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Che cosa si dice in Germania delle parole di Macron sulla Cina

La stampa e la politica tedesche hanno criticato l'intervista di Macron sull'aereo di rientro dalla Cina. Ma le parole del presidente francese piacciono ai sovranisti anti-americani. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

A Berlino non hanno preso molto bene il contenuto dell’intervista concessa da Emmanuel Macron ai giornalisti, sull’aereo presidenziale di rientro a Parigi dopo il viaggio in Cina. C’è malumore quasi trasversale, nella maggioranza come all’opposizione, almeno fra i cristiano-democratici, che poi rappresentano la fazione più grande e rilevante del Bundestag.

IL PROTAGONISMO DI MACRON HA INFASTIDITO LA GERMANIA

Un dissapore che si appunta sulle dichiarazioni aeree del presidente francese, ma che in qualche modo viene da più lontano. Perché i tedeschi hanno sopportato con qualche fastidio il protagonismo macroniano in terra cinese. Mentre Berlino deve giustificarsi un giorno sì e l’altro pure per gli intensi rapporti commerciali e politici stretti nell’ultimo decennio con la Cina ed elaborare complesse strategie di disimpegno per le proprie imprese, Macron può pavoneggiarsi a quattr’occhi con Xi Jinping, portandosi addirittura dietro come sparring partner la presidente tedesca della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

E così, le dichiarazioni sulla dipendenza europea dagli Stati Uniti, sul rischio di vassallaggio e sulla necessità di una sovranità europea hanno aperto un fuoco di fila che se non ha per ora coinvolto le prime file del governo, ha impegnato esponenti più o meno noti del Bundestag e i principali quotidiani del paese.

LE REAZIONI DELLA STAMPA TEDESCA

A cominciare dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, il giornale più autorevole, che nel suo editoriale parla di “momento gollista” di Macron, per passare alla Süddeutsche Zeitung, che intitola il suo con un diretto “Ma di che parla quello?” e descrive la visita cinese come “una bancarotta di politica estera”, per finire alla Welt, l’ammiraglia del gruppo editoriale conservatore Springer, che usa come titolo il caustico giudizio dell’ex presidente della Commissione esteri del Bundestag, Norbert Röttgen: “Macron sembra aver perso il senno”.

COSA DICONO I POLITICI

E proprio da questa frase si parte per la sventagliata di critiche partita dal fronte politico tedesco. Anche perché Röttgen, il più atlantista dei deputati del Bundestag, è il responsabile della politica estera della Cdu e un fedele interprete degli umori del nuovo partito di Friedrich Merz, impegnato a ridisegnare la politica cinese dei cristiano-democratici e a far dimenticare gli anni merkeliani del lungo abbraccio con Pechino. Per Röttgen, “Macron è riuscito a trasformare il suo viaggio in Cina in un colpo da pubbliche relazioni per il presidente cinese Xi Jinping e in un disastro di politica estera per l’Europa”. L’esponente cdu incalza: “Un attacco a Taiwan sarebbe diventato tanto più probabile quanto più Xi avesse creduto che l’Europa sarebbe rimasta neutrale in un simile conflitto. Ma noi non siamo neutrali”.

Anche dal fronte governativo i commenti sono negativi. Il segretario generale dell’Fdo, Bijan Djir-Sarai, ha evidenziato come “la posizione di Macron non sarebbe una strategia saggia per l’Europa, perché viviamo in un mondo pericoloso”. E Metin Hakverdi, l’esperto di politica estera dell’Spd, il partito del cancelliere, ha dichiarato che sarebbe “un grave errore” per l’Occidente lasciarsi dividere nei rapporti con Pechino: “Questo indebolisce la nostra comunità di valori occidentale”, ha detto, “nei confronti della Cina, l’Occidente, cioè l’Europa e gli Stati Uniti, devono sempre cercare di agire insieme, non divisi”.

Hakverdi ha poi ribadito le nuove coordinate della Germania in politica estera, maturate nell’anno che ha mandato a gambe all’aria gli equilibri mondiali del dopo guerra fredda e forse anche successivi al secondo conflitto mondiale: l’amara lezione” della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina per l’Occidente è che “abbiamo bisogno di un approccio critico agli Stati autoritari, compresa la Cina, non di un ingenuo servilismo”.

L’ESTREMA SINISTRA E L’ESTREMA DESTRA SIMPATIZZANO PER MACRON

Le uniche voci simpatizzanti con le dichiarazioni di Macron sono arrivate dall’estrema sinistra della Linke. Ma non è improbabile che qualche affinità sia serpeggiata anche sul lato opposto dello schieramento parlamentare tedesco, quello della destra nazional-populista di Afd. Anti-americanismo e sovranismo europeo (seppure interpretato secondo convenienze nazionali) sono elementi non estranei al sentimento politico tedesco, ma almeno i partiti dell’establishment si sono ricordati di doversene tenere alla larga, specie da quando bombe e cingolati sono tornati a seminare sangue e terrore nel vicino Est.

Al fondo restano i problemi irrisolti di un’Europa che fatica a trovare unità di intenti e di comportamenti, al di là dell’abbondante retorica europeista. La distanza fra i due paesi che per decenni hanno costituito – bene o male – il motore della casa europea è sempre maggiore, come dimostra la divergenza sul tema delle riforme strutturali. E quella sulla Cina e sui rapporti con gli Usa ne è solo un ulteriore capitolo.

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