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Conte Salvini

La memoria corta di certi (ex?) amici di Putin

“La difesa è sempre legittima” lascia spazio a “c’è sempre tempo per il dialogo, sempre!”, l’uso legittimo delle armi cede il passo a “ecco a mandar le armi mi vengono i brividi”. Forse, occorre fare la pace con noi stessi, prima di quella fiscale, dice a Start Magazine Giorgio Provinciali

 

L’autore dell’articolo, Giorgio Provinciali, è nato in Italia e convive da più di dieci anni con la compagna, Alla, nata in Ucraina. Provinciali si occupa d’ingegneria dello sport. “Dopo aver vissuto la realtà ucraina per più di dieci anni, la mia coscienza m’impone di non tacere di fronte a certe storpiature della realtà storica dei fatti sulla guerra in Ucraina”, dice a Start Magazine. (Redazione Startmag)

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IL CORAGGIO DI FARE

La telefonata intercontinentale tra “amici fraterni” c’è sicuramente stata. L’intenzione di mediare, in parte. La richiesta di ”aiuto fraterno” (chiamiamolo pure “братская помощь”), sì. Il silenzio non s’è rotto ma la linea è stata dettata.

Editori, politici, conduttori TV, direttori e penne di alcune testate hanno improvvisamente abbracciato il filone pacifista. Lo Zar chiede ad amici e “amici degli amici” di non alimentare il filone interventista ed ecco schierati interi plotoni di quelli che, coraggiosamente, il Professor Cazzola definisce “pacefondai” (Cazzola, 2022).

Lo Zar è nudo.

Va bene tutto, ma non spalleggiate chi gli spara contro.

Chi sino a ieri scendeva in piazza sostenendo (giustamente) che “la difesa è sempre legittima”, “se uno mi entra in casa, ho tutto il diritto di difendermi” e “se entri a casa mia devi sapere cosa t’aspetta”, si dichiara oggi improvvisamente contro l’uso delle armi, se ad entrare in casa sono missili grandi così. La difesa non è dunque più così legittima?

Sì, magari lo è, ma solo se riguarda noi.

Ecco dunque riproporsi il leitmotiv “ok ma a casa loro, non a casa nostra”, che ha portato voti di pancia e contraddistinto un certo filone.

Forti con i deboli e deboli con i forti.

“Lei spaccia?” non diventa “Lei uccide?”, se il criminale assassino è stato fino a ieri seduto a tavola con noi.

“La difesa è sempre legittima” lascia spazio a “c’è sempre tempo per il dialogo, sempre!”, l’uso legittimo delle armi cede il passo a “ecco a mandar le armi mi vengono i brividi”. Occorre, forse, fare la pace con noi stessi, prima di quella fiscale.

“L’Italia ripudia la guerra” significa che il nostro Paese e i nostri valori mai più saranno AGGRESSORI di Paesi e valori altrui. Ma significa anche che l’Italia s’impegna a DIFENDERE se stessa e quei valori che essa stessa rappresenta, se sono loro ad essere AGGREDITI.

L’Italia porta cicatrici i cui lembi delle ferite non combaciano mai. Noi prima di tutti dovremmo ricordare che, a certi interlocutori poco avvezzi al dialogo, il tempo va toccato subito. Il grido “In nome di Dio, fermate questo massacro!” s’è alzato nella nostra lingua, da quella Piazza San Pietro nel cuore del nostro Paese, a ricordare a noi per primi quali sono i doveri morali imposti alle nostre coscienze.

E noi?

Le sanzioni no, ci danneggiano. Le armi no, ci espongono. Felpe e rosario non arrivano neanche alla frontiera polacca con l’Ucraina, che ad esser letta in faccia è tutta l’ipocrisia su cui si ergono certe uscite di oggi, figlie ripudiate dei motti di ieri.

Churchill si chiedeva “stamattina gli italiani da che parte stanno?”. Siamo maestri, in questo.

Tra falchi di ieri e colombe di oggi, per fortuna, la Storia ci salva in angolo ancora una volta con un Presidente del Consiglio che ci ricorda cosa forse stavamo dimenticando e, con un discorso di altissimo profilo, legge diritti e doveri alle nostre coscienze.

Oggi come mai è ben chiaro che per governare serve il coraggio di fare.

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