In un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, segnate da tariffe al 100% e restrizioni sulle esportazioni di minerali rari, il presidente Trump incontrerà il leader cinese Xi Jinping il 30 ottobre a Busan, in Corea del Sud, ai margini del summit APEC.
Questo faccia a faccia, il primo dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, si inserisce in un viaggio asiatico che tocca Malesia, Giappone e Corea del Sud, offrendo una chance al capo della Casa Bianca per allentare la morsa protezionistica e affrontare nodi come fentanyl, nucleare e la guerra in Ucraina.
Mentre i mercati reagiscono con ottimismo, analisti avvertono: si punterà a una tregua tattica, non a un accordo epocale.
Il contesto della guerra commerciale
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che covava da mesi, è riesplosa agli occhi del mondo all’inizio di ottobre, quando Pechino ha ampliato drasticamente i controlli sulle esportazioni di terre rare, essenziali per elettronica, semiconduttori e beni militari.
Come riporta Reuters, questa mossa ha spinto Trump a minacciare ritorsioni immediate, inclusi dazi e altre misure punitive, culminate in un annuncio di tariffe al 100% su tutti i beni cinesi in arrivo negli Usa, “oltre a qualsiasi tariffa già in vigore”, come ha scritto il presidente in un post sui social.
Questi dazi, pronti a entrare in vigore il 1° novembre – appena due giorni dopo l’incontro con Xi – rappresentano un’escalation che ha provocato misure di rappresaglia da parte di Pechino, inclusa le sanzioni a unità americane di aziende sudcoreane come Hanwha Ocean per presunti aiuti a indagini Usa sul potere marittimo cinese.
Trump ha accusato la Cina di voler “tenere il mondo in ostaggio” con il suo dominio sulle terre rare, di cui controlla produzione e lavorazione globale, come sottolinea la BBC. Eppure, il presidente ha ammesso che tali tariffe “non sono sostenibili” a lungo termine, segnalando una finestra per negoziati.
Le tensioni hanno già impattato i prezzi dei beni di consumo Usa e l’accesso di Pechino al suo principale mercato di esportazione, testando la tolleranza economica di entrambi i lati.
Come scrive Bloomberg, Washington contesta che sia stata Pechino a rompere per prima la tregua fragile siglata a maggio, mentre Pechino ribatte che gli Usa hanno tradito le promesse espandendo sanzioni su sussidiarie di aziende colpite.
L’incontro programmato
L’incontro bilaterale tra Trump e Xi è fissato per giovedì 30 ottobre mattina a Busan, prima del discorso di Trump al Summit dell’APEC e del suo rientro negli Stati Uniti.
Come confermato dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, citata da Politico, si tratterà del primo faccia a faccia dai tempi del G20 di Osaka nel 2019, e il primo dal ritorno di Trump alla presidenza a gennaio.
Trump ha espresso ottimismo: “Penso che ne usciremo benissimo, e tutti saranno molto felici”, ha dichiarato giovedì il presidente, prevedendo accordi su “tutto”, dal commercio al nucleare, come riporta Bloomberg.
La sua prima domanda a Xi riguarderà il fentanyl, accusando Pechino di non frenare l’esportazione di precursori chimici che causano migliaia di morti per overdose negli Usa – un tema usato per giustificare gli aumenti tariffari.
Altre priorità includono la ripresa degli acquisti cinesi di soia americana, un allentamento delle restrizioni sui minerali rari e pressioni su Mosca per porre fine all’invasione dell’Ucraina, con Trump che sostiene che Xi “vorrebbe vedere la guerra finire”.
Tuttavia, analisti come Henrietta Levin del Center for Strategic and International Studies, intervistata da Bloomberg, dubitano di un accordo ampio: Pechino detiene carte forti, come il vantaggio manifatturiero e sulle risorse naturali, e Xi adotta un approccio a lungo termine contro lo stile transazionale di The Donald.
La BBC nota che Trump vede il dialogo diretto con Xi come il modo più efficace per risolvere dispute su tariffe, traffico di fentanyl e altro.
Il viaggio di Trump in Asia
L’incontro con Xi si colloca nel quadro di un tour asiatico di Trump, che parte stasera da Washington e tocca tre paesi chiave per rafforzare alleanze e negoziati commerciali.
Come delineato da ABC News, l’itinerario inizia domenica mattina in Malesia, dove il presidente Usa incontrerà il primo ministro Anwar Ibrahim e parteciperà a una cena di lavoro dei leader ASEAN.
Lunedì si sposta a Tokyo per un bilaterale martedì con la nuova premier giapponese Sanae Takaichi, mirato a finalizzare i termini di un fondo di investimento da 550 miliardi di dollari per ridurre tariffe su esportazioni nipponiche.
Mercoledì atterra in Corea del Sud, dove incontrerà il presidente Lee Jae Myung, terrà un discorso chiave al pranzo CEO dell’APEC e parteciperà a una cena di lavoro con i leader del forum.
L’APEC, ospitato a Gyeongju dal 31 ottobre al 1° novembre, sarà preceduto dal predetto incontro di Trump e Xi, con Seul che mira a posizionarsi come piattaforma per la pace e la stabilità regionale, come spiega il consigliere per la sicurezza sudcoreano Wi Sung-lac a Reuters.
Altri negoziati pendenti includono un framework commerciale con la Corea del Sud per 350 miliardi di investimenti Usa, e potenziali tregue con India, Brasile e Filippine, come riportato da Bloomberg.
William Chou dell’Hudson Institute suggerisce che rafforzare questi legami darà a Trump più leva con Xi.
Impatti economici
La conferma dell’incontro ha innescato una certa frenesia sui mercati asiatici venerdì, con indici come Tokyo (+1%), Hong Kong e Shanghai in rialzo, trainati da aziende tech come Intel e da un impegno cinese a “stimolare vigorosamente i consumi” nei prossimi cinque anni, come scrive l’AFP.
Wall Street ha chiuso in forte guadagno, spingendo verso record, mentre i prezzi del petrolio hanno attenuato un balzo dell’8% settimanale dopo le sanzioni Usa sui giganti russi dell’energia Rosneft e Lukoil.
Per i mercati, una tregua commerciale Usa-Cina estenderebbe la pausa tariffaria in scadenza a novembre, riducendo rischi per economie asiatiche già colpite da dazi trumpiani.
Bloomberg evidenzia le preoccupazioni dei falchi a Washington: lo stile dealmaker di Trump potrebbe portare a concessioni su semiconduttori o su Taiwan, con Pechino che si oppone esplicitamente all’indipendenza dell’isola ribelle.
Patricia Kim della Brookings nota che Trump è “più tiepido” sul sostegno a Taiwan rispetto ai predecessori, aprendo a potenziali compromessi.
In sintesi, mentre Trump mira a una “vittoria rapida” su fentanyl e soia, Sun Chenghao della Tsinghua University, intervistato da Bloomberg, avverte che invertire i controlli cinesi sulle terre rare richiederebbe concessioni Usa “monumentali”, improbabili in un clima politico ostile. L’incontro potrebbe stabilizzare le relazioni, ma su termini incerti.






