Quanto sono sicure le telecamere a cui ci esponiamo ogni giorno? Poco, stando a quanto rilevato da Report nel servizio “L’occhio del Dragone“. La pandemia ci ha abituato a passare numerosi controlli biometrici e a sottoporci a telecamere intelligenti che rilevano se abbiamo la febbre o se portiamo bene la mascherina. Queste telecamere, però, se non sono controllate rischiano di esporci a gravi rischi di violazione della privacy.
Chi fornisce le telecamere intelligenti a ministeri, aziende strategiche, siti sensibili come Malpensa e Fiumicino, alla Rai?#Report da rivedere
“L’occhio del Dragone”
di @GiulioValesini e Cataldo Ciccolellahttps://t.co/0rXfjcImjJ— Report (@reportrai3) May 10, 2021
L’esperimento in Rai
I giornalisti di Report hanno fatto un esperimento con le telecamere che ogni giorno controllano gli ingressi dei dipendenti della Rai. Con Francesco Zorzi, consulente esperto di cybersicurezza, sono penetrati nel sistema di video sorveglianza della Rai per capire cosa accade ai dati catturati dalle telecamere ogni volta che riescono a connettersi alla rete. La scoperta non è stata affatto rassicurante perché le telecamere parlano tra di loro, si inviano i dati e, se connesse a internet, aprono la connessione con un soggetto esterno, un server situato nella regione dove ha sede Hikvision, l’azienda produttrice delle stesse. Inoltre le telecamere Hikvision più tecnologiche utilizzate per il riconoscimento facciale, quelle in dotazione alla Rai, sono dotate di una memoria aggiuntiva con la quale hanno effettuato registrazioni parallele a quelle aziendali. Gli apparecchi sono capaci di inviare tali dati alla casa madre sebbene siano all’interno di un sistema chiuso. A rendere ancora più inquietante questo quadro c’è il fatto che lo Stato cinese ha il controllo societario della Hikvision con una quota del 42%.
Telecamere Hikvision comunicano con indirizzi ip cinesi, ma dovrebbero essere chiuse a qualsiasi contatto esterno. La scoperta di #Report sul sistema di videosorveglianza Rai #Report pic.twitter.com/qwS4bnIUaM
— Report (@reportrai3) May 10, 2021
Hikvision: dall’Italia filo diretto con Pechino
Le telecamere di Hikvision sono presenti in numerosi palazzi istituzionali italiani: Ministeri, Tribunali, palazzi dei servizi di sicurezza e addirittura Palazzo Chigi. Queste telecamere, non solo rilevano la temperatura ma ogni singolo dettaglio del nostro volto e del nostro carattere perché sono letti dall’intelligenza artificiale. Report sottolinea che il controllo di Hikvision è nelle mani di CETC, un’azienda dello stato cinese che sviluppa software militari, infrastrutture di difesa, armi elettroniche. Insomma Hikvision è nelle mani di un gigante strettamente legato allo stato militare cinese, l’amministratore è un parlamentare del partito comunista cinese. Massimo Troilo (general manager Hikvision Italia) prova ad allontanare ogni sospetto: “Noi produciamo apparati, è come se si accusasse un produttore di armi di omicidio”.
La decisione del Parlamento Europeo
Il Parlamento europeo ha deciso di spegnere le telecamere della cinese Hikvision perché la società del Dragone è accusata di riconoscimento facciale ai danni della minoranza cinese degli uiguri. La decisione avrà conseguenze anche in Italia: Camera e Senato dovranno cambiare fornitori, così come diverse Procure del Paese.
