All’indomani della seconda guerra mondiale, come è noto gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno stabilito una stretta cooperazione nel campo dell’intelligence dei segnali (ROEM) firmando un accordo chiamato “Accordo UKUSA”. Successivamente è stato esteso a Canada, Australia e Nuova Zelanda. E questo ha dato vita al “Gruppo dei Cinque” [o “Cinque Occhi”].
La ragion d’essere di questo “club” molto chiuso è la condivisione delle informazioni raccolte e la messa in comune dei sensori, ogni membro ha una specifica area di responsabilità. Nel 2017 si sosteneva che la Francia avesse chiesto di farne parte. Ma il ministero della Difesa aveva smentito.
Tuttavia, nel 2013, il quotidiano Le Monde ha riferito che la Direzione generale per la sicurezza esterna [DGSE] francese aveva firmato un accordo per istituire un “protocollo di scambio di dati” con il “Gruppo dei cinque”, nell’ambito del progetto “Chandelier”.
Poi, poco dopo gli attentati di Parigi e Saint-Denis [13 novembre 2015], è stato costituito il comitato “La Fayette”, con l’obiettivo di accelerare lo scambio di informazioni tra la Direzione dell’Intelligence Militare [DRM] e le agenzie americane, specialmente quelle sotto il Pentagono.
Tuttavia, il “Gruppo dei Cinque” potrebbe essere chiamato ad aprirsi ad altri servizi di intelligence. Questo è, in ogni caso, il significato di un emendamento al disegno di legge di finanziamento del Pentagono per l’anno fiscale 2022 [National Defense Authorization Act – NDAA], adottato dalla sottocommissione della Camera dei Rappresentanti dedicata all’intelligence e alle operazioni speciali.
Così, secondo questo testo, si ordina al direttore nazionale dell’intelligence [Avril Haines, ndr], “in coordinamento con il Segretario alla Difesa [Lloyd Austin, ndr]”, di consegnare al comitati specializzati del Congresso [forze armate, intelligence], entro il 20 maggio 2022, un rapporto su “gli attuali accordi di intelligence e condivisione delle risorse tra Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito” oltre che sull’opportunità estenderli con Corea del Sud, Giappone, India e Germania”.
Tale relazione dovrebbe fare il punto sull’accordo così com’è attualmente attuato, individuando eventuali lacune e proponendo soluzioni per porvi rimedio. E dovrà valutare i contributi che i Paesi citati potrebbero portargli, soppesando vantaggi e svantaggi. Infine, se necessario, dovrebbe fornire suggerimenti su “come integrarli in sicurezza”.
Nella sua motivazione, la sottocommissione sottolinea che questa “comunità di fiducia” che è il “Gruppo dei cinque” non si è “sviluppata da un giorno all’altro” ma che, “nel corso dei decenni”, i suoi membri hanno “sviluppato modalità uniche di raccolta e condivisione delle informazioni ” e quindi sono stati in grado di “rafforzare le loro relazioni”.
Per quanto riguarda l’idea di aprire questo cerchio ad altri paesi, il sottocomitato lo giustifica sostenendo che le “minacce si sono evolute considerevolmente” con l’emergere della Cina e della politica di potere della Russia. Ritiene quindi che “di fronte alla concorrenza delle grandi potenze, i Paesi del gruppo Five Eyes debbano collaborare più strettamente e aprirsi ad altre democrazie che condividono gli stessi valori”.
Ovviamente, per fronteggiare la Russia, il “Gruppo dei Cinque” potrebbe quindi aprirsi ai servizi segreti tedeschi, compreso il Bundesnachrichtendienst [BND] che, per inciso, nel 2015 è stato al centro di un acceso dibattito per aver trasmesso alla US National Security Agency [NSA] informazioni sugli industriali della difesa europei.