skip to Main Content

Salvini

Le priorità del Pd sono i rave party?

Decreto anti rave party: fatti e reazioni (di Pd e M5s). La nota di Paola Sacchi

 

Matteo Salvini, ribattendo prontamente su Twitter alle accuse di Enrico Letta per difendere la misura anti-rave illegali del “suo” – nel senso di un tecnico di alto profilo indicato in quota Lega – ministro omonimo Matteo Piantedosi, si è rimesso al centro del tema sicurezza. E lo schema narrativo mainstream un po’ da disco rotto ora lo rimetterà nei panni stereotipati del “guastatore”, del vice che vuole “dettare l’agenda” del premier, come già è stato descritto. Ma cinque anni ormai sono come un’era geologica in politica. E il pragmatismo è il tratto distintivo del centrodestra rispetto alle battaglie ideologiche della sinistra.

L’esecutivo di Giorgia Meloni non è quello giallo-verde del Conte I, che vedeva il centrodestra diviso e che nacque già traballante perché oggettivamente spaccato da due visioni opposte: da un lato la Lega della crescita e sviluppo, dall’altro i Cinque Stelle della decrescita e l’assistenzialismo. Scosse le ha subite nella nascita anche il governo Meloni, innanzitutto quelle “fisiologiche”, come il premier dice a Bruno Vespa, nel nuovo libro La grande tempesta, dovute al passaggio di premiership con Berlusconi.

Meloni elogia il Cav per la “lucidità nel capire le priorità”, per “il discorso bello e importante che sono stata contenta di applaudire in Senato”. Parole di riconoscimento da parte del premier al tempo stesso per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Salvini, con il quale “si è stabilito un rapporto nuovo e diverso”. Prosegue Meloni: “Mi ha aiutato a cercare soluzioni. Franchezza reciproca senza polemiche. Un mediatore? Be’, il fatto di non schierarsi aprioristicamente con Berlusconi mi ha aiutato molto”.

Una descrizione molto lontana e diversa dalla vecchia narrazione che mette l’attivismo anche social del “capitano” contro il premier e presidente di FdI. Poi, è fisiologico che in una maggioranza trainata da FdI, che ha vinto nettamente ma non stravinto sugli alleati, azionisti decisivi, FI e Lega tendano ad affermare il proprio ruolo e identità.

Ma il centrodestra, già insieme in quattro governi Berlusconi e alla guida di 14 Regioni, non da ora ha quello spirito unitario pragmatico sconosciuto allo sfrangiato fronte dell’opposizione. Per cui i distinguo che pure ci sono soprattutto con FI sulla politica pandemica, con i due capigruppo azzurri Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo non favorevoli ad anticipare lo stop al servizio per i medici non vaccinati, o l’attivismo che fa parte della stessa cifra della leadership di Salvini, non appaiono destinati a superare quella soglia sottile, oltre la quale le sfumature diverse diventerebbero fibrillazioni. Anche perché pragmaticamente l’alternativa che sarebbe solo quella di tornare al voto non sfiora neppure il retropensiero di FI ma neanche della Lega, che rischierebbero di perdere ulteriori consensi a vantaggio di FdI.

D’altro canto, lo stato di crisi che paralizza il Pd, lo sfrangiamento dell’opposizione, sono al tempo stesso oggettiva garanzia della stabilizzazione della maggioranza di centrodestra. Salvini, infatti, non per un rito formale, assicura che “la sinistra non ci farà litigare, dureremo cinque anni”. Alle accuse dei dem di “ledere la libertà di manifestare” o di Giuseppe Conte che evoca perfino “lo stato di polizia” – ai quale prima replica il Viminale, ribadendo che si tratta di una norma che non viola affatto il diritto di espressione – Salvini risponde secco che “il Pd è in confusione, la legge va rispettata, indietro non si torna”. Cosa sulla quale la coalizione è compatta, anche se da FI vengono proposte di miglioramento in parlamento della norma anti-rave illegale.

Poi, il ministro delle Infrastrutture traccia in una diretta social la road map di 117 opere da sbloccare, l’obiettivo del ponte sullo Stretto e ribadisce l’agenda degli impegni leghisti sullo stop alla legge Fornero con l’utilizzo di fondi ricavati dalla revisione del reddito di cittadinanza, la flat tax.

Oggi giuramento dei sottosegretari. Domani Meloni a Bruxelles per gli incontri con i vertici Ue. Al centro la richiesta di aggiornare il Pnrr anche alla luce dell’emergenza energetica, che sarà, insieme alla Nadef, propedeutica alla Legge di Bilancio, sul tavolo del consiglio dei ministri di venerdì.

Il governo Meloni accelera. Il Pd appare, invece, alle prese con una battaglia a favore dei rave che non sembra esattamente maggioritaria nelle aspettative dell’agenda del Paese. Pragmatismo contro battaglie ideologiche e drammatizzate per oscurare la crisi di identità di una sinistra che, salvo eccezioni, non affronta da anni il problema della sicurezza.

Back To Top