Un patrimonio di dati raccolti e elaborati con intelligenza artificiale: è il progetto “occhio di falco” voluto dal presidente Xi Jinping. A giugno 2020 il Dipartimento della Difesa USA identifica oltre a Hikvision, altre 19 società come vicine agli apparati cinesi #Report pic.twitter.com/QRweLIlB3k
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La persecuzione degli Uigiuri
In Cina la regione dello Xinjiang è la più sorvegliata del pianeta. Telecamere di Hikvision monitorano la popolazione allo scopo, tra le altre cose, di individuare possibili individui pericolosi e fermarli per tempo. Sorvegliata speciale c’è la popolazione degli Uiguri, una minoranza etnica e religiosa da tempo nel mirino di Pechino. Un ingegnere che ha contribuito a sviluppare il sistema di sorveglianza di massa nello Xinjiang ha spiegato alla squadra di Report come funziona la tecnologia di quelle telecamere. “La specifica struttura facciale degli Uiguri è stata inserita nella banca dati quindi solo le facce degli uigiru sono targettizzate per le analisi – dice la fonte che non si mostra in volto -. Il computer categorizza una persona come normale, preoccupante o pericolosa. Il sistema di riconoscimento analizza le espressioni facciali, controlla se sei nervoso, se corri sarai considerato pericoloso, i servizi di sicurezza arresteranno il soggetto e lo manderanno in un campo di rieducazione o in una struttura detentiva”.
Borghi (Copasir): “Ogni cittadino cinese è potenzialmente una spia”
Nel 2017 Pechino ha emanato nuove leggi sulla sicurezza che impongono impongono a tutti i cittadini cinesi, in qualunque Paese si trovino, di rivelare informazioni sensibili per la sicurezza qualora vengano richieste dal Governo. “L’ordinamento giuridico cinese contempla quattro norme fondamentali che obbligano qualsiasi cittadino cinese a qualunque latitudine si trovi a fornire qualsivoglia genere di informazioni allo Stato, pena il carcere – ha detto Enrico Borghi, membro del Copasir Partito Democratico -. Vale anche per le aziende ma non solo in Cina, anche al di fuori. Se vogliamo dirla in maniera brutale ogni cittadino cinese è potenzialmente una spia”.
L’ordinamento giuridico cinese contempla quattro norme fondamentali che obbligano qualsiasi cittadino cinese a qualunque latitudine si trovi a dover
fornire qualsivoglia genere di informazioni allo Stato, pena il carcere #Report pic.twitter.com/4P9VEWiHxm— Report (@reportrai3) May 10, 2021
L’allerta inascoltato del Copasir
In una relazione di fine 2019 il Copasir avvertì che le aziende di Pechino potrebbero essere costrette a passare le informazioni al loro governo, per questa ragione suggeriva l’esclusione dalla rete italiana dal 5G. E allora perché il nostro Paese è pieno di telecamere della Hikvision anche in luoghi sensibili come porti e aeroporti? Perché costano poco, meno dei concorrenti. Infatti in Italia Hikvision è leader del mercato, negli anni ha piazzato le sue telecamere in luoghi strategici per l’interesse nazionali: ministeri, tribunali, palazzi delle forze dell’ordine, aeroporti. Tuttavia il codice degli appalti prevede che quando si tratta di sicurezza nazionale le forniture possono essere valutate non solo in base all’offerta economicamente vantaggiosa ma anche per il loro alto standard di sicurezza.
Le minimizzazioni del regista della “Via della Seta”
Michele Geraci, docente dell’Università di Nottingham – NINGBO (Cina), è stato uno dei registi dell’adesione Italiana al memorandum della nuova “Via della Seta”. Il ministro Luigi Di Maio lo mise a capo della task force sulla Cina ed è stato sottosegretario allo sviluppo economico nel primo governo Conte in quota Lega. Il professore, che da anni vive in Cina, minimizza circa il rischio di spionaggio attraverso i dispositivi cinesi. “Il rischio di flusso di informazioni c’è sempre – dice Geraci -. La privacy non esiste più per nessuno. Non ho mai visto un documento che provi azioni illecite di queste aziende”.
Trump e Biden mettono al bando Hikvision
Di parere diverso sono i presidenti degli Stati Uniti Donald Trump e Joe Biden che hanno messo al bando Hikvision ufficialmente perché implicata in violazione dei diritti umani ai danni degli Uigiuri ma ma anche per ragioni di sicurezza nazionale. Siti sensibili come uffici governativi sono preclusi a questa azienda, a differenza di quanto avviene in Italia. “Una rete chiusa non permette il controllo da remoto – dice Massimo Troilo (general manager Hikvision Italia) -. Abbiamo dato tutte le garanzie che ci hanno chiesto, non esiste oggi una vera certificazione della cyber. Quello che non è vulnerabile oggi non è detto che non sia vulnerabile domani”.