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Concessioni Balneari

Perché l’Antitrust vuole annegare la proroga delle concessioni balneari

Cosa succede sulle concessioni balneari?

 

Ancora sotto i riflettori il problema delle concessioni balneari che si inserisce nella più ampia questione dello strumento concessorio. Un tema che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha evidenziato anche nella segnalazione inviata a marzo al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e che dovrebbe trovare spazio nella legge annuale sulla concorrenza, attesa entro il prossimo luglio. L’ultima vicenda in ordine temporale riguarda il Comune di Capri che ha chiesto a Piazza Verdi un parere sulla procedura comparativa che vuole bandire dopo che l’Agcm ha bocciato la proroga delle concessioni balneari al 2033.

I PARERI AL COMUNE DI CAPRI

Dunque, procedendo a ritroso, a novembre 2020 il comune campano aveva deciso di prorogare al 31 dicembre 2033 le concessioni demaniali marittime ai sensi dell’art. 1 comma 682 e 683 della Legge 145 del 2018. A gennaio era arrivato un secco no da parte dell’Antitrust che, in un parere secondo l’articolo 21-bis della sua legge istitutiva, richiamava l’attenzione sugli articoli 49 e 56 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea che “impongono agli Stati membri l’abolizione delle restrizioni ingiustificate alle libertà di stabilimento e alla libera prestazione dei servizi, ossia di tutte le misure che vietano, ostacolano o comunque sono idonee a comprimere l’esercizio di tali libertà”. In sostanza, con la proroga ex lege si viola la libera concorrenza.

Il Comune di Capri a quel punto aveva 60 giorni di tempo per mettersi in regola secondo le condizioni dettate dall’Autorità e ha dunque presentato a Piazza Verdi una bozza di delibera della gara. Decisione, questa, accolta favorevolmente dal Garante della Concorrenza e del Mercato che però ha storto la bocca di fronte alla scelta di procedere a un rinnovo automatico di altri dieci anni oltre ai cinque già previsti per i vincitori della procedura. In tal modo infatti si avrebbe “una chiusura del mercato alla concorrenza per un lungo periodo, pari a ulteriori dieci anni rispetto ai cinque previsti, impedendo di cogliere i benefici derivanti dal periodico affidamento mediante procedure competitive delle concessioni balneari”. Per questo è “necessario” che, allo scadere del quinquennio, si indichi una nuova procedura competitiva.

Ancora una volta, secondo l’Antitrust, una soluzione che si pone contro il rispetto delle norme sulla concorrenza e contro la normativa europea, la direttiva dell’Unione europea 2016/123/CE, la famosa – ormai – direttiva Bolkestein. Adesso il Comune di Capri ha 45 giorni di tempo per comunicare all’Autorità cosa intenda fare in seguito alle considerazioni esposte nel secondo parere.

COS’E’ SUCCESSO NEI MESI SCORSI

Lo scambio intercorso fra l’Antitrust e il Comune di Capri è però solo l’ultimo di una serie piuttosto nutrita. Fra ottobre e marzo l’Autorità ha inviato pareri 21-bis ad altri Comuni, rei anch’essi di aver optato per una proroga delle concessioni balneari: parliamo di Casamicciola in Campania e di Sarzana in Liguria, di Carrara, di San Vincenzo e di Castiglione della Pescaia in Toscana.

A marzo poi sulla questione è intervenuto anche il Tar Toscana che ha definito “illegittima” la proroga, sempre fino al 2033, per le spiagge di Baratti e di Salivoli e per tutti gli altri arenili del Comune di Piombino. Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso dell’Autorità contro la determina del Comune di Piombino che, nella primavera del 2020, aveva stabilito di prorogare le concessioni balneari senza indire una gara. Nella sentenza il Tar ha evidenziato che “l’amministrazione che proceda a una nuova concessione del bene demaniale con finalità turistico-ricreativa è tenuta a indire una procedura selettiva e a dare prevalenza alla proposta di gestione privata del bene che offra maggiori garanzie, anche sotto il profilo economico”. Insomma, occorre applicare la direttiva Bolkestein e procedere con una gara che garantisca la libera concorrenza fra i competitori.

COS’HA SCRITTO L’ANTITRUST A DRAGHI NELLA SEGNALAZIONE SULLA CONCORRENZA

Del tema, come dicevamo, l’Agcm si è occupata anche nella segnalazione inviata il 22 marzo scorso a Palazzo Chigi dopo che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, aveva chiesto alcune proposte in materia di concorrenza durante il discorso al Senato per la fiducia. In generale, si legge, “l’Autorità ha già avuto modo di segnalare ripetutamente le principali criticità concorrenziali riscontrate a seguito dell’utilizzo distorto dello strumento concessorio in molti mercati italiani, auspicandone, laddove possibile, un profondo ripensamento in relazione all’ampiezza, alla durata e alle modalità di subentro al concessionario presente. Un regime concessorio maggiormente coerente con i principi della concorrenza e volto a valorizzare i limitati spazi per il confronto competitivo, garantisce ai cittadini una gestione delle infrastrutture e un’offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo consentire investimenti e miglioramenti di produttività utili per la crescita economica”. Va detto che “in più di un’occasione, la proroga automatica e ingiustificatamente lunga delle concessioni è stata motivata dall’impatto sociale che gli affidamenti competitivi avrebbero comportato. Una lettura che, tuttavia, sottostima largamente i costi sopportati dai soggetti esclusi e le implicazioni per la competitività. Seppure, in una fase emergenziale come quella attuale – prosegue l’Antitrust -, possa ritenersi giustificabile il ricorso a meccanismi di affidamento più rapidi e snelli, l’assenza di adeguate procedure competitive per la selezione del miglior offerente difficilmente può consentire di individuare operatori economici in grado di competere efficacemente sul mercato e di offrire il servizio migliore”.

Per questo “l’Autorità auspica il superamento degli interventi normativi più recenti che, piuttosto che ampliare le opportunità di ingresso di nuovi operatori, hanno mantenuto ingessata la struttura di molti mercati, anche prorogando ingiustificatamente la durata delle relative concessioni”. Nello specifico, per quanto riguarda le “concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative” Piazza Verdi proponeva a Palazzo Chigi “l’abrogazione delle norme che ne prorogano indebitamente la durata; l’adozione in tempi brevi di una nuova normativa che preveda l’immediata selezione dei concessionari in base a principi di concorrenza, imparzialità, trasparenza e pubblicità; il ricorso alla procedura competitiva anche per la determinazione dei canoni concessori e la reintroduzione dei vincoli all’utilizzo della sub-concessione”.

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