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Giorgetti

Ma a che gioco sta giocando Beppe Grillo?

Che cosa sta combinando Beppe Grillo. I Graffi di Damato Più che una partenza da Roma, a conclusione di una missione che voleva essere di ricognizione e d’ordine come fondatore e garante del MoVimento 5 Stelle dopo la scissione consumata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quella di Beppe Grillo è apparsa una fuga.…

Più che una partenza da Roma, a conclusione di una missione che voleva essere di ricognizione e d’ordine come fondatore e garante del MoVimento 5 Stelle dopo la scissione consumata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quella di Beppe Grillo è apparsa una fuga. Che ha, fra l’altro, fatto saltare un appuntamento ch’egli aveva già dato alla delegazione pentastellata al governo. Ma di un governo che lo stesso Grillo ha praticato portato sull’orlo di una crisi pur esclusa, forse con eccessivo ottimismo, da Mario Draghi.

Quest’ultimo, ancora in missione in quel momento a Madrid per il vertice della Nato, si è trovato spiazzato – a dir poco – dalla versione di un forte e debordante anti-contismo attribuitogli, tra battute, allusioni e smentite, dal comico genovese. Eppure la ricognizione romana di Grillo era cominciata con una tale difesa del governo Draghi da essere apparsa generalmente polemica con le tentazioni di disimpegno del presidente di quel che è rimasto del movimento pentastellato.

Non sembra francamente esagerato il commento a caldo scritto sull’Huffington Post dal direttore Mattia Feltri con questo titolo: “L’autunno del Patriarca: Il malinconico declino di Grillo e del suo logoro repertorio”, fatto anche di confidenze e allusioni coi suoi interlocutori di turno che finiscono sui giornali e sopravvivono alle sue risate di smentita. Ciò è quanto accaduto in questi giorni col sociologo Domenico De Masi, affrettatosi a riferire al Fatto Quotidiano, che ha vantato il solito scoop, di una e forse anche più telefonate di Draghi a Grillo per sollecitarlo a “far fuori” Conte. Che a Marco Travaglio, già autore di un presunto “Conticidio” consumatosi l’anno scorso col suo allontanamento da Palazzo Chigi, non è parso vero presentare ai lettori nella veste insieme di ricercato e di vittima, in un fotomontaggio in prima pagina da far west.

A Conte, dal canto suo, non è parso vero cavalcare questa commedia – o tragicommedia – presentandosi ai giornalisti per confermare voci e quant’altro su manovre di Draghi contro di lui, e persino chiedendo, e ottenendo, udienza al Quirinale da un presidente della Repubblica di cui è immaginabile lo sconcerto.

Draghi, nell’anticipare il suo rientro a Roma da Madrid anche per presiedere oggi un Consiglio dei Ministri finalizzato soprattutto a confermare la vitalità del suo governo, ha smentito telefonate e quant’altro a Grillo attribuitegli contro Conte. Al quale, del resto, il presidente del Consiglio non aveva fatto mancare il suo esplicito e franco dissenso quando era andato a proporgli cose da lui non condivise, o a protestare contro l’aumento delle spese militari concordato con la Nato già quando lo stesso Conte guidava il governo. In quell’occasione Draghi si era premurato pure lui di salire al Quirinale per dolersi della posizione del presidente del movimento allora maggiormente rappresentato in Parlamento.

In questa situazione, francamente senza precedenti nella lunga storia ormai della Repubblica italiana, e nel tratto finalmente conclusivo della legislatura cominciata nel 2018 con la “centralità” conquistata dalle 5 Stelle nelle urne, non appare esagerata neppure la vignetta nella quale Il Foglio ha immaginato un Draghi che rivendica la sua natura politica di presidente del Consiglio e declassa a “tecnica” la presunta leadership di Conte. Che, in effetti, non poteva essere più delegittimato dal “garante” Grillo in una missione un po’ da avanspettacolo. E con tutti i problemi con i quali è alla prese il Paese, compresi quelli di una guerra -vera- aperta da Putin contro l’Ucraina ma che sta coinvolgendo sempre di più l’intera Europa e una Nato ancora più larga di prima.

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