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Angela Merkel

L’eredità del merkelismo

Che cosa si legge nel saggio di Letizia Tortello e Alessandro Politi "Goodbye Merkel. Perché per 16 anni ha comandato lei" (Edizioni del Capricorno). L’articolo di Giuseppe Gagliano

Nella prima parte l’autrice – Letizia Tortello, giornalista de La Stampa – illustra con dovizia di particolari i più salienti aspetti della biografia della cancelliera tedesca e anche la sua visione globale della politica.

Una delle considerazioni di natura politica che la cancelliera tedesca formula è quella secondo la quale non ci si può permettere di essere distratti quando si è convinti di una via da seguire; infatti essere irresoluti non ispira fiducia e cambiare idea ogni giorno non è certamente la strada per poter raggiungere un successo politico.

In secondo luogo, grazie alla sua esperienza all’interno della DDR, la cancelliera ha dovuto affrontare nella sua vita numerose crisi e ha imparato che nelle relazioni bilaterali bisogna evitare posture di rotture alla Trump ma bisogna saper pilotare a proprio vantaggio le crisi. Significativo, a nostro giudizio, il fatto che la Merkel non abbia mai condannato la politica totalitaria della DDR, ma sia passata da un regime all’altro senza traumi. E questo rivela, indipendentemente dalla ricostruzione che ne fa la autrice, il suo carattere pragmatica e dunque a volte opportunista.

In terzo luogo, sul piano della UE, la cancelliera ha sottolineato spesso che la politica europea è in realtà parte della politica interna e ha invitato più volte, con veemenza in conferenze e dibattiti, i giovani a riflettere su quanto sia grande il progetto dell’Unione, avvertendo fin dalla crisi dell’euro e dei migranti che la riconciliazione tra nazioni che sono state ostili per secoli dev’essere sostenuta.

Sia chiaro tuttavia l’aumento dell’importanza della Germania in Europa come la Merkel non è stato legato solo ai risultati economici, ma anche alla sua persona. Grazie alle debolezze dei presidenti francesi Sarkozy e Hollande, e in seguito alla Brexit, ha dovuto e voluto vestire il ruolo di mediatrice e arbitro fino a diventare la chiglia dell’Europa.

Sotto il profilo della sua ascesa politica la Tortello sottolinea opportunamente come a soli 36 anni diventa ufficialmente membro del Bundestag ed è consapevole che con Kohl la sta preparando per un ruolo all’interno del governo. Infatti, le darà il ministero della gioventù e della famiglia (un ministero che non presterà particolare interesse da parte della cancelliera Merkel). Grazie alle dimissioni di Lothar de Maizière, l’11 settembre 1991, dovute allo scandalo del collaborazionismo con i servizi segreti sovietici, Angela diventa vicesegretaria del partito, a soli due anni di distanza dal suo ingresso in politica. Ma sarà anche grazie ad un altro scandalo che l’ascesa della cancelliera sarà determinante e sarà favorita. Come illustra nel dettaglio l’autrice nel 1999 “monta la vergogna per alcune donazioni in apparenza illegali, per un totale di un milione di marchi tedeschi, da parte di un lobbista e trafficante d’armi canadese, Karlheinz Schreiber. Il sospetto è che l’uomo abbia consegnato soldi in un parcheggio a Bodensee, nel Sud del Paese, vicino al confine austriaco. Il 5 novembre, il tribunale di Augusta, nel Sud della Baviera, emette un mandato di arresto per Walter Liesler Kiep, tesoriere della CDU dal 1972 al 1992. Gli inquirenti sospettano che il burocrate non avesse dichiarato le donazioni del lobbista Schreiber alla Commissione Elettorale Federale. Schreiber si difende, sostenendo che si tratta di una tangente intesa a persuadere il governo ad approvare una vendita di carri armati tedeschi e Airbus all’Arabia Saudita, e che lui è stato soltanto un intermediario tra gli arabi e la CDU. C’è però anche un’altra accusa a carico del partito: pare non abbia pagato le tasse relative a un’altra donazione, che non sarebbe stata – di nuovo – segnalata. Stavolta la donazione proviene dalla Francia. La commissione parlamentare convoca Kohl e l’ex segretario generale del partito, Heiner Geißler, accusati di violazione delle leggi elettorali e delle norme fiscali in nome di una tangente. Le audizioni rivelano che il denaro non è stato registrato. È vero, l’ex cancelliere non aveva guadagnato personalmente dall’affare. Per questo, il suo entourage pensa che la questione possa essere dimenticata in fretta, nonostante la cifra enorme non dichiarata e le implicazioni politiche dell’affaire francese: 40 milioni di euro pagati dall’allora governo di François Mitterrand per l’acquisto di una compagnia petrolifera della Germania Est da parte dell’azienda parastatale Elf Aquitaine, di cui 15 milioni sarebbero stati versati direttamente alla CDU per la campagna elettorale di Kohl del 1994”. Ebbene, la Merkel utilizzerà questo scandalo per liquidare il suo mentore: “Dopo una vita politica così lunga, è davvero troppo chiedergli di dimettersi da un giorno all’altro e lasciare il campo interamente ai suoi successori, i più giovani. Ma il partito deve imparare a camminare, avere fiducia in se stesso per affrontare la lotta anche senza il vecchio cavallo di battaglia. Come qualcuno che attraversa la pubertà, deve staccarsi da casa”.

