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Kazakistan

Eni, Ansaldo, Sace e non solo: tutti gli accordi Italia-Kazakistan

La visita in Italia del presidente del Kazakistan ha prodotto la firma di sedici accordi di cooperazione. Ecco tutte le associazioni e le società coinvolte.

La visita in Italia del presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha portato alla firma di una dichiarazione congiunta, alla stipula di sette accordi intergovernativi e alla sottoscrizione di sedici protocolli d’intesa commerciale.

Prima di partecipare alla tavola rotonda sugli investimenti, svoltasi alla Farnesina, Tokayev si è riunito sia con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

IL COMMERCIO ITALIA-KAZAKISTAN

L’Italia è un importante socio commerciale per il Kazakistan: è il primo mercato di destinazione per le esportazioni kazake e il terzo maggiore partner per interscambio commerciale complessivo, dopo Russia e Cina. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’ICE, nel 2019 gli investimenti italiani in Kazakistan sono ammontati a 671 milioni di euro: a trainarli è stato il comparto dell’oil & gas.

Dal Kazakistan l’Italia importa soprattutto prodotti minerari, esportandovi invece apparecchiature domestiche, macchinari e abbigliamento.

Tra le aziende italiane presenti in Kazakistan ci sono Ferrero, Iveco, Eni, Saipem, Maire Tecnimont, Valvitalia, Tenaris e Medexport Italia.

I 16 ACCORDI

Durante la tavola rotonda sugli investimenti alla Farnesina sono stati siglati diversi documenti tra aziende o enti italiani e kazaki, tra protocolli d’intesa e patti commerciali.

I sedici accordi, come riportano Aise e Agenzia Nova, sono i seguenti:

  • tra il gruppo assicurativo-finanziario Sace e la Banca di sviluppo del Kazakhstan
  • tra Sace e il corrispettivo kazako KazakhExport
  • tra Ansaldo Energia e la compagnia elettrica Samruk Energy
  • tra il gruppo industriale Ballestra e il fondo d’investimento Samruk-Kazyna
  • tra Confindustria e l’associazione imprenditoriale locale Atameken
  • tra Eni e il fondo Samruk-Kazyna
  • tra Maire Tecnimont e Samruk-Kazyna
  • tra il costruttore di macchinari tessili Cormatex e il fondo d’investimento per lo sviluppo kazakho Kiid
  • tra l’azienda di ingredienti per la nutrizione Prosol e la compagnia Qyzyljar
  • tra Nuovo Pignone, società che progetta e produce turbine a gas, e la compagnia nazionale del gas QazaqGaz
  • tra Pietro Fiorentini, società di soluzioni tecnologiche per l’industria del gas, e QazaqGaz
  • tra Green Spark Italy e l’Università nazionale eurasiatica
  • tra la compagnia aerea Neos e il ministero dei Trasporti di Astana;
  • tra il gruppo agroindustriale Bonifiche Ferraresi e la kazakha Agrofirma-Tnk
  • tra Caspian Sea Bv e QazaqGaz
  • tra Simest, la società del gruppo CDP per la promozione delle aziende italiane all’estero, e l’agenzia Kazakh Invest.

“UN GRANDE POTENZIALE ANCORA DA SVILUPPARE”

A detta del ministro degli Esteri Antonio Tajani, tra l’Italia e il Kazakistan “c’è un grande potenziale ancora da sviluppare, non solo nel cruciale settore del petrolio e del gas”. A detta del presidente kazako Tokayev, “è arrivato il momento di portare il partenariato a un livello superiore”.

Nella dichiarazione congiunta tra i due governi, si legge che “i settori chiave della cooperazione sono: l’energia, l’esplorazione e l’estrazione di risorse naturali, l’economia verde, l’edilizia, le infrastrutture, i trasporti e la logistica, l’agricoltura, le attività scientifiche e tecnologiche, e i servizi di consulenza. Sottolineando l’importanza di approfondire la cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra i due Stati, accogliamo con favore l’istituzione del Business Council”.

PACE FATTA SUL CAMPO KASHAGAN?

Il 16 gennaio, prima che Tokayev arrivasse in Italia, Bloomberg scriveva che le grandi aziende petrolifere – tra cui l’italiana Eni, la britannica Shell, la statunitense ExxonMobil e la francese TotalEnergies – erano vicine al raggiungimento di un accordo con le autorità del Kazakistan in merito al grande campo di idrocarburi Kashagan. L’accordo eviterebbe loro il pagamento di una multa da 5 miliardi di dollari e prevede, tra le altre cose, che le società coinvolte investano una somma di 110 milioni (nell’arco di due anni) in progetti di sviluppo sociale nel paese.

Il consorzio internazionale North Caspian Operating Company, che gestisce il campo di Kashagan e del quale fanno parte le compagnie petrolifere prima citate, è stato accusato dalle autorità kazake di aver stoccato nel sito quantità di zolfo molto superiori a quelle concesse. Il consorzio ha negato l’accusa e l’anno scorso ha ottenuto una vittoria in sede giudiziaria; il governo kazako ha fatto ricorso in appello, ma pare intenzionato a risolvere la questione con un patteggiamento.

Il progetto petrolifero di Kashagan si trova nel mar Caspio e vale 55 miliardi di dollari. Il suo sviluppo è stato ostacolato da una serie di problemi e ritardi, come ad esempio la corrosione e la rottura – nel 2013 – di alcune tubature a causa del gas sulfureo. Del consorzio North Caspian Operating Company fanno parte anche la cinese CNPC e la giapponese Inpex.

Il Kazakistan è il maggiore produttore di energia dell’Asia centrale e un fornitore importante di idrocarburi per l’Unione europea, dopo che il blocco ha vietato la maggior parte delle importazioni di petrolio russo come ritorsione per l’invasione dell’Ucraina.

Eni opera in Kazakistan dal 1992; vi produce 32 milioni di barili di petrolio e condensati all’anno e 2,1 miliardi di metri cubi di gas.

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