skip to Main Content

Capri Aree Marine

Vi spiego la reale situazione dell’isola di Capri

Il saggio di Raffaele Vacca, ideatore del Premio San Michele  Il terzo comma dell’articolo 119 della nostra Costituzione dice:”Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali”. Promossa dall’ANCIM (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori) è in corso nell’isola, condivisa dalle…

Il terzo comma dell’articolo 119 della nostra Costituzione dice:”Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali”.

Promossa dall’ANCIM (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori) è in corso nell’isola, condivisa dalle amministrazioni comunali di Capri ed Anacapri, una raccolta di firme per chiedere che, nell’articolo 119, venga inserito la seguente dicitura:”Lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità e un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili”.
Persone che vivono in città si sono meravigliate nel leggere che l’isola di Capri è ritenuta dalla due amministrazioni isolane un luogo disagiato e svantaggiato. Ciò perché finora avevano sempre sentito dire che l’isola è un luogo a sé, lontano dal mondo, dove sia coloro che vi soggiornano sia coloro che vi abitano vivono una vita di godimenti, ovvero la filosofica vita dell’Anima e core.

Anche in questa occasione ad intervenire su un problema del vivere isolano, andato improvvisamente in evidenza, sono stati invitati capresi di vacanza ed alcuni capresi che hanno alimentato ed alimentano quel mito che nasconde l’autentico vivere dell’isola. E non abitanti che questo quotidianamente e concretamente vivono, e non coloro che, come isolani, da decenni sono intenti ad osservare, analizzare, valutare, rivelare il vivere della loro isola.

La proposta dell’ANCIM porta a riconsiderare attentamente il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione e l’articolo 29 del Decreto legislativo numero 267 del 18 agosto 2000 sulla Costituzione delle Comunità isolane, riporta la necessità di una precisa risposta alla domanda “Quale Capri?”, ed ispira una serie di riflessioni di carattere culturale, anche riprendendo e ripensando cose già scritte.

Inizierò da queste soffermandomi sulla letteratura caprese

LE CARATTERISTICHE E LE MANCANZE DELLA LETTERATURA CAPRESE

Autori delle opere di questa letteratura sono stati, per lo più, quasi sempre stranieri di varie nazionalità, e poi anche italiani. Essi hanno alimentato quella retorica, per dirla con Raffaele La Capria, che gli abitanti hanno accettato, ritenendo che giovasse alla fama dell’isola e al turismo.
In un articolo, pubblicato dapprima ne “Il Mattino”, e poi raccolto in un libretto nel 1993, Fulvio Tessitore scrisse che ormai su Capri si era detto e scritto tutto ed il contrario di tutto. In un articolo, pubblicato subito dopo su”L’Osservatore Romano”, obbiettai che, sotto un certo aspetto, non si era ancora scritto quasi nulla. Mi riferivo al vivere concreto degli abitanti.

Non è stato solo per motivi economici che parecchi se ne sono andati per sempre via dall’isola. Spesso è stato per sfuggire anche a quel disagio impalpabile, a quella diffusa insoddisfazione, a quella mancanza di senso, che già riscontrava il Rapporto Censis del 1982, ma che la letteratura ha sempre tralasciato, considerando l’isola unicamente come luogo di vacanza, di piaceri e di mondanità, e non anche come luogo del mondo che subisce i suoi influssi, quasi sempre senza quelle difese, anche psicologiche, che per lo più hanno i cittadini del continente.

LA SAGGISTICA

Nel dire che la letteratura caprese non ha rivelato l’autentico vivere degli abitanti dell’isola, mi sono riferito alla narrativa ed alla poesia, non alla saggistica.
La narrativa e la poesia hanno lasciato al mito, ovvero all’immaginazione e alla mondanità, un immenso spazio della realtà, che ora è arduo poter recuperare.
Del resto, stando così le cose, io stesso, quantunque sia nato ad Anacapri avendo ascendenti anacapresi, e quantunque sia sempre vissuto nell’isola, nello scrivere le mie principali opere narrative di imminente pubblicazione, sono stato psicologicamente spinto ad ambientarle in luoghi, reali o immaginari, lontani dall’isola.
“Verità e Poesia” è stata ambientata a Sorrento, “Anni dopo” in un paese ed in una località delle Dolomiti, con gli avvenimenti, di cui si parla nella seconda parte, ambientati in un’isola immaginaria, così come immaginaria è l’isola indipendente e sovrana, per la quale ho scritto anche la Costituzione, in cui si svolge la mia maggior opera teatrale.

Senza dubbio ci sono state molte opere di saggistica superficiali, ripetitive ed alimentatrici del mito. Ce ne sono state altre dove insigni studiosi si sono lasciati “prendere la mano dal desiderio di vagabondare con il loro spirito tra i fantasmi del passato e non soltanto del passato”, tradendo, almeno in parte, il loro compito di distinguere “tra fiaba e storia, tra mito e realtà”.

Tuttavia non sono mancate opere di straordinaria precisione e rigore, come lo erano le otto monografie che Norman Douglas, ora in duecentocinquanta copie, ora solamente in cento copie, pubblicò tra il 1904 e il 1908. E che Joseph Conrad giudicò troppo colte per quella massa di lettori che non ama l’intelligenza, anzi si infastidisce per questa.

In particolare dal 1980 ai nostri giorni non sono mancate opere di saggistica che contribuiscono a far comprendere quello che è stato e quello che è l’autentico scenario della vita caprese, e quello che è stato e quello che è l’autentico vivere degli abitanti dell’isola, sia pure sotto l’aspetto razionale e non quello poetico (che nella sua autenticità è sempre armoniosa espressione del sentire e del pensare).
Purtroppo esse sono state e sono per lo più ignorate.

Paradossalmente, quando alcune sono state presentate nell’isola, si è cercato di mettere in evidenza particolari che non contrastassero con la visione mondana – utilitaristica dominante, lasciando nell’ombra la realistica visione che pure esprimevano.

Capofila di queste opere potrebbe essere il Rapporto Censis del settembre 1982. Fu distribuito nel suo formato di fascicolo in dattiloscritto, composto da 113 pagine oltre le 31 dell’allegato. Non è mai stato stampato in volume.

Titolo del Rapporto è “Alla ricerca di nuova identità”. Il sottotitolo è “Realtà e problemi di Capri con particolare riferimento al turismo”.
Nel Rapporto si presta grande attenzione alla qualità della vita dei capresi, ritenendo che questa attenzione, con quella alla qualità dello sviluppo dell’isola, sia il modo più avveduto ed intelligente di preoccuparsi del suo avvenire, anche in termini di stretto interesse economico. E ritenendo inoltre che sia le risorse naturali (paesaggi, acque, aria, tranquillità…), sia l’immagine siano beni che richiedono di essere coltivati ed amministrati con oculatezza, e che pertanto esigono di essere tenuti costantemente sotto controllo, evitandone il deterioramento o peggio la dissipazione incontrollata.

Il Rapporto, nel suo insieme, indicò temi preziosi alla narrativa ed alla poesia. Ma narratori e poeti non se ne avvidero, mentre esso veniva dimenticato sempre più, sia nel campo civile, sia in quello politico, sia nel campo religioso, sia nell’intero campo culturale.

Back To Top