A leggere certe cronache politiche da e su Cutro, dove si è tenuta la riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri per inasprire “la guerra agli scafisti” e insieme allargare le maglie dell’immigrazione regolare dopo la strage nella notte del 26 febbraio, la foto “opportunity” dell’evento non dovrebbe essere quella della presidente del Consiglio, dei due vice presidenti, dei ministri e del principale sottosegretario di Palazzo Chigi schierati davanti ai giornalisti per la conferenza stampa. Dovrebbe essere invece quella più ristretta di Giorgia Meloni con le dita appoggiate sulla fronte che subisce l’incontenibile Matteo Salvini, riuscito a festeggiare i suoi “primi 50 anni”, come li ha salutati Libero, spogliandola di ruolo e funzioni, cioè imponendole la propria linea. Sua, per esempio, è rimasta la gestione dei porti e della Guardia Costiera, a dispetto della norma del decreto legge, saltata all’ultimo momento, che cercava di aumentare le funzioni del ministro della Difesa, e collega di partito della presidente del Consiglio: il fisicamente gigante Guido Crosetto.
Sue, di Salvini, sarebbero anche certe misure restringenti entrate nel decreto dopo un tentativo fallito di inserirle in un altro provvedimento all’esame del Parlamento. Una giornata, insomma, politicamente “nera” per la premier, come ha titolato il solito Fatto Quotidiano. Ma non solo politicamente, perché qualcuno l’ha messa anche sul piano morale impartendo lezioni, sotto forma di consigli, alla presidente del Consiglio vittima del suo “complesso di colpa”: passata anche per le strade di Cutro, nella sua auto blindata, senza un minimo di vera umanità. Non sentendo, per esempio, l’opportunità di passare prima o dopo la riunione di governo a Crotone, dove giacciono le bare ancora insepolte, e preannunciando invece la convocazione dei familiari delle vittime e dei sopravvissuti a Palazzo Chigi nei prossimi giorni.
Lucia Annunziata, l’editorialista della Stampa alla quale forse la Meloni avrebbe dovuto offrire – chissà – l’incarico di capo ufficio stampa conferito invece a Mario Sechi, ha così commentato un certo nervosismo della premier di fronte alle domande incalzanti e proteste dei giornalisti nella conferenza stampa: “No, signora. L’abbiamo capito che Lei è forte, che lo Stato è presente a se stesso e che le pene sono pronte. Molti di noi tuttavia non dubitano della forza, ma della pietà. Uno dei peluche lanciato contro il corteo delle macchine del governo, era l’orsetto Winnie the Pooh. Dopo il passaggio del corteo di governo, è rimasto sull’asfalto, ignorato e guardato da un poliziotto in tenuta antisommossa. Forse sarebbe bastato fermare la macchina e raccogliere l’orsetto. Pensi che forza in questo salvataggio” dalla strada, mancando l’acqua. Ma se lo avesse fatto, vista certa pratica di giornalismo, qualcuno avrebbe cinicamente accusato la Meloni di avere raccolto l’orsetto solo per portarlo alla figlia, a Roma.