La ripetuta insistenza sull’importanza del compromesso, sottolineano gli autori, è uno degli aspetti centrali della politica attuata da Angela Merkel. La ricerca di compromessi non è la ricerca del minimo comun denominatore, ma è l’unico modo per arrivare a soluzioni comuni in cui tutti possano identificarsi ha sempre sostenuto la cancelliera.

Naturalmente esiste un limite alla politica del compromesso come sottolinea l’autrice: “Vi sono comunque limiti per lei nella ricerca del compromesso: con gli antisemiti, gli estremisti di destra e i despoti alla Gheddafi, Mugabe o Assad, infine con i negazionisti del virus radunatisi sotto la bandiera dei Querdenken (‘pensatori laterali’), non è stata mai disposta”.

Per quanto riguarda il problema dell’immigrazione l’atteggiamento della cancelliera tedesca è certamente mutato come rileva Tortello: “All’inizio la sua idea era ben lontana dall’aprire le porte del Paese ma voleva invece chiudere i confini dell’Europa tutta, per lasciare libero il mercato interno. Intendeva trovare un modo per evitare che i profughi, attraverso la Grecia, venissero nella UE. Così, i suoi consiglieri lavorarono giorno e notte per capire come blindare i confini esterni, trattando con Turchia, Marocco, Tunisia e persino con la Libia”.

Ma nel 2015 avviene la conversione politica: la cancelliera decide nei giorni successivi, nella notte tra il 4 e 5 settembre, di far entrare ottomila rifugiati che premono in Ungheria, bloccati da Orban.

Da un lato attraverso gli accordi con il presidente turco, ma dall’altro anche attraverso la ristrutturazione dell’ufficio immigrazione, il problema dei rifugiati trova una soluzione che certamente costerà molto cara sul piano economico alla Germania. Infatti, dopo cinque anni solo la metà dei migranti che hanno fatto domanda di asilo nel 2015 ha ottenuto un lavoro. L’integrazione di un milione e mezzo di profughi entrati in Germania dal 2013 a oggi è costata al governo tedesco tra i 13 e i 16 miliardi, lo 0,4% del PIL.

Nella seconda parte Alessandro Politi – direttore della Nato Foundation – dà una valutazione spregiudicatamente realistica sulla possibilità anzi sul fatto che la crisi economica globale fosse prevedibile, infatti esistevano indicatori in questo senso molto chiari da parte di autorevoli istituzioni sia italiane che estere. E come fece il presidente Obama a salvare il proprio paese da questa crisi? Ce lo spiega con grande chiarezza l’autore: “Obama fu rieletto presidente a furor di banche perché, completando il sacrificio di Lehman Brothers (una grande compagnia finanziaria mondiale) come capro espiatorio, avviato da Bush, aveva salvato tutto il sistema finanziario, coprendo i buchi con il denaro pubblico della banca centrale americana. Ma uno degli effetti di questa scelta – sottolinea l’autore – sarà la crescita della ‘finanza ombra’, cioè un sistema finanziario non bancario, in pratica una zona grigia legale. Ma quali sono i numeri reali di questa finanza ombra si domanda l’autore? “Nel 2015 erano 34 trilioni di dollari, cioè una volta e mezzo il prodotto interno lordo degli USA”. Ora, di fronte a una crescita così enorme, né Obama né gli altri presidenti fecero delle leggi ad hoc. Per una ragione molto semplice poiché la finanza ombra è di grande importanza per l’economia americana. Questo significa che nel sistema americano le banche di risparmio possono portare in essere speculazioni finanziarie su grandissima scala utilizzando i soldi dei correntisti. Inoltre, queste grandi complessi bancari possono comprare debito e rivenderlo in prodotti finanziari sempre più rischiosi. E cosa dire delle famigerate agenzie di rating che sottolinea l’autore non senza ironia sono molto attente al debito di uno Stato soprattutto quello italiano ma guarda caso sono molto più elastiche nel valutare prodotti che poi vengono definiti tossici. D’altra parte sottolinea l’analista Politi: “Partiamo da un semplice fatto: le tre grandi agenzie di rating occupano almeno il 95% del mercato mondiale, sono un oligopolio e, benché formalmente sottoposte alla legislazione dei paesi in cui hanno sede, sono di fatto irresponsabili per eventuali danni di reputazione che possono provocare (il peggio che possa capitare è pagare una multa). Il vero problema di queste agenzie è che sono pagate dai clienti che devono valutare e questo crea un intrinseco conflitto d’interesse, perché il valutatore vuole in definitiva mantenere viva la sua gallina dalle uova d’oro. Quale scuola privata boccia il suo allievo pagante? L’altro problema è che sono concentrate in due paesi (due sono americane e una angloamericana), il che crea un oligopolio non solo di mercato, ma geopolitico e geoeconomico. Altro che untori, sono il braccio potente di una proiezione di potenza politica ed economica sulla carta del mondo”.
Ebbene come affrontò la crisi la cancelliera?

