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Giorgetti

Le ultime (penose) berlusconate

Le sortite di Berlusconi su Putin e non solo commentate dai principali quotidiani. I Graffi di Damato

A parte quel “Nano”, con la maiuscola, del repertorio neppure tanto originale di Beppe Grillo, almeno per chi ricorda le campagna del secolo scorso contro Amintore Fanfani, detto anche “il mezzo toscano” per alcuni centimetri negatigli da madre Natura, bisogna riconoscere che Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano non ha infierito con quelle “Berluscomiche” del titolo di copertina contro l’ex presidente del Consiglio. Che è stato accusato senza mezzi termini dal Corriere della Sera di “boicottaggio” del governo in formazione. “Berlusconi straparla”, ha titolato la Stampa, “la mina Berlusconi” la Gazzetta del Mezzogiorno.

In fondo, sia pure molto in fondo, il giornale geneticamente più antiberlusconiano come può essere considerato quello diretto da Travaglio non ha mostrato di voler prendere sul serio l’ex presidente del Consiglio con le anticipazioni sui ministri forzisti, le rivelazioni sui rapporti personali appena ripresi con Putin e la dipendenza del convivente della Meloni, e padre della loro figliola, da una televisione del Biscione, in un misto fritto di pessimo gusto, a dir poco. Il Fatto non si è spinto a quel Berlusconi “problema di sicurezza nazionale” avvertito, denunciato e quant’altro da Domani, il quotidiano col quale Carlo De Benedetti si consola di non essere più l’editore di Repubblica.

“Silvio, fermati !” gli ha gridato dalle colonne di Libero il pur dichiaratamente amico ed elettore Alessandro Sallusti avvertendolo che “avanti così finisce male” davvero. Un altro ex direttore del Giornale di famiglia, Maurizio Belpietro, gli ha rimproverato dalla prima pagina della Verità di avere “ributtato tutto all’aria”. Più comprensivo, e soprattutto solidale, è stato eroicamente -direi- il direttore in carica del Giornale Augusto Minzolini scommettendo, nonostante tutto, sulla formazione del nuovo governo di centrodestra, il primo a guida femminile, già in questa settimana: “Non un’opzione, ma un obbligo, un dovere”, ha scritto il mio carissimo amico Augusto. Che si aspetta evidentemente da Giorgia Meloni, per non parlare del presidente della Repubblica con le sue prerogative di nomina, più senso di responsabilità, o patriottismo, del Cavaliere, il nuovo scorpione -direi- della favola della rana di Esopo. Lo scorpione che punge il suo salvagente nell’attraversamento del fiume, anche a costo di annegare, perché “è nella mia natura”.

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