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Giustizia Nordio

La Giustizia secondo Nordio

“Giustizia ultimo atto” di Carlo Nordio letto da Tullio Fazzolari

 

Ricordare ogni dieci anni Mani Pulite era diventato ormai un rituale anche un po’ monotono. I giudizi ex post oscillavano in maniera schizofrenica da è stata una grande rivoluzione morale fino a è stata una occasione sprecata ma in fondo erano sempre gli stessi. E mentre si celebravano gli anniversari forse non si è prestata sufficiente attenzione ai cambiamenti traumatici che stavano avvenendo nel frattempo. Il risultato è che il trentennale del 2022 coincide con uno dei momenti più difficili nella storia del potere giudiziario: la magistratura è avvelenata da rivalità interne fra singoli personaggi, le procure della Repubblica si fanno la guerra senza nemmeno salvare le apparenze, il Consiglio superiore è spesso criticato per i suoi metodi di autogoverno, il caso del giudice Palamara (risolto in maniera sbrigativa) lascia uno strascico di sfiducia verso l’intera istituzione.

Ma come si è arrivati a una situazione che sembra ormai fuori controllo? “Giustizia ultimo atto” di Carlo Nordio (Guerini e associati, 192 pagine, 18,50 euro) ricostruisce quanto è accaduto in questi trent’anni. Tangentopoli, che era il male da estirpare, e Mani Pulite, che era la cura per debellarlo, sono di fatto solo il punto di partenza di una storia che arriva fino a oggi. Ed è purtroppo la storia di un declino che ha avuto una drammatica accelerazione negli ultimi tempi. Quindici anni fa l’80 per cento degli italiani si dichiarava assolutamente convinto della bontà dell’operato della magistratura. Si rifacesse un sondaggio oggi il consenso risulterebbe molto più basso. In qualche misura lo fa supporre il successo riscosso dalla raccolta di firme per il referendum sulla giustizia. Ma ancora di più lo fanno credere le continue notizie di cronaca di cui i magistrati (e, in qualche caso, tutta la magistratura) sono protagonisti. Non è una gogna mediatica come quella cui vennero sottoposti gli accusati di Tangentopoli ma è una sequela di episodi che danneggiano il prestigio dell’istituzione giudiziaria. Il crollo della magistratura di cui parla Nordio (e da ex magistrato lo fa con un senso di amarezza) è soprattutto un crollo di credibilità ed è un problema che di sicuro non si risolve mandando a casa Luca Palamara o rinviando a giudizio Pier Camillo Davigo. Fosse tutto qui si dovrebbe dire che come Saturno la magistratura divora i suoi figli.

La questione vera, come ben documenta il libro di Nordio, è ben altra e sta negli episodi di questi ultimi trent’anni e nel modo stesso di operare della magistratura. A conti fatti, la corruzione non è sparita anzi è più diffusa di prima e quel che è peggio le toghe si sono sporcate. Si può anche continuare a parlare del 1992, di Tangentopoli e di Mani Pulite ma senza nascondersi che si è arrivati a un punto di non ritorno, all’ultimo atto di un sistema giudiziario che, come si augura Nordio, ha bisogno di una rivoluzione copernicana. Vale per la giustizia ma forse trent’anni fa era auspicabile anche per la politica.

 

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