La cancelliera non perse tempo a far varare nell’agosto del 2008 leggi per limitare i rischi finanziari e nell’ottobre arrivò a dichiarare ufficialmente garantiti dallo Stato i risparmi privati di ogni risparmiatore in qualunque banca del territorio tedesco. Vennero subito dopo un primo pacchetto congiunturale e un incentivo di rottamazione delle automobili (gennaio 2009) per sostenere l’industria nazionale.

A seguito di questi provvedimenti vi saranno poi delle implicazioni operative di grande rilievo: “A settembre la BCE comincia a comprare effettivamente i titoli di Stato dai paesi in crisi e sotto attacco, e nello stesso mese la Corte Costituzionale tedesca dichiara costituzionali gli aiuti del Meccanismo Europeo di Stabilità. La fase acuta della crisi era stata superata e anche il dibatto interno tedesco si diede pace”.

Sul fronte del problema immigrazione il suo contributo nel contesto europea è stato certamente fondamentale ponendo l’enfasi sull’importanza di alcuni principi fondamentali della costituzione europea: “Una costituzione umana in cui vige il diritto fondamentale all’asilo per i perseguitati politici e per tutti quelli che fuggono dalle guerre. Il secondo principio è quello della dignità di ogni singola persona: non importa se cittadino dello Stato o no, da dove e perché venga e con quali prospettive di essere accolto come bisognoso d’asilo”.

Il 4 settembre decine di migliaia di profughi arrivano felici alle stazioni tedesche in festa. Ma perché la cancelliera ha accettato un afflusso così rilevante di Immigrati?
Ma naturalmente per ragioni economiche. Non è un caso infatti che: “L’associazione degli industriali a Berlino comincia a inquietarsi per la carenza di manodopera, specializzata e non. Merkel ha preso buona nota, perché il suo è un Paese con un fortissimo export di manufatti industriali e quindi ha capito che, senza una robusta iniezione d’immigrati, si perdeva di competitività soprattutto rispetto alla Cina e altre nazioni con tante maestranze. Nel 2019 dati ufficiali rendevano conto di un buco di 1,2 milioni di posti di lavoro e istituti di ricerca specializzati calcolavano almeno un fabbisogno di 440.000 lavori che non possono essere svolti in alcun modo da lavoratori tedeschi, per il semplice fatto che non ci sono”.

Appare allora adeguato il giudizio dato dal periodico inglese Guardian: “La posizione umana di Angela Merkel sulla migrazione è una lezione per noi tutti. […] La dirigente politica tedesca si è levata per essere tenuta in conto. L’Europa dovrebbe seguirla. […] Vuole mantenere la Germania e l’Europa aperte, per accogliere con una normale umanità i richiedenti asilo legittimi, mentre sta facendo del suo meglio per fermare gli abusi e mantenere i flussi entro proporzioni gestibili. Ciò richiede una risposta europea”.

Veniamo adesso alla politica energetica seguito della cancelliera. Da convinta nuclearista dopo l’incidente di Fukushima la cancelliera tedesca decide che la Germania deve abbandonare il nucleare come dimostra chiaramente la commissione etica che riassume il suo lavoro in pochi punti chiari: • bisogna uscire dal nucleare nel giro di un decennio; • esistono opzioni meno rischiose; • il portafoglio delle alternative include vento, sole, acqua, geotermia, biomassa, aumentata efficienza e produttività delle fonti energetiche e l’impiego ecologicamente corretto delle energie fossili; • stili di vita differenti sono necessari per rispettare la natura come base della creazione. Com’è ovvio, l’opposizione non può che convenire. C’è solo un dettaglio che è rilevante, una volta che si è decisa la fine del nucleare e la svolta energetica come rimpiazzare 8,5 gigawatt di energia nucleare? L’ Unica alternativa è quella di costruire una lenta e graduale sinergia ,nonostante tutte le profonde differenze sulla questione della Crimea, con Putin attraverso il Nord Stream 2.

