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Quota 100

Quali sono le assonanze fra la strage di Marzabotto e quella di Bucha

Cosa lega la strage di Marzabotto del 1944 a quella di Bucha, in Ucraina. L'articolo di Giuliano Cazzola

 

Se fossi incaricato di indicare l’argomento della prova scritta di italiano all’esame di maturità (del Liceo Classico, perché nel merito sono d’accordo con Carlo Calenda) proporrei un tema con il seguente titolo: ‘’Valuti lo studente le assonanze e/o le dissonanze presenti nei due testi allegati che riproducono la narrazione di due distinte tragedie della guerra, tenendo ovviamente conto dei differenti contesti storici in cui, sia le tragedie, sia le narrazioni sono avvenute’’.

Il primo testo sarebbe un trafiletto de Il Resto del Carlino, pubblicato senza firma sul quotidiano dell’11 ottobre 1944 (si veda la foto), contenente una smentita delle stragi perpetrate da un reparto di SS comandate dal maggiore Walter Reder (soprannominato ‘’il monco’’ perché era mutilato di un braccio) in Val di Sole – con epicentro a Marzabotto – nell’Appennino tosco-emiliano, dal 29 settembre al 4 ottobre di quell’anno, allo scopo di proteggere – facendo terra bruciata dei borghi e della frazioni la ritirata delle truppe tedesche dalle azione delle formazioni partigiane che operavano nella zona. Le vittime civili, anziani, invalidi, donne, bambini e sacerdoti, furono nel complesso circa 1.800. Il corsivo sul Carlino uscì alcuni giorni dopo. Evidentemente, si era diffusa la notizia (anche se allora non esistevano le tecnologie moderne di comunicazione) e il comando tedesco aveva imposto una smentita da parte del quotidiano bolognese.

Sotto il titolo ‘’Voci inconsistenti’’, di una sola colonna, l’eccidio veniva smentito; si ammetteva solo un’operazione di polizia contro un nucleo di ribelli che aveva subito forti perdite. Il ‘’pezzo’’, non firmato, garantiva che non vi erano stati rastrellamenti, né decimazioni di civili. La garanzia non proveniva – era scritto – solo da fonti ufficiali, ma era confermata addirittura da un apposito sopralluogo (eseguito evidentemente da collaboratori del giornale) . Si trattava in conclusione di una manovra dei soliti incoscienti ‘’destinata a cadere nel ridicolo’’.

L’altro testo è tratto da una recente puntata di “Quarta Repubblica’’ (il talk show condotto da un pimpante Nicola Porro) andata in onda su Rete 4, a commento dell’intervista del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, l’ex corrispondente di guerra Toni Capuozzo, in merito a quanto accaduto a Bucha, ha affermato che “è lecito sospettare che i corpi di Bucha siano il frutto maledetto di un’operazione speciale della polizia ucraina”. Il giornalista poi ha spiegato: “Il calendario parla chiaro: il 30 (marzo, ndr) i russi si ritirano e abbandonano Bucha. Il primo (aprile, ndr) arriva una squadra speciale della polizia chiamata “Safari” per bonificare gli ordigni inesplosi, dare la caccia ai sabotatori e punire i collaborazionisti. Il 2 (aprile, ndr) cominciano ad esserci le prime immagini dei morti per strada”. In occasione di esternazioni precedenti Capuozzo aveva indicato – col metodo di porre delle domande per darsi anche delle risposte – le circostanze che, a suo avviso, costituivano la prova di una possibile montatura.

Che dire? Il cronista del Resto del Carlino volle restare anonimo. Toni Capuozzo ci ha messo più volte la faccia dall’alto della sua autorevolezza di ex inviato di guerra. Il primo si arrampicò sugli specchi; non poteva fare altrimenti, con la Gestapo in redazione; ma non arrivò a scrivere che gli abitanti di Marzabotto erano stati uccisi dai partigiani. Comunque sui fatti di Bucha è in corso un’indagine indipendente; ne vedremo gli esiti. Forse farebbe bene a comportarsi così anche Capuozzo. Ma è solo una mia opinione.

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