni tra la Federazione russa e un paese importante come l’Arabia Saudita. Mi aspettavo che tu accennassi a questo tema nella “rassicurante” intervista che hai rilasciato sabato scorso a Sette, supplemento settimanale del Corriere della Sera.

Il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, ha raccomandato discrezione sugli accordi in essere tra Russia e Arabia Saudita. Da quel poco che è trapelato, il solenne incontro del 6 dicembre scorso tra Vladimir Putin e il principe Mohammad bin Salman Al Sa’ud potrebbe riservare qualche sorpresa preoccupante.

Spero di sbagliarmi, ma nei tuoi panni e dal tuo osservatorio privilegiato terrei gli occhi ben aperti. Qualcosa bolle in pentola ed è bene essere preparati in una fase della politica internazionale cosi delicata.

Se non sbaglio, da quando ha invaso l’Ucraina nel febbraio del 2022, Putin è uscito dai confini dalla Russia solo tre volte. Il primo viaggio a Teheran, il secondo a Pechino, il terzo a Ryad e ad Abu Dhabi per incontrare il principe saudita e il sovrano degli Emirati Arabi. Quanto basta per far scattare il codice rosso.

Grazie dell’attenzione.

Tuo

Marco Mayer

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