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Lvmh, L’Oreal, Vevue Clicquot e non solo: chi colpiranno i dazi di Trump contro la Francia

Lvmh, L'Oreal, Vevue Clicquot, Pommery, Mumm: ecco alcune delle aziende che potrebbero essere colpite dai dazi annunciati da Trump contro la Francia. Tutti i dettagli

 

Chi lo ha detto che la vendetta è un piatto che va servito freddo? Donald Trump non perde tempo, e in risposta alla cosiddetta digital tax francese, ha proposto l’introduzione di dazi fino al 100% contro 2,4 miliardi di dollari di importazioni da Parigi. Colpita tra le altre anche Lvmh.

E mentre il Tycoon tassa anche alluminio e acciaio che arrivano da Brasile ed Argentina, la USTR, il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America, starebbe studiando la possibilità dell’introduzione delle tariffe anche per prodotti che arrivano da Italia, Austria e Turchia che come la Francia hanno pensato ad una tassa sul digitale. Andiamo per gradi.

DAZI CONTRO PRODOTTI FRANCESI

Partiamo dalla spiazzante proposta. Il governo degli Stati Uniti ha dichiarato, lunedì 2 dicembre, che potrebbe introdurre dazi punitivi fino al 100% su 2,4 miliardi di dollari di importazioni dalla Francia su prodotti, raggruppati in 63 categorie, come champagne, borse, formaggi, cosmetici e altri prodotti. La cifra di 2,4 miliardi equivale circa al 5% del valore dell’export francese negli Usa, pari a 52 miliardi l’anno.

I PRODOTTI E LE AZIENDE COLPITE

A subire il contraccolpo di una simile decisione sarebbero numerose aziende francesi, come il gigante di lusso Lvmh, padre del marchio Louis Vuitton, il produttore di cosmetici L’Oreal e aziende vitivinicole come Vevue Clicquot, Pommery, Mumm, che producono champagne.

FRANCIA COLPISCE AZIENDE USA

L’introduzione delle pesanti tariffe sarebbe giustificata dall’introduzione, da parte di Parigi, di una aliquota del 3% sulle entrate di aziende tecnologiche in Francia da attività quali pubblicità mirate e gestione di piattaforme di commercio elettronico.

Il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America ha effettuato uno studio in cui dimostrano che la digital tax “deliberatamente colpisce società statunitensi”, con particolare riferimento a “Google, Apple, Facebook e Amazon”. Non solo: tra le altre aziende che la tassa parigina colpisce ci sono anche, secondo lo Ustr, Groupon, eBay, Match Group e Expedia.

APPOGGIO BIPARTISAN?

La proposta, che rappresenterebbe una bella batosta per diverse aziende francesi, sembra già trovare un appoggio bipartisan, come scrive Reuters.

“La tassa francese sui servizi digitali è irragionevole, protezionistica e discriminatoria”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta i senatori Charles Grassley (repubblicano) e Ron Wyden (democratico). Ci saranno comunque delle audizioni pubbliche sulla proposta, fissate a partire dal 7 gennaio.

VENDETTA ANCHE CONTRO ITALIA?

E non stupirebbe se Trump minacciasse dazi anche contro l’Italia, che ha progettato una tassa digitale simile a quella francese. Il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America, guidato da Robert Lighthizer, ha fatto sapere nella nota diffusa il 2 dicembre che “sta esplorando se aprire indagini nell’ambito della Section 301 sulle imposte sui servizi digitali di Austria, Italia e Turchia”.

BRASILE E ARGENTINA

La vendetta contro Parigi arriva dopo la decisione di Washington, come racconta Politico, di reintrodurre dazi su acciaio e alluminio contro Brasile e Argentina, che sono stati accusati di aver svalutato la loro divisa e danneggiato gli agricoltori americani.

“Il Brasile e l’Argentina hanno avviato una massiccia svalutazione delle loro valute. che non va bene per i nostri agricoltori. Pertanto, con effetto immediato, ripristinerò le tariffe su tutto l’acciaio e l’alluminio che viene spedito negli Stati Uniti da quei paesi ”, ha scritto Trump su Twitter.

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