L’attacco in Israele “ha raggiunto tutti i suoi obiettivi”, ha detto il capo delle forze armate iraniane. Israele afferma invece di aver abbattuto il 99% dei droni e dei missili, un successo garantito dal sostegno della contraerea di Usa, Gran Bretagna e Giordania.
LA REAZIONE DELL’IRAN CONTRO ISRAELE
E’ giunta la vendetta promessa da Teheran per l’attacco del 1 aprile al consolato iraniano a Damasco, nel quale perirono almeno 16 persone tra cui due comandanti dei Guardiani della Rivoluzione. Nella notte oltre 200 tra droni e missili da crociera, quasi tutti intercettati dai sistemi di difesa, sono stati lanciati su obiettivi militari israeliani dalla Repubblica Islamica e dai suoi alleati regionali: gli Houthi yemeniti, le milizie sciite irachene e Hezbollah. Il “Partito di Dio” libanese ha continuato a scagliare razzi Katiuscia sulle alture del Golan fino alle prime luci dell’alba, quando in Israele era già giunto, alle quattro del mattino locali, l’invito delle autorità a lasciare i rifugi.
LE PAROLE DI ISRAELE SULL’ATTACCO DELL’IRAN
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva assicurato di essere preparato a reagire e ha avuto una conversazione telefonica notturna con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha convocato il G7. Tel Aviv afferma di aver abbattuto il 99% dei droni e dei missili, un successo garantito dal sostegno della contraerea di Usa, Gran Bretagna e Giordania. Quell’1% avrebbe colpito una base aerea nel deserto del Negev, causando danni infrastrutturali definiti “molto piccoli” da Israele e “pesanti” dall’Iran. Una bambina beduina sarebbe rimasta ferita gravemente da una scheggia durante l’attacco. In tutto il Paese i residenti che hanno fatto ricorso a cure mediche sono una trentina, per lo più contusi nei fuggi fuggi verso i ripari, sottolinea il punto dell’agenzia di stampa Agi.
UMORI E BORBOTTI DI BIDEN
Biden ha rivendicato di aver contribuito a neutralizzare “quasi tutti” i mezzi offensivi iraniani e sentirà gli alleati del G7, quest’anno presieduto dall’Italia, per concordare una “risposta diplomatica unitaria” all’aggressione di Teheran, che è stata condannata dalle cancellerie occidentali e dal segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres.
Biden, che nelle dichiarazioni ufficiali ha ribadito il sostegno “ferreo” alla difesa di Israele, in privato, secondo la Nbc, si sarebbe detto preoccupato che Netanyahu stia cercando di trascinare gli Stati Uniti in un conflitto piu’ ampio e profondo. La Casa Bianca ritiene che gli israeliani non stiano cercando uno scontro diretto con l’Iran, alla luce delle risorse impiegate nella guerra a Gaza, ma non ne ha la certezza. Washington aveva ritenuto troppo azzardato l’attacco al consolato iraniano, giudicandolo dannoso per la trattativa sulla liberazione degli ostaggi prigionieri di Hamas. “Non penso che avessero una strategia”, ha confidato all’Nbc un alto funzionario dell’amministrazione statunitense, “gli israeliani non sempre prendono le migliori decisioni strategiche”.
LE POSIZIONI DI CINA, ARABIA SAUDITA ED EGITTO
La Cina ha espresso “profonda preoccupazione” e ha invitato le parti alla “calma”. L’Arabia Saudita e l’Egitto, che ha messo il suo esercito in stato di allerta, hanno chiesto ai contendenti la “massima moderazione”.
COSA DICONO I MEDIA ISRAELIANI
I media israeliani – sottolinea l’Agi – hanno lasciato trapelare la promessa di Netanyahu di una reazione “significativa”, o addirittura “senza precedenti”, all’iniziativa iraniana. Washington e’ subito intervenuta per correggere il tiro. Secondo i media israeliani, Biden, nella sua telefonata con il primo ministro di Tel Aviv, gli avrebbe chiesto di non reagire. Le testate americane danno poi voce ad alti funzionari che esprimono preoccupazione per la condotta militare “frenetica” dell’alleato e temono che Israele replichi in modo frettoloso e sproporzionato. Qualcosa nel frattempo si muove e altri ben informati riferiscono poco dopo al New York Times che Israele coordinerà la sua reazione con gli alleati.
La rappresentanza iraniana alle Nazioni Unite ha affermato di aver agito in base al principio di autodifesa dopo quello che ha ritenuto un attacco al suo territorio. E se Teheran non avesse risposto al colpo di Damasco le pressioni interne alla Repubblica Islamica sarebbero salite in modo pericoloso.