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Italia Libia

Come si muoveranno Russia e Turchia in Libia

Russia e Turchia non vogliono solo rimanere in Libia, ma anche costruire delle robuste sfere di influenza. Con buona pace dell'Onu. Il punto di Giuseppe Gagliano

 

Nonostante il 28 gennaio il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres abbia rivolto un accorato appello ai gruppi stranieri di lasciare stare la Libia, e nonostante la fiducia riposta nella capacità del popolo libico di autogovernarsi, la dinamica conflittuale posta in essere dai gruppi stranieri rappresenta ieri come oggi l’elemento determinante.

Infatti sono presenti da un lato circa 20mila forze straniere e/o mercenari, e dall’altro lato vi sono ben 10 infrastrutture militari gestite da soggetti statuali stranieri.

Ma vediamo di entrare nel dettaglio.

Da un lato abbiamo i siriani filo-turchi coordinati da ufficiali dell’esercito di Ankara presenti a Misurata e al-Watya, mentre dall’altro lato ci sono russi e i mercenari africani e siriani con l’LNA presenti tra Sirte e la base aerea di al-Jufra.

Rivolgendo la nostra attenzione alla Turchia, questa in primo luogo ha consolidato la sua presenza in Libia sia attraverso la costruzione di strutture per l’addestramento militare, sia attraverso il dispiegamento di batterie missilistiche per la difesa aera Hawk XXI e radar 3D Aselsan Kalakan. In secondo luogo ha proseguito nel potenziamento della base di al-Watya, dell’aeroporto e del porto di Misurata.

Veniamo adesso alla Russia. La Russia è presente con 3mila contractors russi della compagnia Wagner, che hanno costruito una linea difensiva fortificata tra Sirte e la base aerea sita presso al-Jufra, presso la quale vi sono i Mig 29 e i Sukhoi Su-24 utilizzati come supporto alle forze di Haftar.

Questa linea difensiva fortificata è non solo protetta da bunker, ma anche da difese in profondità con numerose postazioni di artiglieria presenti attorno alla base aerea di al-Jufra e anche all’aeroporto di Brak, rafforzate dalla presenza di postazioni radar e difese antiaeree con batterie mobili di sistemi russi Pantsir. Grazie a queste infrastrutture il generale Haftar potrebbe essere nelle condizioni di porre in essere una offensiva contro Misurata.

Superfluo ci pare osservare che una infrastruttura di questa rilevanza e di queste dimensioni sia potuta essere costruita senza il tacito consenso degli EAU, dell’Egitto e naturalmente della Russia.

Un altro elemento che dobbiamo sottolineare è che queste infrastrutture militari dimostrano come il generale Haftar sia – allo stato attuale – in grado di controllare la Cirenaica.

In conclusione, le operazioni attuate in questi ultimi mesi sia dalla Turchia che dalla Russia dimostrano la volontà non solo di rimanere in Libia – con buona pace dell’Onu -, ma anche la volontà politica di costruire sfere di influenze durature.

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