Il recente trionfo del partito Sogno Georgiano nelle elezioni parlamentari del 26 ottobre 2024 rappresenta un nuovo capitolo nella storia politica della Georgia, segnato da tensioni interne e crescenti accuse di interferenza russa. Con il 54,24% dei voti, il partito al governo ha consolidato la propria posizione, suscitando però il malcontento delle forze filo-occidentali che temono un orientamento sempre più marcato verso Mosca. Le elezioni, che hanno visto una partecipazione del 58,94%, sono state per molti una scelta tra l’integrazione europea e un crescente riavvicinamento alla Russia.
Le accuse di interferenza russa non sono nuove nella politica georgiana. Dal 2008, anno della breve ma traumatica guerra russo-georgiana, la Russia ha mantenuto una presenza significativa nei territori separatisti di Abkhazia e Ossezia del Sud. La preoccupazione che Mosca stia continuando a esercitare pressioni indirette attraverso l’appoggio a determinate forze politiche interne si è acuita di recente, soprattutto in relazione all’approvazione della controversa legge sugli “agenti stranieri”, una misura che ha provocato proteste diffuse e critiche da parte delle istituzioni occidentali. Tale legge impone alle organizzazioni che ricevono più del 20% dei finanziamenti dall’estero di registrarsi come “soggetti all’influenza straniera”, richiamando per molti le normative russe introdotte per limitare le ONG filo-occidentali.
Inoltre, la Georgia sta affrontando una stagnazione nel processo di integrazione con l’Unione Europea, che ha temporaneamente bloccato la domanda di adesione, richiamando Tbilisi sulle “tendenze autoritarie” del governo in carica. Questo blocco ha fatto emergere un’ulteriore spaccatura: mentre Sogno Georgiano mantiene una linea ufficialmente orientata verso Bruxelles, la continua stretta sulle libertà civili sembra riflettere un approccio più affine a quello russo che a quello europeo.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti, storici sostenitori delle aspirazioni democratiche georgiane, osservano con preoccupazione il quadro politico. La Georgia, tradizionalmente uno degli stati ex-sovietici più filo-occidentali, appare ora in bilico. Il recente successo elettorale di Sogno Georgiano potrebbe innescare un processo di riavvicinamento alla Russia, mentre la frammentazione dell’opposizione rende complessa una resistenza coesa a questa tendenza.
Le forze politiche di opposizione, che avevano basato la loro campagna su una maggiore integrazione con l’Occidente, hanno dichiarato di non riconoscere i risultati elettorali, denunciando presunti episodi di intimidazione agli elettori e compravendita di voti. L’UE e le organizzazioni internazionali si sono dichiarate deluse dal risultato, e alcuni osservatori locali hanno richiesto l’annullamento delle elezioni.
Alla luce di questi sviluppi, il futuro politico della Georgia si presenta incerto. La preoccupazione principale degli osservatori internazionali è che il Paese possa allontanarsi dalla propria storica inclinazione occidentale per avvicinarsi alla Russia, in un contesto in cui Mosca esercita ancora una forte influenza sugli stati dell’ex blocco sovietico. Le accuse di interferenza russa sono quindi un nodo critico: se confermate, potrebbero inasprire ulteriormente le tensioni interne e complicare il già delicato equilibrio delle relazioni con l’Occidente.
La vittoria di Sogno Georgiano segna effettivamente un momento di stallo per le aspirazioni della Georgia di aderire all’Unione Europea, rappresentando in molti modi un fallimento dei tentativi occidentali di riportare il Paese sulla strada dell’integrazione. Da tempo l’UE ha visto nella Georgia un potenziale partner tra i paesi dell’ex blocco sovietico, puntando su Tbilisi come modello di transizione democratica e apertura verso i valori europei. Tuttavia, questa elezione conferma come la linea filo-occidentale abbia perso terreno rispetto a una politica più ambigua, che si orienta tanto verso l’Occidente quanto verso un ritorno di fiamma con Mosca.
La recente legislazione sugli “agenti stranieri” e il controllo del governo sui media e su alcune organizzazioni civiche sono segnali chiari per Bruxelles, che ha temporaneamente sospeso il percorso di adesione. Questo blocco, pur basato su motivazioni legate al rispetto dei principi democratici, evidenzia la distanza crescente tra la leadership georgiana e le aspettative dell’UE. Per molti osservatori, ciò rappresenta un fallimento non solo della politica interna georgiana, ma anche dell’influenza europea: l’UE non è riuscita a incentivare adeguatamente Tbilisi a impegnarsi per un’adesione più rapida e sicura.
La vittoria di Sogno Georgiano mostra, inoltre, come una parte significativa dell’elettorato sia disillusa dalle promesse europee, vedendo forse più vantaggi nella stabilità e nei rapporti economici con la Russia. La mancanza di una strategia europea incisiva per contrastare le interferenze e le influenze di Mosca nella regione ha, di fatto, lasciato spazio a un riavvicinamento politico ed economico con la Russia. In questo senso, l’elezione appare non solo come una battuta d’arresto per l’UE, ma anche come una lezione su come l’integrazione e la cooperazione con i vicini orientali richiedano impegni chiari e sostanziali, affinché siano percepiti come vantaggiosi dagli stessi cittadini.
In definitiva, senza un rinnovato slancio dell’UE verso la Georgia, che possa realmente contrastare l’attrattiva dell’influenza russa, è probabile che il Paese continui ad allontanarsi dai valori europei. Questa elezione, quindi, si rivela non solo una sfida politica per la Georgia, ma anche una questione critica per l’Unione Europea, il cui potere di attrazione sulla regione appare compromesso.