Un tribunale turco ha deciso giovedì 7 aprile di sospendere il processo in contumacia di 26 sauditi accusati della uccisione dell’editorialista del Washington Post Jamal Khashoggi e di trasferire il caso in Arabia Saudita.
GLI AVVERTIMENTI DELLE ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI SUL CASO KHASHOGGI
La decisione arriva nonostante gli avvertimenti dei gruppi per i diritti umani che consegnare il caso al regno porterebbe a una copertura dell’omicidio.
IL TEMPISMO DELLA SENTENZA TURCA
Ma questa sentenza arriva — guarda caso — in un momento in cui la lira turca è in forte recessione economica. Pertanto il non luogo a procedere dal punto di vista giuridico non solo rafforzerebbe l’asse tra la Turchia e l’Arabia Saudita ma consentirebbe alla Turchia di beneficiare di considerevoli finanziamenti da parte dei sauditi.
IL PARERE DELLA GIUSTIZIA AD ANKARA
La scorsa settimana, infatti, il procuratore turco ha raccomandato che il caso fosse trasferito nel regno, sostenendo che il processo in Turchia sarebbe rimasto inconcludente. Il ministro della Giustizia turco ha legittimato questa raccomandazione, aggiungendo che il processo in Turchia riprenderebbe se il tribunale turco non fosse soddisfatto dell’esito dei procedimenti nel regno saudita.