Per quanto riguarda le relazioni bilaterali con gli USA queste subirono una incrinatura profonda a causa delle rivelazioni di Snowden con Prism. Con una certa ironia ma anche con assoluta franchezza Alessandro Politi sottolinea: “Mentre la CIA fa i film, l’NSA ha creato nel corso di decenni capacità d’intercettazione delle comunicazioni a livello mondiale e il suo programma Prism, insieme a un folto gruppo di altri programmi e strumenti, permette di penetrare qualunque comunicazione civile via cavo, satellite, onde radio, ascoltando e registrando ogni conversazione anche cifrata. Quando vi dicono che la vostra comunicazione su un social è cifrata, non lo è per l’NSA in base a specifiche pressioni e progressi tecnologici e, se vi dicono che su un cloud i vostri dati sono al sicuro, be’, è spesso un atto di fede. L’NSA non è sola e il suo confratello più vicino è britannico e fa lo stesso con il suo programma Tempora, mentre della concorrenza fanno parte cinesi, francesi, israeliani, russi e tutto il resto del mondo”.

Come reagisce la cancelliere a tedesca? “Senza mezzi termini e con volto plumbeo, Merkel fa sapere che il rapporto di fiducia è stato guastato in modo grave, tanto più che la riunificazione ha fatto fare alla Germania un salto di qualità nella fiducia verso l’America. Insomma, semplicemente non è accettabile spiare un alleato. La posizione è sottolineata dal suo ministro degli Esteri e rincarata dal ministro degli Interni: lo spionaggio è un reato, commesso in Germania infrange la legge e la sovranità”. Poi come di consueto, attuando una politica di compromesso tipica del suo modus operandi, la cancelliera tedesca invia il coordinatore dei suoi servizi segreti negli Stati Uniti allo scopo di comprendere i dettagli. Quale sarà il risultato di questa visita? Secondo quanto dichiarato dalla cancelliera l’agenzia di intelligence americana non avrebbe danneggiato in alcun modo gli interessi nazionali tedeschi …. Ma i dubbi rimangono. E molti.

Sul fronte della politica bilaterale la politica della cancelliera è stata ispirata a uno spregiudicato pragmatismo come sottolinea Alessandro Politi: “La politica cinese della cancelliera è stata bollata di ‘Merkantilismo’, ma non è soltanto questo, anche se le è stato rinfacciato più volte di chiudere tutti e due gli occhi su diritti umani e clima. Ormai la conosciamo bene, non crede nelle politiche muscolari, non sa a che serva la potenza militare e ne fa a meno il più possibile, usa le sanzioni se strettamente necessario e crede che soltanto un paziente ingaggio politico, diplomatico ed economico arrivi a cambiare qualcosa nel medio-lungo periodo, senza illusioni su improbabili «cambi di regime», convinta che alla lunga si evitino i danni maggiori trattando quasi a oltranza”.

Infatti, sarà proprio la cancelliere a proporre il CAI (Comprehensive Agreement on Investment) firmato tra Unione Europea e Cina nel dicembre 2020. Che cosa determina un accordo di questo genere? Questo accordo: “offre un nuovo quadro normativo per gli investimenti tra le due parti, migliorando le condizioni di accesso ai mercati; la sua principale caratteristica è di offrire una maggiore certezza del diritto alle imprese europee. In pratica, è un importante passo avanti per adeguare imprese e mercato cinesi a livelli di maggiore trasparenza e competitività su un piano di parità, salvaguardando le norme europee in settori delicati come energia da fonti convenzionali, agricoltura, pesca, audiovisivi e servizi pubblici. Purtroppo la ratifica del documento è venuta meno. La reazione non si è fatta attendere non solo con controsanzioni, ma con la mancata ratifica dell’accordo a metà luglio 2021 e con l’orientamento degli europarlamentari verso la concessione di un accordo sugli investimenti a Taiwan. Senza contare l’inevitabile confronto con il neopresidente Biden”.

In definitiva si chiede Politi qual è il lascito della cancelliera tedesca? Proprio la Dichiarazione di Washington, pone le basi per la continuazione della relazione nel breve e medio termine. I punti essenziali sono: • l’impegno comune nei principi, valori e istituzioni democratiche; • la difesa di un modo aperto e libero di autodeterminarsi; • un’Europa unita, libera e in pace (impegno garantito nella NATO); • regole, norme e parametri sulle tecnologie emergenti indirizzati verso la libertà e non verso la repressione; • la responsabilità nel guidare verso risposte globali a sfide comuni (clima, salute e connessa sicurezza, resilienza, economia globale equa, inclusiva e regolata, sostenibile).

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