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Perché la Lega di Salvini ha un posto in prima fila nel governo Draghi

Obiettivi e aspettative della Lega di Salvini con il governo Draghi. La Nota di Paola Sacchi

Quel Giancarlo Giorgetti, numero due leghista, neoministro allo Sviluppo economico, seduto dall’inizio alla fine alla destra di Mario Draghi, qualcosa starà pure a significare. L’iconografia in politica non è mai un caso.

Tant’è che in serata quando “SuperMario” fa la replica, alla sinistra del premier si affianca con una certa abile ansia il capo pentastellato, ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Già, era neppure due anni fa e sembra davvero un’altra era politica..”.

Il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, uomo potente della Lega di ieri e di oggi, si gusta la scena e ammette la rivincita che di fatto con il premier Mario Draghi si è presa la sua Lega.

Risponde “il Calde” (come lo chiamano dalle sue parti bergamasche) in questo modo, sottolineando che siamo “in un’altra era politica “, alla cronista che gli fa notare la differenza con il trattamento che sempre qui in Senato, nel pomeriggio del 20 agosto 2019, volti abbronzati, secchielli di sabbia lasciati al Papeete o a Capalbio e in qualsiasi altro lido italiano, ricevette Il leader leghista Matteo Salvini.

Un pomeriggio rovente, di accuse acuminate di “irresponsabilità”, con tanto di “E tu, caro Matteo” e dita puntate un po’ inelegantemente sulla spalla, da parte dell’allora premier Giuseppe Conte. E Salvini sempre con l’espressione paziente della serie: guarda che devo sopportare per aver detto no al blocco della Tav. La vera ragione per la quale il Conte 1 cadde.

Di Maio era anche allora alla sinistra di quel premier. Mentre Giorgetti, ancora per poco sottosegretario alla presidenza del Consiglio, stava nei banchi più giù con tutta la sua serie di faccette, enigmatiche, ma neppure troppo.

Indimenticabile una in cui sembra, con un eloquente ironico sorriso, rispondere “caspita, pure questo! ” a un Conte che citò pure un Barbarossa pur di attaccare Salvini.

La musica è cambiata decisamente. Ora Giorgetti sta lì, come una roccia, sempre fisso alla destra di “SuperMario”, con la sua cravatta verde discreto “padano”, da “Richelieu padano”, secondo la vulgata.

Annuisce ” il Gianca”, così chiamato da sempre in Lega, quando “Mario”, come per sua stessa ammissione a il Corriere della sera chiama da un bel po’ di tempo il premier, parla di “amore per l’Italia”, di ancoraggio Euro-Atlantico del nostro Paese, dove l’immigrazione deve essere regolata da norme “pro-quota” europee. E Salvini in serata rivendica il principio per il quale si è sempre battuto, ricorda che la Lega in nome di “crescita, sviluppo, ambiente ma non in modo ideologico” ha deciso di scommettere su Draghi, “oggi è un bel giorno”.

Tutto torna alla fine. Calderoli scherza con la cronista “legologa”, esaltando le capacità diplomatiche di Giorgetti: “Giancarlo annuisce sempre”.

Gaetano Quagliariello, fondatore di “Idea”, senatore e storico raffinato, risponde alla cronista: “Fratelli d’Italia ci chiede di fare un intergruppo di centrodestra? Ma già lo abbiamo nella netta maggioranza delle Regioni. No a ripetizioni meccaniche. Oggi cambia proprio tutto. Draghi ha citato Cavour? E ci credo, Cavour fece l’Italia”.

Intanto, da Gemonio, il fondatore della Lega Nord, presidente a vita, Umberto Bossi si rifà vivo con una significativa dichiarazione di “benedizione” al governo Draghi. Cittadino peraltro onorario di Città della Pieve, nell’Umbria della civile alternanza tra sinistra e destra.

Senza sfracelli, stile Draghi. 262 i si, alla fine. Un po’ meno di Monti. Ma Draghi non è mari e monti.

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