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Marocco Israele

Tutti i contatti tra Marocco e Israele nel caso Pegasus (e non solo)

L'intervento di Giuseppe Gagliano

 

Il Marocco è rimasto coinvolto in un nuovo caso di spionaggio, questa volta rivolto a giornalisti marocchini e operatori dei media stranieri che utilizzano software israeliano, dimostrando rapporti ricorrenti di collaborazione con Israele nel campo dello spionaggio risalenti a sessant’anni fa.

IL CASO PEGASUS

Il caso, considerato uno dei più grandi scandali di spionaggio del decennio, è venuto alla luce dopo che 17 media internazionali hanno riferito domenica scorsa sull’uso dello spyware israeliano soprannominato Pegasus. Il loro lavoro si basa su un elenco di 50.000 numeri di telefono preselezionati dai clienti di NSO per un’eventuale sorveglianza, ottenuto dalla rete Forbidden Stories e da Amnesty International.

Pegasus, che consente di prendere il controllo di uno smartphone, fornisce l’accesso a tutti i contenuti del dispositivo, nonché al microfono e alla fotocamera. Tra i paesi utilizzatori: il Marocco.

L’UTILIZZO DI PEGASUS IN MAROCCO

Dalla rivelazione da parte di Amnesty International nel 2020 dell’infezione del telefono del giornalista investigativo marocchino Omar Radi con lo stesso spyware, i giornalisti indipendenti marocchini sospettavano che anche loro potessero essere presi di mira dal programma di sorveglianza commercializzato dalla società israeliana NSO Group, regolarmente accusata di fare indirettamente il gioco dei regimi autoritari.

Elenchi di numeri di telefono selezionati come potenziali bersagli hanno mostrato, secondo l’indagine, che il regime marocchino ha usato Pegasus per colpire sistematicamente i giornalisti critici nei confronti del governo e giornalisti delle principali redazioni del paese.

I servizi marocchini hanno anche selezionato per la potenziale sorveglianza un telefono utilizzato da Omar Brouksy, ex corrispondente dell’Agence France-Presse (AFP) a Rabat e autore di due libri critici su Mohammed VI e le relazioni tra Francia e Marocco.

I giornalisti marocchini non sono i soli ad interessare i servizi segreti del regno. Una trentina di giornalisti e responsabili dei media francesi sono sulla lista degli obiettivi di Pegasus. In diverse occasioni, il consorzio Forbidden Stories e il Security Lab di Amnesty International sono stati in grado di stabilire tecnicamente che l’infezione da Pegasus ha avuto successo.

CHI SPIAVA IL MAROCCO

Mentre i servizi marocchini sembrano aver preso di mira per lo più giornalisti che lavorano per le cosiddette redazioni di sinistra , i media di destra non sono stati risparmiati.

Sempre secondo queste rivelazioni, il Marocco spiava, grazie a questo software israeliano, più di 6.000 numeri di telefono in Algeria, 1.000 in Francia e 500 in Turchia.

I CONTATTI TRA MAROCCO E ISRAELE

Lo scandalo appena scoppiato è stato citato dal prof. Ammar Belhimer, attuale ministro delle Comunicazioni, in una rubrica dal titolo “L’occhio del Mossad”, pubblicata il 26 novembre 2019 sulle colonne del quotidiano Le Soir d’Algeria.

Il quotidiano americano, il New York Times, ha rivelato nell’edizione dell’11 dicembre 2020 che l’annuncio della normalizzazione delle relazioni tra Marocco e Israele è stato il culmine di 60 anni di collaborazione segreta. “Per quasi 60 anni, Marocco e Israele (…) hanno collaborato strettamente ma segretamente su questioni militari e di intelligence e omicidi (…)”, ha affermato il quotidiano.

Nel 1965, quando i leader arabi e i comandanti militari si incontrarono a Casablanca, il Marocco permise al Mossad di intercettare le loro sale riunioni e suite private, scrive in particolare il quotidiano americano.
Le intercettazioni, quindi, hanno fornito a Israele una visione senza precedenti del pensiero, delle capacità e dei piani arabi, che si sono rivelati vitali per il Mossad e le forze di difesa israeliane nella preparazione della guerra del 1967.

Poco dopo e su richiesta dei servizi segreti marocchini, il Mossad ha localizzato l’avversario marocchino Ben Barka, attirandolo a Parigi, dove si trovano sia marocchini che francesi. Fu torturato a morte e gli agenti del Mossad hanno fatto sparire il corpo, che non è mai stato trovato.

Un decennio dopo, il re Hassan II e il suo governo divennero “la via secondaria” tra Israele ed Egitto, e il Marocco divenne “il luogo di incontri segreti” tra i loro funzionari, prima degli accordi di Camp David del 1978 e della normalizzazione dei rapporti tra ex nemici. Israele ha poi contribuito a persuadere gli Stati Uniti a fornire assistenza militare al Marocco, secondo il New York Times.

I COMMENTI DI EUROPA E FRANCIA

Il caso Pegasus di spionaggio di attivisti, giornalisti e oppositori in tutto il mondo è “completamente inaccettabile” se dimostrato, ha dichiarato lunedì il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

“Questo deve essere verificato”, ma se è vero “è completamente inaccettabile”, ha detto il funzionario ai giornalisti a Praga. “La libertà di stampa è un valore fondamentale dell’Unione europea”, ha affermato Von der Leyen.

Da parte sua, il portavoce del governo francese Gabriel Attal ha considerato i fatti “estremamente scioccanti e, se veri, sono estremamente gravi”. “Siamo estremamente legati alla libertà di stampa, quindi è molto grave avere manipolazioni, tecniche che mirano a minare la libertà dei giornalisti, la loro libertà di indagare, di informare”, ha detto.

L’ANALISI

Fino a qui i fatti nudi e crudi. Passiamo adesso brevi considerazioni. Incominciamo dalla prima: esistono ambiti nei quali il modus operandi della democrazie è esattamente speculare a quello di regimi autoritari. Uno di questi ambiti è l’intelligence.

Passiamo alla seconda considerazione: il Mossad – esattamente come i servizi di sicurezza francesi – ha praticato – e pratica – gli omicidi mirati sia in patria che al di fuori dei suoi confini.

Veniamo alla terza considerazione: lo sconcerto da parte dei rappresentanti dell’Unione Europea è frutto di ipocrisia e di malafede soprattutto dopo quanto rivelato da Eduard Snowden in merito all’Nsa e alla CIA.

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