skip to Main Content

Afcfta

Come va il libero commercio in Africa

Il 1° gennaio alcuni paesi africani hanno iniziato a commerciare ufficialmente in una nuova area di libero scambio a livello di continente in base all'AfCFTA

 

Dopo mesi di ritardi causa Covid, il 1° gennaio 2021 è stato lanciato il blocco di libero scambio africano, African Continental Free Trade Area (AfCFTA).

Se nello stesso giorno nel Vecchio continente l’Ue perdeva il Regno Unito, nel continente africano prendeva il via il nuovo blocco economico dell’Africa continentale di libero scambio.

Il 1 gennaio 2021 sarà un giorno storico per gli accordi di libero scambio, ma non solo perché è il giorno in cui il Regno Unito e l’UE si separeranno finalmente.

Dopo anni di preparazione e un rinvio del suo esordio previsto il 1° luglio 2019, il mondo accoglierà la più grande area di libero scambio dallo sviluppo dell’Organizzazione mondiale del commercio, per numero di paesi partecipanti.

Tuttavia, gli esperti considerano il lancio di Capodanno in gran parte simbolico con la piena attuazione dell’accordo che dovrebbe richiedere anni.

L’ACCORDO COMMERCIALE AFCFTA

L’accordo commerciale African Continental Free Trade Area coprirà un mercato composto da 1,2 miliardi di persone e un Pil combinato di 3 trilioni di dollari.

L’AfCFTA creerà un mercato unico per beni e servizi, con l’obiettivo di incentivare il commercio tra i paesi membri. I sostenitori affermano che aumenterà il commercio tra i vicini africani consentendo al contempo al continente di sviluppare le proprie catene del valore.

LE ESPORTAZIONI AFRICANE NEL 2019

Nel 2017, le esportazioni intra-africane erano il 16,6% delle esportazioni totali, rispetto al 68% in Europa e al 59% in Asia.

Peggio ancora l’anno scorso. Nel 2019, il 14,4% delle esportazioni africane ufficiali è andato ad altri paesi africani. Si tratta di una piccola percentuale rispetto al 52% del commercio intra-asiatico e al 73% tra i paesi europei nello stesso anno, secondo Afreximbank, una società di finanza commerciale con sede al Cairo.

L’IMPATTO COVID-19

Come dicevamo, gli scambi commerciali nell’ambito dell’AfCFTA dovevano essere avviati il 1° luglio, ma la crisi Covid-19 ne ha ritardato il lancio rendendo impossibili i negoziati di persona.

“Il Covid-19 ha dimostrato che l’Africa dipende eccessivamente dall’esportazione di materie prime primarie e dalle catene di approvvigionamento globali”, ha dichiarato Wamkele Mene, segretario generale dell’AfCFTA. “Quando le catene di approvvigionamento globali vengono interrotte, sappiamo che l’Africa ne soffre”.

I PAESI CHE HANNO ADERITO

54 dei 55 Stati membri dell’Unione africana hanno firmato l’accordo. L’Eritrea non ha ancora aderito. Trentaquattro di questi paesi l’hanno ratificato all’inizio di dicembre.

LE POTENZIALITÀ DELL’ACCORDO

Come sottolinea Quartz, “l’accordo mirerà a un’unione doganale continentale; con l’obiettivo di: eliminare le tariffe sul 90% delle merci intra-africane, favorire la circolazione dei capitali e delle persone tra i paesi; facilitare gli investimenti esterni e ridurre le barriere non tariffarie, come il tempo impiegato dalle merci per passare attraverso la dogana”.

L’AfCFTA ha il potenziale per aumentare il commercio intra-africano di oltre il 50%, secondo la Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite. Secondo la Banca mondiale l’accordo potrebbe significare un reddito aggiuntivo di 76 miliardi di dollari per il resto del mondo.

Sempre la Banca mondiale stima inoltre che potrebbe sollevare decine di milioni dalla povertà entro il 2035.

TUTTI GLI OSTACOLI

Ma gli ostacoli — che vanno dalla burocrazia e dalle scarse infrastrutture al protezionismo radicato di alcuni dei suoi membri — devono essere superati se il blocco vuole raggiungere il suo pieno potenziale.

Dei 33 paesi che hanno ratificato l’accordo finora molti non hanno le procedure doganali e le infrastrutture per facilitare il commercio senza dazi, come ha sottolineato al Financial Times lo stesso Wamkele Mene.

Nonostante i chiari vantaggi, gli esperti concordano come la mancanza di infrastrutture moderne ed efficienti, informazioni poco chiare sui processi e le barriere per le imprese guidate da donne e la distruzione economica causata da Covid-19 potrebbe comportare anni e anni prima della piena attuazione dell’accordo. Alcuni temono anche che i grandi guadagni economici realizzati nelle diverse economie saranno distribuiti in modo diseguale.

“L’integrazione economica non è un evento. È un processo”, ha dichiarato Silver Ojakol, capo del personale presso il Segretariato AfCFTA. “Dobbiamo iniziare da qualche parte”.

Back To Top