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La Turchia in Siria, il terrorismo e il paradosso della Nato

Il punto di Giuseppe Gagliano

In un articolo precedente avevamo sottolineato il ruolo degli Stati Uniti in relazione alle risorse petrolifere presenti in Siria.

Ma naturalmente il ruolo centrale – almeno fino a questo momento – è svolto dalla Russia e dalla Turchia.

A proposito della Turchia occorre evidenzare alcuni aspetti che spesso sfuggono ad una osservazione e ad un’analisi superficiale della questione siriana.

In prima battuta non va mai dimenticato che la politica di proiezione di potenza in Siria da parte della Turchia non sarebbe stata possibile senza un preventivo accordo sia con la Russia che con l’Iran, accordo questo instabile e soggetto a continue contrattazioni e ridefinizioni che sono iniziate nel 2017 e che sono culminate negli accordi di Sochi.

In Siria come in Libia domina la logica della potenza e delle sfere di influenze.

Sia sufficiente pensare a tale proposito a Idlib: a sud Mosca e Turchia e a nord la Turchia e i suoi collaboratori. Tuttavia la proiezione di potenza turca è tale che tutto il nord-ovest della Siria è controllato dalla Turchia, ma è un controllo questo possibile solo grazie al ruolo determinate del terrorista Abu Muhammad al-Jawlani leader della milizia Ha’yat Tahrir ash-Sham (Hts) e alla sua organizzazione istituzionale nota come il “Governo di salvezza” radicalmente anti-Asad.

Ritornando al ruolo egemonico esercitato dalla Turchia dobbiamo sottolineare innanzitutto l’uso della lira turca nel Nord-Ovest della Siria, ed in secondo luogo il controllo da parte turca dei servizi sanitari, scolastici, postali, così come la distribuzione di acqua, elettricità e combustibile.

Non sorprende che in una situazione di tale natura Ankara stia massicciamente esportando i propri prodotti all’interno della Siria esercitando una sorta di egemonia economica. Infatti sia la fornitura di acqua che di Internet sono controllati dalla Turchia.

Ma tutto ciò è possibile – ancora una volta – grazie alla Banca centrale istituita dalla Hts attraverso la quale transita il denaro turco. Ciò significa che la politica di proiezione di potenza in Siria come d’altra parte in Libia diventa attuabile grazie al sostegno non accessorio ed occasionale ma costante e determinate del terrorismo.

Diventa allora superfluo osservare la paradossalità della presenza della Turchia all’interno della Nato.

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