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Tunisia

Le ultime sciocchezze che ho sentito su Draghi

Il commento di Polillo

 

Il disappunto di Marco Travaglio nei confronti di Mario Draghi è comprensibile. Quest’ultimo è stato, seppure in modo involontario, uno degli artefici del “Conticidio”, avendo preso il posto dell’Avvocato, dopo esservi stato chiamato da Sergio Mattarella. Non vi può essere perdono per chi ha contribuito a colpire l’oggetto del proprio grande amore. Fa solo tenerezza vedere il direttore del Fatto quotidiano alle prese con gli attestati di stima pervenuti da mezzo mondo, a favore dell’attuale Presidente di consiglio italiano. Da lui tentati di esorcizzare con battute all’agro-dolce, che nascondono un’intima sofferenza.

Sorprende invece che anche sulla sponda del centro-destra si tenti di imitare quella cattiva scuola di pensiero. Correndo il rischio di scambiare lucciole per lanterne. Di rappresentare una fase della vita politica italiana, che è l’esatta negazione di quanto realmente sta accadendo. Tra le ultime prese di posizioni, in ordine di tempo, quella di Antonio Socci, dalle colonne di Libero. Francamente inconsistenti le sue argomentazioni.

La tesi centrale è che mercoledì prossimo, dopo il dibattito in Parlamento, Draghi è destinato comunque a sbagliare. Nel caso in cui i 5S confermassero la fiducia, non può rimanere, né andarsene. Nel primo caso la “sua decisione di dimettersi – giovedì 14 luglio – apparirebbe “una decisione avventata, una leggerezza poco responsabile, una dimostrazione di dilettantismo e scarso senso dello Stato”. (Da che pulpito!) Ma se anche i contiani rimassero fuori, e Draghi avesse comunque la fiducia, allora, sarebbe comunque difficile giustificare le dimissioni. “Un governo tecnico deve andare avanti finché ha la maggioranza in Parlamento. Quindi la sua giustificazione risulterebbe pretestuosa”.

Ma quando mai? Per il “nostro”, Draghi è semplice routine. Dirige uno dei tanti Governi della Repubblica. Nessun riguardo per le parole, tutt’altro che ordinarie, usate dal Presidente della Repubblica per giustificarne l’investitura. Dovendosi trattare di “un governo di alto profilo”, che non doveva “identificarsi con alcuna formula politica”. Tesi poi avallata dal voto di fiducia in Parlamento. Giuseppe Conte, con una tecnica durata settimane, ha cercato semplicemente di “normalizzarlo”, di ricondurlo ad un normale Governo politico. Non gli è riuscito, ed allora ha deciso il voto di sfiducia mascherato, uscendo dall’Aula di Palazzo Madama. Costringendo i suoi stessi ministri all’auto castrazione. Un Guinness dei primati.

Le conclusioni di Socci sono che Draghi cerchi solo un pretesto “per scappare”. Fugge perché: “la situazione dell’Italia dopo un anno e mezzo del suo governo è più grave del febbraio 2021”. Il che, Monsieur Lapalisse, è indiscutibilmente vero. Sennonché allora il prezzo di un barile di petrolio (Brent) era di 65,8 dollari. Ieri aveva raggiunto i 101,13. Ancor peggio era andata per il gas con un salto da 0,193 €/Smq a 1,098. Quasi sei volte tanto. Il tasso d’inflazione del 2020 era stato pari a meno 0,2 per cento, oggi siamo a più 8 per cento. Putin, dal canto suo, meditava ferocemente sul da farsi, ma le armi tacevano in Ucraina.

Situazione indubbiamente più difficile, quella odierna. Dovuta soprattutto ad un contesto internazionale che sta mettendo in ginocchio gran parte dell’Occidente. Ma anche la Cina non sta poi così bene. In questo marasma, Draghi può rappresentare un valore aggiunto, oppure è una iattura? La stima generale di cui gode è un vantaggio oppure l’Italia deve pregare perché al timone torni Giuseppe Conte? Che, in un solo anno, ha portato il debito pubblico italiano dal 134,1 per cento del Pil, al 155,3. Un balzo record di oltre 21 punti, che non ha precedenti nella storia italiana del secondo dopo guerra.

La seconda ragione, sempre secondo il “nostro”, è il timore che “in autunno potrebbe emergere un colossale malcontento popolare contro lui ed il suo governo in carica da quasi due anni. Sarebbe rovinosa per la sua immagine internazionale”. Davvero? Non è solo uno sciocco processo ad intenzioni, tutt’altro che dimostrabili? Come pure la terza illazione: “Draghi sarebbe proiettato verso mete (e poltrone) più alte a lui congeniali”. Insomma, gratta gratta, ed ecco che spunta il grillino. Di destra o di sinistra: ha poca importanza. Decisivo è un comune sentimento anti casta.

Ed infine una chiosa quasi quasi moscovita: Ll’UE traballa con una Francia e una Germania in panne, a cui si aggiunge il crollo della leadership di Johnson in Gran Bretagna. Un fallimento generale da cui Draghi, probabilmente, vorrebbe scappare prima possibile”. A ulteriore conferma che l’Italia può essere abitata solo da pecoroni e da una élite che si dà a gambe levate davanti al nemico.

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