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Perché l’Italia deve essere filo Trump per evitare guai finanziari

Il commento di Carlo Pelanda, analista e saggista, sui rapporti dell'Italia con l'Unione europea e con gli Stati Uniti

Più una nazione con insufficienti facoltà sovrane è indebitata e/o con problemi economici e più ha bisogno di alleati robusti per compensare il gap tecnico-finanziario. Nel passato l’Italia poteva contare su quattro alleanze che ne moltiplicavano la piccola sia forza nazionale sia rilevanza internazionale: Nato, Ue, G7 e Vaticano.

La Nato mantiene certa importanza, ma poiché il nemico principale per l’America è la Cina o tale alleanza si dimostra rilevante anche per il Pacifico e per il presidio dell’Africa, oppure resterà secondaria, diventando un moltiplicatore debole per Roma. Il G7 è potenzialmente l’alleanza più importante per lo status dell’Italia, ma la divergenza tra europei e Stati Uniti l’ha congelata. Il Vaticano ha influenza decrescente in Europa e crescente in Cina, ma non concordata con l’impero americano: ciò rende la relazione privilegiata tra Chiesa e Italia non più un moltiplicatore rilevante.

Nell’Ue l’Italia è compressa dalla Francia che ne cerca il dominio per bilanciare il potere tedesco e, pur integrata industrialmente con la Germania, ha con questa relazioni deboli per la cattiva reputazione nella società tedesca e in altre nordiche e sta perdendo l’effetto di bilanciamento del potere-franco tedesco attuato dal Regno Unito in una situazione dove la Spagna converge con la diarchia in competizione con l’Italia stessa.

In sintesi, l’Italia non ha potere politico sufficiente né per attuare una propria linea in deroga agli standard dell’Eurozona, mentre Francia e Germania lo possono fare tranquillamente, né per convincere il mercato e le agenzie di rating che sarà sostenuta da un potere forte. All’Italia resta, al momento, solo un potere negativo: se salta, allora va in crisi tutto il sistema globale. Ma questo non è un vero potere in quanto costringe tutte le potenze a convergere per costringere alla resa o sostituire il governo italiano. Questo, infatti, da qualche tempo sta cercando un compromesso per mantenere la linea italianista e usarla nelle prossime elezioni e allo stesso tempo rassicurare i poteri europei e i mercati.

Ma l’orizzonte elettorale renderà più difficile tale compromesso per l’interesse delle forze politiche centriste e di sinistra ora al potere in Francia e Germania, in difficoltà, di mostrare il fallimento dell’avventurismo italiano. Situazione difficile, gestibile solo trovando un modo per ingaggiare l’America a sostegno dell’Italia sul piano dei mercati e impostando un accordo prospettico tra partiti nazionalisti e quello popolare europeo germanocentrico, probabilmente disponibile.

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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