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La tenaglia Renzi-Zingaretti su Conte e il Recovery Plan già cestinato (dal Pd)

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start, non solo su Conte, Pd, Renzi e Recovery Fund

 

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BREVE ESTRATTO DELL’INTERVISTA DEL SOLE 24 ORE AL MINISTRO DEGLI AFFARI UE, ENZO AMENDOLA (PD), SU CONTE E RECOVERY:

Ministro Amendola, sia lei che il presidente Conte avete detto che la struttura di missione è stata la Ue a chiederla. Quali compiti deve avere?

In questi giorni ho sentito molte inesattezze. La commissione ha chiesto nelle sue linee di guida del 17 settembre, quindi non solo all’Italia, che gli Stati membri individuino un soggetto che svolga il ruolo di coordinatore del Pnrr. Una unità di missione responsabile dell’attuazione in sinergia con i ministeri coinvolti, che assicuri il monitoraggio e il reporting a Bruxelles. La Commissione sottolinea che questa struttura tecnica dovrà avere capacità amministrative, autorità e risorse umane adeguate. Del resto, anche a livello europeo si è creata una task force apposita che lavora insieme ai commissari per rendere operativo questo percorso di investimenti comuni.

La Ue vi chiede che abbia poteri sostitutivi per attuare il piano?

La Ue rimanda agli Stati le definizioni dei poteri delle task force. Per ora c’è un lavoro tra i tecnici dei ministeri per delineare i contorni di una norma che invieremo in Parlamento. Non c’è nessun segreto di Stato o tentativi di golpe, come sento dire. La verità è che i fondi vanno impegnati al 2023 e spesi al 2026, pena la perdita secca se i progetti non si realizzassero.

Lei condivide la soluzione presentata dal Presidente Conte, con la cabina di regia politica a tre, i sei manager responsabili delle missioni e la nutrita task force di tecnici? Ci sono alternative dopo l’altolà di Renzi?

La proposta verrà discussa in Cdm e poi in Parlamento. Tutti potranno proporre soluzioni migliorative, consapevoli però del cronoprogramma. Come in passato, vedi Expo o Ponte Morandi, se obiettivi e rischi sono chiari, le norme vengono di conseguenza.

I sei manager a quali profili devono rispondere? Pubblici, privati, esperti, professori, dirigenti Pa?

I manager avranno un compito molto complicato e lo dovranno fare a tempo pieno per i prossimi sei anni. I nomi saranno scelti in base alle capacità tecniche e alla passione per questa impresa comune. Lavoreranno a stretto contatto con ministeri e livelli amministrativi locali interessati.

Renzi dice che nessuno sapeva nulla del piano presentato da Conte, neanche il segretario Pd. Le risulta?

Io non dichiaro al posto di altri. So solo che il 9 settembre il Governo ha inviato le linee guida in Parlamento, il 13 ottobre il Parlamento ha votato due mozioni. A livello di Governo con i tecnici di tutti i ministeri abbiamo fatto 19 comitati operativi e bilaterali settimanali. Non mi pare un lavoro sconosciuto. Appena il Cdm libererà il testo, questa proposta, sottolineo proposta, sarà inviata alle Camere, a Regioni e Comuni, alle parti sociali per discuterne anche i cambiamenti. L’aggiornamento del piano si concluderà solo in vista della proposta finale, quando sarà finalizzato il Regolamento europeo. Presumo a febbraio.

Per il sistema sanitario ci sono solo 9 miliardi. E lo stallo sull’uso del Mes non aiuta.

Lo stallo del Mes è dovuto all’assenza di una maggioranza parlamentare, c’è poco da girarci intorno. Per l’investimento sulla sanità, sono consapevole delle critiche, ma il Next Generation ha un budget di 196 miliardi ed escluso il 60% per green e digitale vincolati dalla Ue, dobbiamo far fronte anche alle richieste per unire l’Italia con le infrastrutture, potenziare l’istruzione e investire su politiche attive del lavoro e occupazione femminile. Ai 9 miliardi previsti per la linea sanità vanno aggiunti anche altri dedicati all’efficientemente delle strutture ospedaliere. Tra i ministri così come in Parlamento sono sicuro si troverà un equilibrio, ma nel Next Generation non è previsto lo sforamento di bilancio.

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