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Attanasio

Luca Attanasio, chi era l’ambasciatore italiano ucciso in Congo

Tutte le ultime notizie su quanto accaduto in Congo.

 

Nell’attacco a Goma, in Congo, sono morti l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere che era in un convoglio delle Nazioni Unite con il diplomatico.

Si chiamava Vittorio Iacovacci il carabiniere ucciso nell’attentato in Congo dove ha perso la vita anche l’ambasciatore italiano. Iacovacci aveva 30 anni.

L’attacco è avvenuto intorno alle 10 (le 9 italiane) presso la cittadina di Kanyamahoro.

Attanasio, e Iacovacci sono stati uccisi – si legge nel punto dell’Ispi – in un attacco mentre si trovavano nei pressi della cittadina di Kanyamahoro, nel Nord Kivu, a nord del capoluogo Goma.

L’ambasciatore viaggiava con una delegazione del World Food Programme (WFP). Secondo le prime ricostruzioni il convoglio è stato attaccato da uomini armati che volevano rapire il personale delle Nazioni Unite o forse rubare le derrate alimentari.

Sono molti i gruppi armati che operano nella zona dei monti Virunga, nella parte est del Paese, fra Congo, Ruanda e Uganda, e spesso prendono di mira i ranger del parco, famoso per i gorilla di montagna.

Il diplomatico italiano – secondo la ricostruzione dell’Agi – è rimasto coinvolto in un’imboscata condotta da miliziani armati contro mezzi dell’Onu in transito su una strada a nord della città di Goma, capoluogo della provincia orientale congolese del Nord Kivu.

Il convoglio transitava nei pressi della città di Kanyamahoro, intorno alle 10:15 di stamattina, quando il commando armato, secondo quanto riferito da un portavoce del Virunga National Park, ha tentato di rapire alcuni membri del gruppo.

L’ambasciatore e il militare viaggiavano a bordo di una autovettura di un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.

CHE COSA SUCCEDE DAVVERO IN CONGO. L’ANALISI DEL CESI

I rangers del parco sono intervenuti per cercare di proteggere il gruppo ma senza successo. Solo un mese fa, erano rimasti uccisi nella stessa zona sei rangers: in quel caso, responsabile dell’attacco era stato il Mai-Mai, una milizia armata che rivendica la difesa del territorio contro altri gruppi armati.

La matrice dell’attacco di oggi non è ancora chiara sebbene circoli con forza l’ipotesi di un tentativo di rapimento di personale Onu.

Responsabili dell’assalto armato in Congo in cui sono morti l’ambasciatore italiano, un carabiniere e l’autista congolose potrebbero essere, secondo fonti inquirenti raccolte dall’Ansa, uomini delle Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda: il Fdlr-Foca è il principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu, conosciuti per il genocidio in Ruanda.

E’ questa l’ipotesi prevalente, sebbene non la sola, privilegiata anche dalle forze di polizia e dalle autorità locali.

Unico diplomatico italiano a Kinshasa, l’ambasciatore Attanasio, era nato a Saronno (Varese) nel 1967 e si era laureato alla Bocconi in economia aziendale, entrando in diplomazia nel 2004.

(articolo in aggiornamento)

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LUCA ATTANASIO, LA SCHEDA DELL’ISPI:

Classe 1977, tra i più giovani ambasciatori del nostro paese, Luca Attanasio era nato a Saronno (Varese) e cresciuto a Limbiate. Laureatosi nel 2001 alla Bocconi in economia aziendale, aveva frequentato l’ISPI per poi accedere alla carriera diplomatica. La sua è stata una carriera rapida e brillante: secondo segretario commerciale a Berna nel 2006, confermato con funzioni di primo segretario commerciale l’anno dopo, fino al trasferimento a Casablanca con funzioni di Console nel 2010. L’ultimo incarico a Kinshasa nel 2017 quando era stato nominato capo missione nella Repubblica Democratica del Congo, dove era stato riconfermato in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in RDC. In Congo – dove risiedono all’incirca mille italiani – Attanasio stava portando avanti anche diversi progetti umanitari. Lo scorso anno era stato insignito assieme alla moglie, Zakia Seddiki, del premio internazionale Nassirya per la pace per l’attività della ong Mama Sofia (fondata dalla moglie e di cui Attanasio era presidente onorario) che si occupa di situazioni di grave difficoltà nella Repubblica Democratica del Congo, soprattutto di bambini e madri, con ambulatori medici, presidi mobili e progetti per le madri detenute. Lascia, oltre alla moglie, tre figlie piccole.

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CHI ERA LUCA ATTANASIO

Nato nella provincia di Milano, 43 anni, laureato con lode all’Università Commerciale Luigi Bocconi (2001), dopo un breve percorso professionale nella consulenza aziendale ed un Master in Politica Internazionale, Luca Attanasio intraprende la carriera diplomatica (2003).

Alla Farnesina viene assegnato alla direzione per gli Affari Economici, Ufficio sostegno alle imprese, poi alla segreteria della direzione generale per l’Africa. Successivamente è vice capo segreteria del sottosegretario di Stato con delega per l’Africa e la Cooperazione Internazionale (2004).

All’estero è capo dell’Ufficio Economico e Commerciale presso l’Ambasciata d’Italia a Berna (2006-2010) e console generale reggente a Casablanca, Marocco (2010-2013).

