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Droni Iraniani

Che cosa dicono gli analisti Usa dopo il ritiro Usa dell’Afghanistan

La nuova dottrina di Biden non prevede costruzione di Stati, né di stare tutti uniti per difendere il free world, ma solo la difesa dell’interesse americano. È un’America First Light. L'intervento di Daniela Coli

 

Dopo la rapida acquisizione dell’Afghanistan da parte dei talebani vi sono molte narrazioni decliniste e isolazioniste degli Stati Uniti. Benjamin Haddad, direttore del Centro europeo presso il Consiglio Atlantico, esperto e sostenitore della relazione transatlantica, afferma su Twitter di non credere a narrazioni decliniste e isolazioniste sull’America, ma aggiunge che gli Stati Uniti hanno priorità e interessi mutevoli e questo avrà conseguenze per gli alleati, i quali è bene si rendano conto che le cose sono cambiate. Haddad è autore di Paradise Lost: Europe in the World of Trump, dove sostiene la necessità di una maggiore unità europea in un mondo di nuove sfide e minacce. E anche un’Europa più attenta all’autonomia strategica, perché potremo trovarci da soli ad affrontare sfide e minacce senza l’ombrello americano, come si chiamava negli anni ’70 e ’80.

Haddad ricorda come dopo il Vietnam ci fu Reagan, la riunificazione tedesca, la fine dell’occupazione sovietica in Europa dell’Est e il crollo dell’Urss. Haddad dimentica però Carter e la rivoluzione iraniana del 1979, che non solo umiliò gli Usa con gli ostaggi, ma rilanciò l’Islam alla grande: né col capitalismo, né con il comunismo fu il motto di Khomeini, sostenuto dalla Bbc persiana che trasmise in Iran tutti i suoi discorsi dall’esilio in Iraq e a Parigi, e da Giscard d’Estaing che offrì l’aereo a bordo del quale Khomeini tornò trionfante a Teheran. La rivoluzione iraniana fu soprattutto contro gli Stati Uniti, sostenitori dello Scià. Per gli iraniani il petrolio era l’indipendenza, la sovranità, e per questo l’odio per lo Scià e gli Stati Uniti era particolarmente forte. Non ci renderemo mai conto quanto la rivoluzione islamica iraniana abbia influenzato i paesi musulmani.

E’ difficile prevedere il futuro degli Stati Uniti (e gli alleati europei dovrebbero pensarci bene), perché dopo il Vietnam gli americani erano politicamente divisi, ma come unico rivale avevano l’Urss, già in crisi economica. Adesso gli Stati Uniti hanno vari rivali: la Cina, la Russia, la stessa Unione Europea, e forse anche la Turchia, sempre più autonoma, che acquista i sistemi di difesa dalla Russia.

La nuova dottrina di Biden non prevede costruzione di Stati, né di stare tutti uniti per difendere il free world, ma solo la difesa dell’interesse americano. È un’America First Light.

Biden aveva esordito con “America is Back”, aveva parlato di una lega delle democrazie contro la Cina, poi ha chiesto al Regno Unito di non inviare navi nell’Indo-Pacifico, ma di occuparsi dell’Europa. Vari analisti statunitensi come Barry Posen scrivono lunghi saggi sull’inutilità della Nato per gli Usa, visto che la Russia non attaccherebbe mai l’Europa dati i buoni rapporti commerciali ( si pensi solo a NS2) e di usare le risorse umane ed economiche della Nato per l’Asia.

Il blitzkrieg talebano e la catastrofica evacuazione ha provocato molte critiche a Biden da parte degli alleati europei, ma ciò dipende soprattutto dal timore europeo di trovarsi di fronte a un altro Trump che chiude la Nato. Biden non ha neppure consultato la Nato sul ritiro e sarebbe il caso che un continente come l’Europa che ha dominato il mondo, smettesse di farsi trattare da barboncino e costruisse una difesa europea. Per Benjaminin Haddad il fallimento è tutto americano: l’esercito afghano (ANA) non ha combattuto perché a soldati e polizia non arrivavano i soldi degli Stati Uniti. È un fallimento dell’intelligence che non ha sorvegliato sui miliardi investiti in Afghanistan. Va però tenuto conto che per Ghani ha votato il 2,5% degli afghani e la maggioranza degli afghani guadagna meno di due dollari al giorno, come osserva Patrick Cockburn. Grande conoscitore dell’Afghanistan, Cockburn ha raccontato più volte come nelle campagne e in montagna l’ostilità verso gli americani fosse forte. D’altronde, sono stati gli afghani vittime di bombardamenti e droni. La stessa Homeland ci mostra come per ammazzare un capo talebano uccida con un drone 160 civili innocenti. Per Cockburn gli Stati Uniti hanno creato una élite cleptocrate a Kabul e non si sono curati di sorvegliare la fine che facevano i loro dollari.

