È stato un incontro caloroso e proficuo, quello di ieri tra il primo ministro Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. Un’occasione per rinsaldare i rapporti politici, sulla scia degli impegni presi dal nostro esecutivo in sede di definizione del contratto di governo. E per rafforzare quelli commerciali, indeboliti dall’imposizione delle sanzioni di cui l’Italia giallo-verde vedrebbe con favore il venir meno.
CHI C’ERA ALL’INCONTRO FRA CONTE E PUTIN IN RUSSIA
È durata più del previsto, la visita di Conte al Cremlino. Dove, insieme ai due protagonisti, erano presenti, per la Russia, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, quello di Industria e Commercio, Denis Manturov, ed il consigliere presidenziale per la politica estera, Yurij Ushakov. Ad accompagnare il presidente del Consiglio c’erano invece il consigliere diplomatico Pietro Benassi e l’ambasciatore a Mosca Pasquale Terracciano. Colloqui che, al termine del faccia a faccia tra Conte e Putin, hanno puntato dritto al sodo con l’ingresso di una delegazione di imprenditori italiani e capi azienda attivi in Russia, tra i quali Marco Tronchetti Provera (Pirelli), Francesco Starace (Enel), Guido Barilla, Claudio De Eccher (Codest), Philippe Donnet (Generali) e Gianni Armani (Anas).
LE PAROLE DEL PRIMO MINISTRO
Il confronto si è svolto in un clima sereno, in cui non sono mancate reciproche attestazioni di stima e simpatia. “Mi auguro che lei possa venire in Italia al più presto, manca da troppo tempo: non vorrei che il popolo italiano pensasse che lei non gli presta attenzione”, ha detto Conte a Putin. “Malgrado il contesto internazionale delicato”, ha aggiunto Conte, “siamo riusciti a confermare l’alta qualità dei nostri rapporti”. Per il premier, quella tra Italia e Russia è “un’amicizia solida che va oltre le difficoltà del momento”. La presenza di Conte al Cremlino conferma la volontà del governo italiano di approfondire la relazione bilaterale e di “esplorare tutte le potenzialità della nostra cooperazione”.
CHE COSA HA DETTO PUTIN
Abbondantemente ricambiati gli auspici di Conte. “Siamo molto lieti di vederla”, ha detto il presidente russo nella conferenza stampa congiunta. “Tra la Russia e l’Italia”, ha sottolineato il capo del Cremlino, “ci sono stati rapporti di lavoro, buoni, che vengono sostenuti”. C’è, naturalmente, la consapevolezza che attualmente un muro si frappone tra ll desiderio di consolidare i rapporti e la realtà: sono le sanzioni elevate dall’Occidente contro la Russia dopo che questa, nel 2014, ha occupato la Crimea e ha lanciato un intervento militare coperto nel Donbass, contribuendo ad un conflitto che ha causato oltre diecimila morti alle propaggini orientali del continente europeo. Sanzioni a causa delle quali, ha sottolineato Putin, “l’Italia ha perso le sue posizioni economiche” nell’interscambio con la Russia. Ciononostante, ha rimarcato il presidente, “il volume dei nostri scambi rimane molto alto”, con Roma che occupa attualmente il “quinto posto per interscambio con la Russia”, grazie anche alla presenza nella Federazione Russa di “cinquecento compagnie italiane”. Sono tutte premesse, è la conclusione, che consentono a Putin di dichiarare di voler “parlare di prospettive” con il primo ministro italiano.
IL DOSSIER SANZIONI
Le prospettive cui Putin fa riferimento sono quelle di un’auspicabile fine delle sanzioni e di un ripristino di una collaborazione tra Russia e Occidente di cui l’Italia spera di essere la testa di ponte. Le parole di Conte a tal proposito sono inequivocabili. “Per l’Italia”, sottolinea il capo del governo, “le sanzioni non sono mai un fine ma uno strumento da superare il prima possibile, attraverso il dialogo”. Conte sa, naturalmente, di non poter decidere da solo sull’argomento. Che prima di passare, come ama dire il suo vicepremier Matteo Salvini, dalle parole ai fatti, bisogna convincere i partner europei e soprattutto Washington della necessità di archiviare la stagione della contrapposizione frontale. Non a caso, in merito alla possibilità che l’Italia metta il veto a dicembre quando l’Europa sarà chiamata a discutere del rinnovo delle sanzioni, Conte ha detto che “non è in discussione” il sostegno italiano alle posizioni europee. Più che forzare la mano, l’Italia ha piuttosto l’intenzione “persuadere i partner” a “puntare “al dialogo”. Un dialogo che deve passare attraverso azioni concrete da parte della Russia, con particolare riguardo all’attuazione degli accordi di Minsk sul conflitto in Ucraina. Accordi ai quali, spiega Conte, “non vi è alternativa”.
