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La guerra cyber è cominciata. Parola di ministro (francese)

Ecco come la Francia si attrezza nella guerra cyber. L’articolo di Umberto Rapetto, Generale (ris.) della Guardia di Finanza, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche Dopo l’immortale “Alea iacta est” di Giulio Cesare, a trarre il dado venerdì scorso è stata Florence Parly che venerdì scorso ha pubblicamente dichiarato “La guerre cyber a…

Dopo l’immortale “Alea iacta est” di Giulio Cesare, a trarre il dado venerdì scorso è stata Florence Parly che venerdì scorso ha pubblicamente dichiarato “La guerre cyber a commencé” nel corso del Forum International de Cybersecurite (FIC) nella città francese settentrionale di Lille,

La signora Parly è il Ministro della Difesa francese e – a differenza di altri Paesi dove “uno vale uno” (e si finirà con sottoporsi ad interventi chirurgici eseguiti dal calzolaio dietro l’angolo, nel rispetto della democrazia assoluta) – rappresenta un modello di competenza e capacità in grado di confortare anche i più agguerriti pasdaran dell’opposizione.

Laureata alla “SciencePo” (appellativo confidenziale dell’Institut d’Études Politiques de Paris) e perfezionatasi all’ENA (la prestigiosa École nationale d’administration) e all’IHEE (l’Institut des hautes études de l’entreprise), donna Florence è stata tra l’altro amministratore delegato di SNCF Voyageurs (equivalente oltre confine della nostra Trenitalia), vice presidente esecutivo di Air France Cargo, vice presidente esecutivo della joint venture AirFrance–KLM.

Già ministro della pianificazione finanziaria nel Governo Jospin nel 2000, la Parly ha le idee chiare. “La guerra cibernetica è già cominciata e la Francia si farà trovare pronta” ha tuonato spiegando che il potenziamento del Commandement de la cyberdéfense (Comcyber), della Direction générale de la sécurité extérieure (DGSE) e della Direction générale de l’armement (DGA) passerà attraverso l’immediato arruolamento di mille nuovi combattenti digitali e mediante un investimento tecnologico di un miliardo e 600milioni di euro.

A chi nutre dubbi sull’effettiva possibilità di danni concreti da un simile tipo di conflitto e vede la minaccia ancora lontana, la Parly ha sottolineato che “è solo questione di tempo”.

Rivolgendosi agli industriali del settore della Difesa ha proposto uno sforzo congiunto per proteggere il ciclo biologico nazionale dalla minaccia cibernetica. A comprova della sua determinazione ha annunciato l’avvio di un progetto che – a voler mutuare la storica frase di Obama – suona come Yes, We Hack! e lascia perfettamente intendere che la Francia è pronta a contrattaccare chi prova ad insidiare i suoi sistemi informatici pubblici e privati.

Il generale Bonnet de Paillerets, comandante in capo del dispositivo di difesa cyber, ha elaborato la dottrina della LIO (Lutte Informatique Offensive) ovvero le linee guida operative per utilizzare gli strumenti digitali come arsenale pronto per attaccare un potenziale avversario sfruttando una cooperazione sinergica delle Forze Armate.

Nella terra in cui il computer lo si chiama “ordinateur” e il software “logiciel”, a dispetto dell’inossidabile ancoramento idiomatico ad etimi nazionalisti, si guarda avanti e non si perde tempo.

Se negli ultimi giorni la Francia ha rappresentato il bersaglio per mille strali, forse il contesto cyber potrebbe fornire l’occasione per dimostrare ai non sempre simpatici cugini d’oltralpe che siamo migliori. Si tratta solo di cominciare. Discorsi e promesse difficili da mantenere a questo punto non bastano.

 

Umberto Rapetto

Generale (ris.) della Guardia di Finanza – già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche
Docente universitario, giornalista e scrittore
CEO @ HKAO Human Knowledge As Opportunity 
Consigliere di amministrazione di Olidata con delega alla cybersecurity

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