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Il Wall Street Journal racconta la campagna (trumpiana) di Zuckerberg contro TikTok

Il Wall Street Journal racconta come Zuckerberg abbia agitato lo spettro di TikTok, scatenando i timori di Washington. Tutti i dettagli sulla ricostruzione del quotidiano economico-finanziario americano

Com’è nata la campagna di Zuckerberg contro TikTok? E che ruolo ha avuto il forcing di mister Facebook nelle pressioni di Donald Trump contro l’app cinese?

A queste domande cerca di rispondere oggi un approfondimento del Wall Street Journal. Ecco cosa emerge dalla ricostruzione del quotidiano economico-finanziario americano.

ZUCKERBERG HA AIZZATO WASHINGTON CONTRO TIKTOK

Il Wall Street Journal racconta come Zuckerberg abbia agitato lo spettro di TikTok, scatenando i timori di Washington. Tuttavia, precisa il quotidiano, non è possibile determinare esattamente quanto il ruolo da lui esercitato abbia influenzato la gestione del caso da parte dell’amministrazione Usa, sintetizza l‘Agi diretta da Mario Sechi.

Lo scorso autunno Mark Zuckerberg lanciò l’allarme sul potenziale pericolo che l’app cinese TikTok rappresentava per i valori americani e la supremazia tecnologica degli Stati Uniti, parlando con politici, intervenendo in conferenze pubbliche, arrivando fino alla Casa Bianca.

LA MOSSA DI TRUMP

Meno di un anno dopo, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta a persone o aziende Usa di avere rapporti commerciali con la casa madre cinese ByteDance, dando il via a un duro scontro che rischia di finire in tribunale.

LA CAMPAGNA ANTI-TIKTOK DI FACEBOOK

Il Wsj, citando diverse fonti, ricorda il discorso di Zuckerberg sulla libertà d’espressione pronunciato a Washington lo scorso autunno, l’intervento alla Georgetown University e gli incontri con diversi senatori, tra cui il repubblicano Tom Cotton che insieme al collega democratico Chuck Schumer, sempre in quel periodo, chiese un’inchiesta su TikTok.

Ci fu anche una cena privata alla Casa Bianca alla fine di ottobre durante la quale Zuckerberg avrebbe sottolineato a Trump la crescente minaccia rappresentata dalle aziende tecnologiche cinesi nei confronti delle società americane, sostenendo che questo era una preoccupazione maggiore rispetto a quella di imbrigliare Facebook.

Inoltre, Facebook ha creato un gruppo di pressione, ‘American Edge’, promotore di una vasta campagna pubblicitaria che ha esaltato le società tecnologiche statunitensi per il loro contributo alla potenza economica del Paese, alla sicurezza nazionale e all’influenza culturale.

E secondo i dati del Center for Responsive Politics, nella prima metà di quest’anno, complessivamente Facebook ha speso di più in attività di lobby rispetto a qualsiasi altra singola azienda, mentre nel 2018 era ottava. In un incontro con i dipendenti questo mese, Zuckerberg ha condannato l’ordine esecutivo di Trump contro TikTok, sostenendo che il danno globale di una tale mossa potrebbe superare qualsiasi guadagno a breve termine per Facebook.

LA GARA PER IL DOMINIO SUL MERCATO DEI SOCIAL MEDIA

Ma come ricorda il Wsj, quest’ultimo è quello che ha più da guadagnare dalle traversie dell’app cinese che ha conquistato oltre 100 milioni di utenti negli Usa e rappresenta la principale minaccia per il dominio di Facebook sul mercato dei social media.

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