Gli Usa continueranno a essere una grande potenza, ma hanno rivali importanti come la Cina, la Russia, l’EU, la stessa Turchia e dovranno agire con intelligenza. Come dice Benjamin Haddad a Le Point, Washington è scioccata dal blitzkrieg talebano. Per Haddad non è necessario che l’America faccia la guerra alla Cina. Gli Usa per Haddad possono perfino collaborare con la Cina in Afghanistan: è stato il governo Ghani a dare alla Cina il contratto per il corridoio di Wakhan, indispensabile per espandere la BRI in Asia centrale. Per Edward Luce del Financial Times dopo Kabul, nuova Saigon, gli americani difficilmente avranno il coraggio di gettarsi in una guerra contro la Cina. Draghi fa bene a cercare la Cina e la Russia per discutere di Afghanistan e non sarebbe male neppure discutere col Pakistan.

Ve tenuto conto che la vittoria fulminea dei talebani ha avuto un impatto enorme nel mondo musulmano. Non va dimenticato che il governo talebano dal 1996-2001 fu sostenuto da Pakistan, Arabia Saudita ed Emirati. Forse non è un caso che Ghani sia andato ad Abu Dhabi e il fratello abbia giurato fedeltà ai talebani. Con un’America che abbandona gli alleati e fa un accordo con i talebani aumentano dubbi e incertezze anche negli Stati del Golfo. Inoltre, Biden ha promesso al premier iracheno Kadhimi di ritirare le truppe entro l’anno, e, come sappiamo gli americani temono i droni iraniani che non sono in grado di intercettare. A Baghdad ci sarà un summit a fine agosto con Arabia Saudita, Emirati, Siria, Iran, Turchia e Macron. Come è noto, Baghdad ha favorito per mesi i colloqui tra Iran e Arabia saudita, poi continuati in Oman, e i rapporti tra Iran e Arabia saudita, nonostante la retorica acida, sono notevolmente migliorati.

Dopo vent’anni in cui ci si è nutriti di Huntington e del suo Clash of Civilization, di Bernard Lewis, di Leo Strauss e dei neocon forse è il caso per i paesi europei di ricucire i rapporti col Medio Oriente, anche perché l’Europa non è difesa da due oceani come gli Usa ed è impossibile non avere rapporti economici, culturali e politici con paesi arabi e africani.

Per il resto, come ha avvertito qualche mese fa Richard Haas, si vive ormai in un mondo multipolare, gli Stati Uniti sono una grande potenza, ed è bene non cadano nella trappola di Tucidide e fare la guerra alla Cina, perché potrebbero fare una fine peggiore di quella del Regno Unito. Il 900 è davvero finito, e non ci saremmo certo aspettati di vedere la potenza militare più forte del mondo chiedere aiuto per l’evacuazione alle compagnie aeree peggiori del mondo per uscire dalla guerra più lunga del mondo. Ma anche questo è storia. Dovremo anche ricordare che i talebani ospitarono Bin Laden, ma il miliardario Bin Laden era saudita e l’attentato del 9/11 fu preparato dai suoi luogotenenti ad Amburgo in Europa e i dirottatori degli aerei sul WTC e sul Pentagono si erano addestrati in una scuola di volo in Florida e prima del 9/11 avevano trascorso la settimana a Boston e Newark.

Nessuno di loro era afghano. Erano in maggioranza sauditi, un egiziano e un marocchino. Per questo, come ha scritto Graham Allison, descrivere l’Afghanistan come un paese di terroristi internazionali è eccessivo e fa parte dei tanti stereotipi attaccati ai talebani in questi 20 anni. Oltretutto sono stati gli Stati Uniti a fare con i talebani l’Accordo per la pace in Afghanistan, chiedendo che a firmarlo nel 2020 fosse il mullah Baradar fatto scarcerare nel 2018. Niall Ferguson ha criticato ferocemente Biden sul Daily Mail accusandolo di aver seguito l’idiota Trump, ma Trump è stato un suo idolo come la Brexit. Forse dovrebbe rileggere l’intervista di Kissinger a Edward Luce del 2018 sul Financial Times, dove Kissinger afferma che Trump non era un accidente della storia, ma una di quelle figure che compaiono alla fine di un’epoca. E il 900 è sicuramente finito.

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