Nel 2013 rientra alla Farnesina dove riceve l’incarico di Capo Segreteria della direzione generale per la mondializzazione e gli affari globali.

Ritorna poi in Africa quale primo consigliere presso l’ambasciata d’Italia in Abuja, Nigeria (2015).

Dal 5 settembre 2017 è capo missione a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo.

Dal 31 ottobre 2019 è stato confermato in sede in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato nella Repubblica democratica del Congo.

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SCHEDA AGI SU Congo: la polveriera del Parco dei Virunga

Il parco del Virunga, dove sono stati uccisi in un agguato l’ambasciatore Luca Attanasio e un carabiniere, e’ patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1979, decretato in pericolo dal 1994. Il parco si trova nella provincia del Nord-Kivu nella Repubblica Democratica del Congo.

Si tratta di un luogo unico per la ricchezza della sua biodiversita’, famoso in tutto il mondo come remoto rifugio delle ultime specie di gorilla di montagna, ma e’ diventato una vera e propria polveriera in una regione storicamente instabile, al confine con il Rwanda, gia’ teatro della cosiddetta grande guerra africana, combattuta tra il 1998 e il 2003. Da allora il Virunga, uno spazio di 7.800 chilometri quadrati che ospita importanti popolazioni di elefanti, ippopotami, okapi e scimpanzé, è il covo di numerosi gruppi armati che minacciano il futuro della piu’ vecchia area protetta di tutta l’Africa, in primis dei rangers che ne assicurano la protezione e di chiunque si avvicini e possa minacciare i loro interessi.

Secondo un bilancio diffuso dalle stesse autorita’ del parco, negli ultimi 25 anni almeno 200 ranger sono stati uccisi al suo interno per difendere animali e civili, gli ultimi sei lo scorso 10 gennaio. Un pesante bilancio che fa del Virunga l’area naturale protetta che ha pagato il piu’ alto tributo di sangue al mondo proprio per la sua tutela. La maggior parte degli ultimi attacchi mortali compiuti ai danni delle guardie e’ stata messa a segno dai miliziani Mai-Mai, uno dei tanti gruppi armati che seminano morte nella regione e si contendono il controllo delle risorse naturali e minerarie. Questa vasta area nel cuore della regione dei Grandi Laghi, une delle piu’ povere e densamente popolate dell’Africa, e’ ricca di risorse naturali che fanno gola ai diversi gruppi armati congolesi, ruandesi e ugandesi che vi hanno trovato rifugio negli ultimi 20 anni.

Secondo le stime ufficiali, il saccheggio delle foreste del parco in carbone di legna ha un valore annuo di circa 27,5 milioni di euro. Elefanti vengono uccisi per il loro avorio, venduti dai trafficanti attraverso i confinanti Ruanda e Uganda. A queste attivita’ di contrabbando si aggiungono le tasse percepite illegalmente dai gruppi armati, sia i Mai Mai che le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), tasse imposte ai pescatori sulle sponde del Lago Eduardo: in tutto ogni settimana circa 2 mila piroghe pagano ai miliziani cinque euro in cambio di un gettone che autorizza la loro circolazione. A denunciarlo e’ il Centro di ricerca sull’ambiente, la democrazia e i diritti umani (Creddho) di Goma, capoluogo del Nord Kivu. Nel Virunga si e’ poi sviluppata un’altra attivita’ altamente redditizia per i gruppi armati: il rapimento dei dipendenti delle Ong internazionali, ma anche di poveri contadini e soprattutto dei preti. I rapiti vengono liberati solo se le famiglie, in genere molto povere, riescono a pagare il riscatto, somme esorbitanti fino a 500 mila dollari. Numerose famiglie hanno raccontato di essersi indebitate a vita pur di salvare i propri cari. Essendo diventata sempre piu’ insicura, dal 2016 la nazionale numero 2, la principale strada che attraversa il parco, si puo’ percorrere soltanto sotto scorta.

Dieci anni fa e’ stata costituita l’Alleanza Virunga – su iniziativa dell’Istituto congolese per la conservazione dell’ambiente (Iccn), di ong locali ed internazionali, dell’Unesco, dell’Unione europea e altri donatori – per garantire lo sviluppo economico delle zone limitrofe. Tra gli interventi prioritari c’e’ il rifornimento in energia elettrica ai 4 milioni di residenti e il miglioramento delle loro condizioni di vita, in particolare grazie ad alcune centrale idro-elettriche gia’ in servizio ed altre in costruzione, poco fuori dal parco. Nel corso degli anni le guardie ambientali sono diventate veri e propri soldati incaricati di proteggere anche i civili, ma evidentemente non basta. Oggi 800 agenti sono dispiegati nel parco del Virunga, ben equipaggiati e addestrati dalle forze belghe.

Nonostante le aggressioni subite, il numero di gorilla e di altre specie e’ in aumento e il miglior rifornimento in luce e acqua sta giovando al turismo, concentrato nell’enclave dei vulcani Mikeno e Nyiragongo. “I gruppi armati cercano di sabotare le nostre azioni a favore delle popolazioni ma non ci scoraggiamo” aveva dichiarato al quotidiano francese ‘Le Monde’ il vice direttore del Virunga, Innocent Mburanumwe.

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