FRA IMPEGNI E AUSPICI
L’Italia tende dunque la mano a Mosca, puntando su una sua riabilitazione nel contesto internazionale. È un impegno dal quale l’Italia si aspetta di ricevere una contropartita. Quale? Il sospetto, nel nostro paese, è che il governo si attenda dalla Russia una mano nella delicata partita con l’Europa e con i mercati sulla legge finanziaria, che vede il nostro paese in estrema difficoltà con i titoli di Stato esposti alla bufera dello spread. Conscio di questo retropensiero, Conte va all’offensiva dichiarando di non essere venuto nella capitale russa “per chiedere a Putin di comprare attraverso il fondo sovrano i titoli italiani”. Ma se la Russia desiderasse compiere questo passo, aggiunge il premier, farebbe “un affare”, non ultimo perché “i fondamentali dell’economia italiana sono solidi”.
PUTIN E CONTE
È un amo, quello lanciato da Conte, cui Putin abbocca volentieri, dichiarando che “non ci sono remore di carattere politico sull’acquisto dei titoli di stato italiani dal fondo sovrano russo”, sebbene “oggi non ne abbiamo discusso”. Come dire: la Russia, pur non intromettendosi nelle vicende interne all’Unione Europea, è pronta a fare la sua parte per aiutare un Paese che è a sua volta disposto ad aiutare la Russia nella sua tenzone con l’Occidente.
CAPITOLO LIBIA E NON SOLO
E una mano, all’Italia, la Russia la tende volentieri in uno dei dossier che premono di più a Roma: la Libia. Una delle priorità della visita di Conte a Mosca era assicurarsi una partecipazione qualificata del governo russo alla Conferenza sulla Libia in programma a Palermo i prossimi 12 e 13 novembre. Un summit che rappresenta, forse, l’ultima possibilità per risolvere il puzzle di una crisi che si trascina da sette anni senza prospettive di risoluzione all’orizzonte. Ma se Conte puntava direttamente ad una presenza di Putin a Palermo, le sue aspettative vengono almeno parzialmente deluse. Non “so”, dichiara il presidente russo, “se potrò partecipare personalmente alla Conferenza”. La Russia, in ogni caso, appoggia “gli sforzi dell’Italia per la crisi in Libia” e assicura la presenza nel capoluogo siciliano di una delegazione di “alto livello”. Sembra sfumare, dunque, la possibilità di vedere Putin e Trump allo stesso tavolo in Italia. Dal presidente americano del resto non è arrivato alcun riscontro all’invito che lo stesso Conte gli ha esteso a margine dell’Assemblea Generale Onu dello scorso settembre, nonostante il giorno prima della Conferenza di Palermo il presidente Usa si troverà in quel di Parigi per partecipare alla cerimonia di commemorazione dell’armistizio che pose termine al primo conflitto mondiale.
GLI ACCORDI COMMERCIALI
L’Italia, in ogni caso, può consolarsi con i tredici accordi commerciali siglati al Cremlino per un controvalore di un miliardo e mezzo di euro, protagonisti grandi nomi dell’economia italiana come Enel, Pirelli, Barilla, Gruppo Ferretti, Techint, Adler, Bio.On, Fornovo, Coparm. Spunta anche, in una nota del Cremlino, la prospettiva di una “partecipazione dell’Italia nei progetti delle forniture del gas russo in Europa attraverso la rotta Sud”. Musica nelle orecchie di Conte, il cui passaggio a Mosca è stato studiato in primo luogo come viatico per un rafforzamento dell’interscambio con Mosca.
L’IMPEGNO DEL FONDO SOVRANO RUSSO
“L’arrivo del premier Conte apre la possibilità alla realizzazione di nuovi progetti. Amplieremo la nostra partnership con Anas, e investiremo nel gruppo Adler, leader mondiale nella produzione di componentistica per auto. Un altro accordo investe nello sviluppo di nuovi materiali per la costruzione di navi con il gruppo Ferretti, leader mondiale per yacht e navi da diporto. Con Cdp Equity lavoriamo attivamente – conclude – al rilancio degli investimenti nell’ambito delle nostre piattaforme comuni”, ha detto Kirill Dmitriev, presidente del fondo russo sovrano Rdif, in un’intervista al Sole 24 Ore.
CONCLUSIONE
Un miliardo e mezzo non sarà tanto, in considerazione dei forti volumi di export andati perduti con l’imposizione delle sanzioni, ma sono sempre un risultato di peso in un ambiente internazionale nel quale la Russia è considerata come un paese da cui disinvestire e un paria da cui stare alla larga. Conte può tornare a casa soddisfatto.